La riforma della giustizia infiamma, aspettando il referendum i grillini fanno strame della lingua italiana

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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La riforma della giustizia è legge, l’Italia politica si infiamma. Giorgia Meloni parla di “traguardo storico”, la Schlein di un colpo mortale alla democrazia.

A  sinistra, il campo largo scricchiola, anzi va in tilt: Azione vota a favore della riforma delle carriere, Renzi e la sua (ancora?) Italia Viva si astiene, ma un gruppetto di seguaci è per il si.

“Ci sono vittorie che arrivano tardi, ma arrivano”, sostengono i nostalgici di Silvio Berlusconi, il padrino numero uno di questa “rivoluzione”. L’opera del fantasma, titola Il Manifesto.

Ci resta solo il referendum, sostengono gli sconfitti. È guerra ancor prima che gli italiani siano favorevoli o contrari alla nuova giustizia. Si dice che la democrazia ora è in pericolo, ma come si fa ad essere d’accordo con una simile tesi se il responso lo dovrà dare il popolo attraverso un referendum definito appunto confermativo?

Eccola la cartina di tornasole, cioè il voto che si terrà tra la fine di marzo e l’inizio di aprile.

Referendum sulla giustizia

La riforma della giustizia infiamma, aspettando il referendum i grillini fanno strame della lingua italiana, nella foto meloni e nordio
La riforma della giustizia infiamma, aspettando il referendum i grillini fanno strame della lingua italiana -Blitzquotidiano (foto ANSA)

Che cosa potrà succedere quel giorno? La premier mette le mani avanti: “Non ci sarà nessun pericolo per il governo anche se dovesse vincere il no” Questo è puro ottimismo o, se volete, sono chiacchiere di circostanza perché se gli italiani bocceranno la legge, qualche preoccupazione (forse qualcosa in più) l’esecutivo dovrebbe porselo.

A sinistra, invece, è la segretaria del Pd a correre i maggiori pericoli. I suoi amici-nemici diranno che questa è l’ennesima dimostrazione che il partito targato Elly non va, gli italiani lo respingono, danno ragione alla maggioranza. Se, quindi, si vorrà avere qualche speranza di un cambio della guardia a Palazzo Chigi sarà necessario voltare pagina per costruire un avvenire diverso.

“Giorgia e il suo governo vogliono avere i pieni poteri, mettendo sotto pure la giustizia”, ritengono i fedelissimi dell’attuale maggioranza nel Pd. Ne spiegano anche le ragioni. Che la Meloni abbia voglia di autocrazia lo dimostra il fatto che il primo dei suoi sogni sarebbe stato innanzitutto il presidenzialismo (finito per ora nel dimenticatoio), poi in secondo luogo il premierato, cioè l’elezione diretta del capo del governo. “Sono due traguardi che non hanno più velleità di esistere”, continuano a sostenere i seguaci della segreteria Pd.

Così oggi si tenta di controllare la giustizia, un grave pericolo per il futuro del Paese.

Politica ai materassi

Si è dunque ai materassi come spesso accade in Italia. Non c’è un confronto civile tra maggioranza e opposizione, ma un vero e proprio conflitto che non vuole lasciare solo feriti.

Il referendum mostra la sua importanza perché sarà finalmente il popolo e non i Palazzi a decidere. Non esisterà il quorum come è nel caso del referendum abrogativo. Un risultato ci sarà, assenteismo o meno a farla da padrone.

I 5Stelle, in questa ennesima buriana, sono naturalmente contro Palazzo Chigi, soprattutto. Giuseppe Conte spara a pallettoni contro la premier accusandola di voler violare la Costituzione.

“La legga e la impari a memoria”, gli rispondono da destra. “Si renderà conto che sta dicendo bugie belle e buone che gli servono solo per fare chiasso e tacitare gli iscritti e quanti sono favorevoli alla sua politica”.

Nemmeno in una circostanza così importante e delicata i due maggiori partiti dell’opposizione viaggiano di concerto, perché ognuno dei due ha paura dell’altro e quindi si comporta con prudenza per non perdere un predominio che sogna e forse non riuscirà mai a raggiungere.

“Avanti popolo”, titola stamane con ironia un giornale caro alla sinistra. Si vuole mettere alla berlina l’alleanza di governo che ha voluto a tutti i costi la riforma perchè  rappresentava l’ultima delle promesse (non mantenute) in campagna elettorale.

Con l’economia a pezzi, con il problema dei migranti che non ha fatto nemmeno un passetto avanti, con il fallimento totale del progetto X Albania (dove si sarebbero dovuti portare quei migranti in attesa del rimpatrio), con il problema del salario minimo rimasto quello di prima, la premier e il suo ministro Carlo Nordio non avrebbero potuto perdere anche quest’ultimo tram.

Se A Palazzo Chigi sono scesi il silenzio o la prudenza come nel caso della bocciatura della Corte dei Conti sul ponte dello Stretto che qualcuno ha definito il ponte dei sospiri di veneziana memoria. Adesso, la pletora degli insulti e dei veleni continuerà fino alla primavera quando la parola passerà democraticamente (meno male) al popolo.

Nel frattempo deliziamoci con le perle che ci offrono i parlamentari. L’ultima di queste meraviglie appartiene ad una pentastellata di cui, in sua difesa, non facciamo il nome.

Parlando alla Camera per dimostrare il rinnovamento del linguaggio, tanto caro al patriarcato ha detto (sic):  “le studentesse e gli studentessi che affronteranno l’esame di maturità….”..

Ora, possiamo capire che l’ideologia può valicare certi confini, però visto che la protagonista è la grillina di un tempo, possiamo darle un suggerimento: invece di aprire il Parlamento come una scatola di sardine sarebbe meglio aprire un vocabolario. Almeno così ci pare.

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Autore
Blitz

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