La richiesta del pm: «Revenge porn, processate La Russa Jr»

  • Postato il 4 giugno 2025
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La richiesta del pm: «Revenge porn, processate La Russa Jr»

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Le accuse al figlio del presidente del Senato e il suo amico, il pm: «revenge porn, processate La Russa Jr». È coinvolto in due diversi episodi di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.


La Procura di Milano ha chiesto il processo per revenge porn per Leonardo Apache La Russa, il figlio del presidente del Senato, e per Tommaso Gilardoni. Le pm Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro hanno chiesto il rinvio a giudizio per due diversi episodi di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. È uno dei filoni dell’inchiesta partita dopo la denuncia di una ventiduenne per violenza sessuale: fatti accaduti nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2023 a casa di La Russa. Ma ad aprile per quel capo d’imputazione la Procura ha chiesto l’archiviazione; istanza a cui la ragazza si è opposta e di cui si discuterà nell’udienza del prossimo 25 settembre.

Diverso invece il caso del revenge porn: per Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni, difesi dagli avvocati Adriano Bazzoni, Vinicio Nardo e Alessio Lanzi, l’ipotesi di reato è diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti aggravata dall’uso del mezzo telematico.

IL VIDEO DI LA RUSSA JR

Come era già anticipato nell’avviso di conclusione delle indagini, il figlio del presidente del Senato il 19 maggio 2023 avrebbe filmato e inviato all’amico deejay, tramite whatsapp, un video a contenuto sessualmente esplicito, destinato a rimanere privato, che ritraeva la giovane senza il suo consenso. A Gilardoni viene invece contestato l’aver inoltrato – nell’agosto successivo – un video a un amico estraneo ai fatti. Il 26enne, dopo averlo realizzato, avrebbe inoltrato il contenuto su whatsapp. Immagini «a contenuto sessualmente esplicito» diffuse anche qui, per la Procura, «senza il consenso della ragazza».

Alla richiesta di processo, che dovrà essere vagliata da un gup, la Procura allega le fonti di prova, fra cui le copie forensi sui cellulari, e la consulenza tecnico-informatico redatta dalle esperte incaricate dai pm, Maria Pia Izzo e Antonia Balzarotti. Mentre si punta l’attenzione su quei video diffusi senza la volontà della ragazza, per giustificare invece la richiesta d’archiviazione per l’accusa di violenza sessuale, invece, la Procura sostiene che non emerge la prova che i due ragazzi abbiano tentato di sfruttare la «condizione di inferiorità» della loro coetanea per carpirne un consenso.

LA DIFESA DI LA RUSSA JR E IL CONCETTO DI REVENGE PORN

La difesa di La Russa jr e dell’amico si muoveranno in un contesto molto complicato e delicato dal punto di vista interpretativo, tentando di smontare le accuse, se si andasse a processo: quello della ‘pornografia’ della vendetta, di solito riconducibile a coppie che si lasciano, e il cui confine – spesso labile e difficile da dimostrare – è comunque quello del consenso della persona ritratta su video o immagini. Il consenso di chi viene ripreso, ad esempio all’interno di coppie di fidanzati, di solito riguarda momenti intimi realizzati anche con la volontà di entrambi.

Ad essere non consensuale infatti non è tanto la realizzazione del materiale pornografico, quanto la sua successiva diffusione. E qui sta il concretizzarsi del revenge porn. Sulla spinta di episodi che hanno avuto conseguenze drammatiche, fino alla morte per suicidio delle vittime, questo reato ha trovato per la prima volta un riscontro legislativo all’interno del cosiddetto ‘Codice Rosso’, la legge n.69 del 19 luglio 2019 entrata in vigore dal 9 agosto dello stesso anno.

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