La rinascita del calcio brasiliano
- Postato il 28 giugno 2025
- Di Il Foglio
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La rinascita del calcio brasiliano
Chi pensava che il Mondiale per club fosse un affare esclusivamente europeo ha dovuto rapidamente ricredersi. A sorprendere nella fase a gironi sono state soprattutto le squadre brasiliane. Con un incredibile quattro su quattro l’intero contingente verdeoro presente negli States (Flamengo, Botafogo, Palmeiras e Fluminense) ha infatti centrato la qualificazione agli ottavi di finale. D’altronde, come ha detto l’allenatore del Fogão, Renato Paiva, “il cimitero del calcio è pieno di favoriti”.
Cosa c’è dietro questo exploit? Sicuramente un fattore da considerare è la maggior freschezza atletica delle tre compagini di Rio de Janeiro e del Palmeiras, arrivare in America a metà della loro annata (che segue il calendario solare), diversamente dalle formazioni europee che invece affrontano il torneo al termine di una stagione estenuante.
Un altro motivo citato per comprendere i grandi risultati delle brasiliane è stato il clima. I calciatori brasiliani infatti sono più pronti a giocare a temperature che variano fra i venticinque e i trenta gradi e con tassi di umidità che rivaleggiano con quelli ai quali si disputarono i Mondiali del 1994 e questo perché la loro stagione comincia durante l’estate australe con i campionati statali.
Tuttavia, queste considerazioni non sono sufficienti a spiegare in toto gli ottimi risultati di Flamengo, Botafogo, Palmeiras e Fluminense. La realtà invece è che si debbono prendere in considerazione anche altri fattori. Il primo di questi risiede nel livello degli allenatori che guidano queste squadre e nel gioco da loro espresso.
Renato Gaúcho, da noi conosciuto come Renato Portaluppi, è rimasto famoso in Italia più per le sue avventure extra campo che per quanto mostrato sul terreno di gioco con la maglia della Roma durante la stagione 1988-89. Una volta appesi gli scarpini al chiodo però Renato è diventato un ottimo allenatore, capace di guidare il Grêmio alla vittoria nella Coppa Libertadores nel 2017. Il suo calcio relazionale si sposa perfettamente con una squadra, il Flu, che con lo stesso modello di gioco aveva anch’essa vinto la Libertadores nel 2023 sotto la guida di Fernando Diniz.
Anche Filipe Luís (ex difensore di Atlético Madrid e Chelsea) sta facendo un lavoro egregio al Flamengo.
Lo stesso dicasi di Paiva che, partendo da una proposta più attenta alla fase difensiva, ha costruito un undici letale in contropiede, in grado di battere il Paris Saint-Germain campione d’Europa in carica e di eliminare (nonostante la sconfitta) l’Atlético di Simeone.
Un caso ancora è quello di Abel Ferreira. L’allenatore del Palmeiras fa parte di quel nutrito gruppo di tecnici portoghesi che, negli ultimi anni, hanno invaso il Brasileirão portandosi dietro filosofie e metodologie proprie della scuola lusitana e contribuendo così alla crescita tattica dell’intero movimento.
A tutto ciò si aggiunga infine il fatto che oggi i club brasiliani hanno una forza economica che un tempo mancava. Una forza che consente alle società di fare acquisti di peso: l’ex Roma e Fiorentina Gerson, per fare un nome, è stato riportato in Brasile dal Flamengo dopo che sono stati versati 15 milioni nelle casse del Marsiglia.
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