La Russa chiede le dimissioni di Garofani, consigliere del Colle: “Lasci il posto al Consiglio supremo di Difesa”

  • Postato il 24 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ignazio La Russa vuole le dimissioni di Francesco Saverio Garofani, il consigliere di Sergio Mattarella, al centro della polemica esplosa tra Palazzo Chigi e il Quirinale. “È il segretario del Consiglio supremo di Difesa, quello che si deve occupare della difesa nazionale. Credo che forse è meglio che quel ruolo lo lasci a qualcun altro”, ha detto il presidente del Senato, intervenendo all’evento Italia Direzione Nord in Triennale, a Milano.

E dire che meno di 24 ore era stata Giorgia Meloni a chiudere la polemica aperta martedì scorso, con l’articolo pubblicato da quotidiano La Verità che ipotizzava l’esistenza di un complotto al Colle contro il governo, riportando una dichiarazione di Garofani: “Un anno e mezzo forse non basta per trovare qualcuno che batta il centrodestra: ci vorrebbe un provvidenziale scossone“. Frase che il consigliere di Mattarella ha confermato di aver pronunciato, durante una “chiecchierata in libertà” con gli amici. La frattura, amplificata dall’intervento del capogruppo di Fdi alla Camera Galeazzo Bignami, aveva portato a un incontro tra Meloni e Mattarella al Colle, con la premier che ha chiuso il caso domenica sera: “Ho parlato direttamente con il presidente della Repubblica, ho chiarito tutta la questione. Approfitto per ribadire l’ottimo rapporto che da sempre ho con il presidente Mattarella. Non penso sia il caso di tornare su questa vicenda”.

E invece ora è La Russa che torna sulla questione Garofani. “Che Meloni non c’entrasse niente era del tutto evidente. Si parla di un Consigliere che in ambiente di tifosi, a ruota libera, si è lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni su governo, su Meloni”, dice la seconda carica dello Stato. “Se lo dice un consigliere del presidente della Repubblica non si può addossare questo pensiero al presidente, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima, soprattutto se gli è stata chiesta una smentita e lui ha detto ‘si trattava di chiacchiere di amici‘. Fosse stato uno di destra oggi lo vedremo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso”, ha aggiunto La Russa. E poi ancora il presidente del Senato ha ribadito: “Si tratta dei suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il Consigliere del Presidente”.

Durante il suo intervento, La Russa si è esposto anche sul caso delle polemiche relative al convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato dalla fondazione Alleanza nazionale al Senato. “È come dire che su Giulio Cesare possono parlare solo gli antichi romani. La prosopopea di persone come l’esimio giornalista Abbate (Fulvio Abbate ndr), che ha sollevato il problema, questa spocchia secondo cui appartengono alla sinistra non solo i personaggi, ma anche il diritto di parlare di una persona piuttosto che di un’altra la dice lunga su come si è sviluppato per anni il tentativo di occupare non la cultura, ma il dibattito sulla cultura”, ha detto. “Però non mi sono arrabbiato, anzi correrei a ringraziarlo questo giornalista, perché mi dà l’occasione di dire che non basta questa antica prerogativa della sinistra di pretendere di poter parlare solo loro di certi temi, ma ce ne è una nuova, quasi che parlare di Pasolini fosse figlio del fatto che siamo al governo, come se non l’avessimo mai fatto. Questo dimostra ignoranza: se vuoi parlare, prima documentati”.

L’intervento a Milano è stato anche l’occasione per il presidente del Senato per esporsi in vista delle prossime elezioni amministrative: il centrodestra non ha ancora un candidato sindaco. “Prima lo scegliamo e meglio è, ha ragione Salvini, ma bisogna sceglierlo bene. L’ultima volta è stata scelta una bravissima persona, ma non era preparata in quel momento a svolgere quel ruolo. Ha ragione Salvini, bisogna sceglierlo bene ma bisogna sceglierlo presto”, è l’opinione del presidente di Palazzo Madama. “Scommetto che con una futura giunta di centrodestra, resterà in piedi con l’accordo delle società anche il vecchio, intramontabile, glorioso San Siro che tutti ci invidiano”, ha sostenuto. “Sono felice che si parli di costruire il nuovo stadio e speriamo che avvenga nei tempi previsti. Ma avremo il vecchio stadio fino a quando quello nuovo non sarà pronto. Secondo il piano bisognerà abbattere quello vecchio per favorire una legittima volontà di costruire delle cose che con lo stadio c’entrano fino a un certo punto, ma che costituiscono la contropartita data alle società affinché il costo dello stadio non si a a carico dei cittadini”, ha spiegato La Russa. “Ma a quel punto – ha osservato – siamo sicuri che le squadre non cambino idea e non tengano due stadi? Io sono convinto che nel frattempo, se ci sarà come auspico una giunta di centrodestra, saprà parlare con le società, offrire alternative alle cubature previste al posto dello stadio in altre parti del territorio milanese e magari nuovo e vecchio stadio coesisteranno”.

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