La Russia ci minaccia tutti. Le parole di Emmanuel Macron
- Postato il 6 marzo 2025
- Di Il Foglio
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La Russia ci minaccia tutti. Le parole di Emmanuel Macron
Pubblichiamo il discorso che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha tenuto il 5 marzo, dal palazzo dell’Eliseo.
Mi rivolgo a voi questa sera a causa della situazione internazionale e delle sue conseguenze per la Francia e per l’Europa, dopo diverse settimane di azione diplomatica. E’ comprensibile che siate legittimamente preoccupati per gli eventi storici in corso, che stanno sconvolgendo l’ordine mondiale. La guerra in Ucraina, che ha causato quasi un milione di morti e feriti, continua con la stessa intensità.
Gli Stati Uniti d’America, nostri alleati, hanno cambiato la loro posizione su questa guerra, sostengono di meno l’Ucraina e lasciano che ci siano molti dubbi sul futuro. Allo stesso tempo, gli stessi Stati Uniti d’America intendono imporre dazi doganali sui prodotti provenienti dall’Europa. Infine, il mondo continua a diventare sempre più brutale e la minaccia terroristica non si indebolisce. Nel complesso, la nostra prosperità e la nostra sicurezza sono diventate più incerte. Dobbiamo riconoscerlo: stiamo entrando in una nuova èra.
La guerra in Ucraina dura ormai da più di tre anni. Fin dal primo giorno abbiamo deciso di sostenere l’Ucraina e di sanzionare la Russia, e abbiamo fatto bene, perché non è soltanto il popolo ucraino, che combatte con coraggio per la propria libertà, a essere minacciato, ma anche la nostra sicurezza. Infatti, se un paese può invadere impunemente il suo vicino in Europa, allora nessuno può più essere sicuro di nulla. Si applica la legge del più forte, e la pace non può più essere garantita nemmeno sul nostro continente. La storia ce lo ha insegnato.
Oltre all’Ucraina, la minaccia russa è presente e colpisce i paesi europei. Ci riguarda. La Russia ha già trasformato il conflitto ucraino in un conflitto globale. Ha mobilitato sul nostro continente soldati nordcoreani e attrezzature iraniane, aiutando questi paesi ad armarsi di più e a rafforzarsi. La Russia del presidente Putin vìola le nostre frontiere per assassinare oppositori politici, manipola le elezioni in Romania e Moldavia. Organizza attacchi informatici contro i nostri ospedali per bloccarne il funzionamento. La Russia tenta di manipolare le nostre opinioni con menzogne diffuse sui social media. In sostanza, sta testando i nostri limiti e lo fa nei cieli, nei mari, nello spazio e dietro ai nostri schermi.
Questa aggressività sembra non avere confini e, allo stesso tempo, la Russia continua a riarmarsi, destinando oltre il 40 per cento del suo budget a questo scopo. Entro il 2030 prevede di aumentare ulteriormente il suo esercito, con 300 mila soldati in più, 3.000 carri armati e 300 aerei da caccia aggiuntivi. Chi può credere, in questo contesto, che la Russia di oggi si fermerà in Ucraina? La Russia è diventata, nel momento in cui vi parlo e per gli anni a venire, una minaccia per la Francia e per l’Europa. Me ne dispiaccio profondamente e sono convinto che, a lungo termine, la pace tornerà sul nostro continente con una Russia pacificata. Ma la realtà ora è quella che vi ho descritto, e dobbiamo farci i conti.
Di fronte a questo mondo pieno di pericoli, restare spettatori sarebbe una follia. E’ necessario prendere decisioni immediate per l’Ucraina, per la sicurezza dei francesi e per la sicurezza degli europei. Per l’Ucraina, innanzitutto. Tutte le iniziative che favoriscono la pace vanno nella giusta direzione e voglio questa sera render loro omaggio. Dobbiamo continuare ad aiutare gli ucraini a resistere fino a quando potranno negoziare con la Russia una pace solida, per loro e per tutti noi. Ecco perché il cammino verso la pace non può passare attraverso l’abbandono dell’Ucraina, anzi, è esattamente il contrario. La pace non può essere raggiunta a qualsiasi prezzo e sotto il diktat russo. La pace non può significare la capitolazione dell’Ucraina. Non può significare il crollo dell’Ucraina.
Non può neppure tradursi in un cessate il fuoco fragile. E perché? Perché abbiamo già l’esperienza del passato. Non possiamo dimenticare che la Russia ha iniziato a invadere l’Ucraina nel 2014, che abbiamo allora negoziato un cessate il fuoco a Minsk, e che la stessa Russia non lo ha rispettato e che noi non siamo stati capaci di dare garanzie solide. Non possiamo più credere alla parola della Russia.
L’Ucraina ha diritto alla pace e alla sicurezza, e questo è nel nostro stesso interesse, per la sicurezza dell’intero continente europeo. Per questo lavoriamo con i nostri alleati britannici, tedeschi e con altri paesi europei. Per questo, nelle ultime settimane, avete visto radunarsi diversi di loro a Parigi e recarmi a Londra pochi giorni fa per rafforzare gli impegni necessari all’Ucraina. Dopo la firma della pace, affinché l’Ucraina non venga nuovamente invasa, dobbiamo essere pronti.
Ciò includerà sicuramente un sostegno all’esercito ucraino. Forse implicherà anche il dispiegamento di forze europee. Queste non combatterebbero oggi, non sarebbero schierate sulla linea del fronte, ma sarebbero presenti per garantire il pieno rispetto della pace una volta che sarà stata firmata. Già dalla prossima settimana, riuniremo a Parigi i capi di stato maggiore dei paesi che vogliono assumersi questa responsabilità. Si tratta di un piano per una pace solida, duratura e verificabile che abbiamo preparato con gli ucraini e diversi partner europei e che ho difeso negli Stati Uniti 15 giorni fa e in tutta Europa. E voglio credere che gli Stati Uniti saranno al nostro fianco: ma dobbiamo essere pronti se così non fosse.
Che la pace in Ucraina si raggiunga o no in tempi brevi, gli stati europei devono tenere conto della minaccia russa che vi ho appena descritto, devono essere in grado di difendersi meglio e di dissuadere qualsiasi aggressione. Sì, qualunque cosa accada, dobbiamo equipaggiarci meglio, dobbiamo aumentare la nostra difesa, e questo per il bene della pace stessa, per fungere da deterrente. A questo proposito, rimaniamo impegnati nella Nato e nella nostra partnership con gli Stati Uniti d’America, ma dobbiamo fare di più, per rafforzare la nostra indipendenza in termini di difesa e sicurezza. Il futuro dell’Europa non deve essere deciso a Washington o a Mosca. E sì, la minaccia sta tornando a est, e l’innocenza degli ultimi trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino è ormai finita.
Domani a Bruxelles, in occasione della riunione straordinaria del Consiglio dei 27 capi di stato e di governo con la Commissione e il presidente del Consiglio, faremo passi avanti decisivi. Saranno prese delle decisioni, che la Francia propone da anni. Gli stati membri potranno aumentare le loro spese militari senza che queste vengano considerate nei loro deficit. Sarà deciso un massiccio finanziamento congiunto per acquistare e produrre sul suolo europeo le munizioni, i carri armati e le armi e gli equipaggiamenti tra i più innovativi d’Europa. Ho chiesto al governo di intervenire per rafforzare le nostre forze armate il più rapidamente possibile, e per accelerare il processo di reindustrializzazione in tutte le nostre regioni. Insieme ai ministri competenti, nei prossimi giorni incontrerò gli industriali del settore.
L’Europa della difesa che sosteniamo da otto anni sta quindi diventando una realtà. Ciò significa che i paesi europei più pronti a difendersi e a proteggersi, che producono insieme gli equipaggiamenti di cui hanno bisogno sul proprio territorio, siano disposti a cooperare di più e a ridurre la loro dipendenza dal resto del mondo. E’ una buona cosa. La Germania, la Polonia, la Danimarca, i paesi baltici e molti dei nostri partner hanno annunciato sforzi senza precedenti in termini di spesa militare.
In questo periodo di azione che si sta finalmente aprendo, la Francia ha uno status speciale. Abbiamo l’esercito più efficace in Europa e, grazie alle scelte fatte dai nostri predecessori dopo la Seconda guerra mondiale, abbiamo una capacità di deterrenza nucleare. Questo ci protegge molto più di molti dei nostri vicini. Inoltre, non abbiamo aspettato l’invasione dell’Ucraina per renderci conto che il mondo è un posto preoccupante e, grazie alle due leggi di programmazione militare che ho deciso e che i Parlamenti hanno votato, avremo raddoppiato il bilancio delle nostre forze armate nel giro di quasi dieci anni. Ma dato il cambiamento delle minacce e l’accelerazione che ho appena descritto, dovremo fare nuove scelte di bilancio e investimenti aggiuntivi che sono ormai diventati indispensabili. Ho chiesto al governo di lavorarci il più velocemente possibile. Si tratterà di nuovi investimenti che richiedono finanziamenti pubblici e privati, senza aumentare le tasse. Ciò richiederà riforme, scelte e coraggio.
La nostra deterrenza nucleare ci protegge. E’ completa, sovrana e francese fino in fondo. Ha esplicitamente svolto un ruolo nel preservare la pace e la sicurezza in Europa dal 1964. Ma in risposta all’appello storico del futuro cancelliere tedesco, ho deciso di aprire il dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati europei attraverso la nostra deterrenza. Qualunque cosa accada, la decisione è sempre stata e rimarrà nelle mani del presidente della Repubblica, il capo delle Forze armate.
Controllare il nostro destino e diventare più indipendenti: dobbiamo aprire a un piano militare ma anche a un piano economico. L’indipendenza economica, tecnologica, industriale e finanziaria è necessaria. Dobbiamo prepararci alla possibilità che gli Stati Uniti decidano di imporre dazi sulle merci europee, come hanno appena confermato nei confronti di Canada e Messico. Questa decisione, incomprensibile sia per l’economia statunitense sia per la nostra, avrà conseguenze per alcune delle nostre industrie. Aumenta la difficoltà del momento, ma non resterà senza una nostra risposta. Quindi, mentre prepariamo la nostra risposta, insieme ai nostri colleghi europei, continueremo, come ho fatto due settimane fa, a fare del nostro meglio per convincere tutti che questa decisione ci danneggerebbe tutti. E spero di convincere e dissuadere il presidente degli Stati Uniti d’America.
Questi sono tempi che richiedono decisioni senza precedenti da molti decenni. Sulla nostra agricoltura, la nostra ricerca, la nostra industria, su tutte le nostre politiche pubbliche, non possiamo avere gli stessi dibattiti del passato. Per questo motivo ho chiesto al primo ministro e al suo governo, e invito tutte le forze politiche, economiche e sindacali del paese a unirsi a loro per avanzare proposte alla luce di questo nuovo contesto. Le soluzioni di domani non possono essere le abitudini di ieri.
Miei cari compatrioti, di fronte a queste sfide e a questi cambiamenti irreversibili, non dobbiamo cedere ad alcun eccesso: né all’eccesso di chi invoca la guerra, né a quello dei disfattisti. La Francia seguirà un’unica direzione: quella della volontà di pace e libertà, fedele alla propria storia e ai propri princìpi. Sì, è ciò in cui crediamo per la nostra sicurezza, ed è ciò in cui crediamo anche per difendere la democrazia, una certa idea di verità, una certa idea di ricerca libera, di rispetto nelle nostre società, una certa idea di libertà di espressione che non passa attraverso i discorsi d’odio, una certa idea di umanesimo. Questo è ciò per cui ci battiamo e ciò che è in gioco. La nostra Europa ha la forza economica, il potere e il talento per essere all’altezza della sfida di questa epoca, e se ci confrontiamo con gli Stati Uniti d’America e, a maggior ragione, con la Russia, abbiamo i mezzi per farlo. Dobbiamo quindi agire da europei, uniti e determinati a proteggerci. Per questo il nostro paese ha bisogno di voi e del vostro impegno. Le decisioni politiche, gli equipaggiamenti militari e i bilanci sono una cosa, ma non sostituiranno mai la forza d’animo di una nazione. La nostra generazione non godrà più dei dividendi della pace. Spetta a noi garantire che i nostri figli raccolgano domani i frutti dei nostri impegni.
Perciò li affronteremo, insieme. Viva la Repubblica. Viva la Francia.
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