La rivoluzione di Vanessa Ferrari è finita: la campionessa si ritira

  • Postato il 10 ottobre 2024
  • Di Il Foglio
  • 1 Visualizzazioni
La rivoluzione di Vanessa Ferrari è finita: la campionessa si ritira

In punta di piedi ha anche detto basta. Vanessa Ferrari aveva già deciso prima di Parigi 2024, quando l’ennesimo infortunio le aveva presentato il conto. Alla fine ci è andata, ai Giochi, da ambasciatrice di un movimento che all’Arena Bercy ha raggiunto i traguardi più alti di sempre: l’ora di splendere e gioire. Senza ingombranti distrazioni. Anche per questo la Farfalla di Orzinuovi – nomignolo che l’accompagna da tutta la carriera – ha aspettato un discreto giorno di ottobre, defilato dalla sbornia olimpica, per congedarsi dallo sport di cui ha scritto pagine di storia. “Era il lontano 1997 quando entrai per la prima volta in una palestra”, dichiara via social. “Ero solo una bambina ammaliata e iniziò tutto per gioco”. Si lascia alle spalle 11 medaglie europee, 5 ai Mondiali, altri 14 podi in Coppa del mondo. E quell’argento a Tokyo 2020, sulle note di Bocelli, inseguito una vita intera. “Spero che queste pagine rimangano indelebili, ora però questo capitolo è finito”.

          

Ha incantato tutti, Vanessa. Il Cio l’ha incoronata “l’atleta più flessibile del mondo”. Al corpo libero ha lasciato in dote perfino un esercizio, il Ferrari: enjambé cambio ad anello con 360° di rotazione. Ma più dei titoli e dei record – quattro partecipazioni olimpiche: nessuna italiana come lei – conta un’eredità di infrastrutture e sogni. Che nella ginnastica possono, anzi devono coesistere. Eppure, in quel 1997, il nostro movimento femminile era al buio. Decenni di digiuno ai Giochi, palestre obsolete. Soltanto i successi degli uomini, Jury Chechi in testa, distolgono l’attenzione dal problema. Poi la Federginnastica viene posta sotto l’egida del Coni, con tutto quel che comporta in termini di contributi e organizzazione. Vanessa Ferrari è il detonatore della rivoluzione. Il suo talento precoce – campionessa mondiale a nemmeno 16 anni, oggi va per i 35 – richiedeva un ambiente all’altezza. Lo trova vicino a casa, dove Enrico Casella, suo coach e cofondatore della società sportiva Brixia, traccia le tappe che porteranno alla nascita del PalAlgeco. Un centro di allenamento internazionale (da poco rimesso a nuovo) finalmente come si deve.

 

Così Brescia diventa quel che Jesi rappresenta per la scherma o Recco per la pallanuoto: il fiore all’occhiello della ginnastica artistica italiana. E fa scuola, dalla generazione di Ferrari e Monica Bergamelli a quella delle gemelle D’Amato. Un crocevia per il successo. Nel frattempo Vanessa brilla, cade e si rialza ogni volta che il fisico si mette di traverso. Avrebbe potuto vincere di più, l’ha fatto senza avere fortuna. “Siccome gli infortuni mi hanno tolto tante possibilità, quelle a disposizione non ho mai voluto sprecarle”. Fatto sta che prima di lei l’Italia alle Olimpiadi aveva conquistato una sola medaglia, nel 1928. Oggi ne sfoggia cinque, altre tre dopo il suo argento, nelle incredibili giornate parigine con quel ritorno di buona sorte. “Grazie per l’esempio che sei e per avermi fatto solo imparare”, la saluta Alice D’Amato, il primo oro della nostra storia. Nessun rimpianto dall’altra parte: “Credo di aver esaudito tutti i sogni di quella bambina che disse ai suoi genitori Voglio fare ginnastica!”. Quelle che iniziano oggi dicono “Voglio diventare Vanessa Ferrari”. Un altro sport.

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti