La ricerca farmaceutica avanza, gli investimenti un po’ meno
- Postato il 12 agosto 2024
- Di Il Foglio
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La ricerca farmaceutica avanza, gli investimenti un po’ meno
Fake news e rivoluzioni. Vaccini e trasformazioni. Competitività e attrazione di capitale. E poi? L’Italian American Pharmaceutical Group - Iapg (Gruppo farmaceutico italo-americano) è una delle componenti di Farmindustria e riunisce aziende farmaceutiche italiane con partecipazione americana. Oggi rappresenta 14 aziende che impiegano circa 14.000 lavoratori qualificati, la metà dei quali nel settore della ricerca e sviluppo (R&S) e della produzione. Queste aziende hanno investito 2,4 miliardi di euro in R&S e produzione in Italia negli ultimi cinque anni, generando un fatturato ex-factory in Italia di 6,6 miliardi di euro (31 per cento del totale dell’industria), e un valore delle esportazioni che supera gli 8 miliardi di euro. A guidare Iapg (dopo Nicoletta Luppi di MSD Italia) è stata chiamata Paivi Kerkola, Country President di Pfizer Italia, che da luglio è anche vicepresidente di Farmindustria.
Parliamo di una donna manager finlandese con oltre 25 anni di esperienza nel settore che ha guidato la filiale italiana di Pfizer dall’inizio della pandemia. Il Foglio le ha rivolto alcune domande per comprendere dove e come va il settore farmaceutico, uno dei comparti industriali chiave per lo sviluppo di un paese con altissimi tassi di innovazione e impatto sul resto dell’economia.
Quali sono le scoperte della Life Science che nei prossimi dieci anni possono cambiare il mondo? “Oltre al recente annuncio sul farmaco per l’Alzheimer, vorrei menzionare l’innovazione del GLP-1 per contrastare la ‘pandemia globale di obesità’. Le scoperte nella genomica e nella terapia genica degli ultimi decenni stanno ora portando alla commercializzazione di soluzioni in grado di trasformare il trattamento di molte malattie genetiche dopo anni di ricerca e sviluppo. L’uso dell’intelligenza artificiale nella diagnosi e nella personalizzazione delle terapie sta aprendo nuove frontiere nella medicina di precisione. Infine, l’efficacia delle terapie di precisione contro i tumori ci dà speranza per progressi epocali nel trattamento dei tumori: pensiamo alle CAR-T, agli Antibody Drug Conjugates e all’mRNA. Forse meno noti, ma importantissimi, sono i pochi e preziosi antibiotici di nuova generazione che promettono di mitigare l’impatto dell’ancora troppo sottovalutata Antimicrobico Resistenza (AMR)”.
Qual è il trend degli investimenti nella ricerca farmaceutica in Italia? Quali ostacoli deve rimuovere l’Italia per dare al settore una maggiore capacità di crescita? “Negli ultimi anni, l’Italia ha visto un aumento degli investimenti nella produzione e nella ricerca farmaceutica, grazie anche a politiche di incentivazione e collaborazioni pubblico-private. Tuttavia, secondo me, una quota ancora troppo piccola degli enormi investimenti globali in R&S arriva in Italia. Il settore farmaceutico investe più in R&S rispetto a qualsiasi altro settore al mondo, ad esempio più del settore tecnologico o automobilistico. Ritengo cruciale che il settore farmaceutico innovativo sia riconosciuto come un settore che guida la crescita, la ricchezza e la salute e non solo come un costo nel bilancio di un paese. La pandemia avrebbe dovuto mostrarci cosa succede anche all’economia quando la salute delle persone è a rischio. Credo che l’Italia abbia bisogno di una precisa e sistematica strategia per le Life Science con cui riconoscere pienamente il ruolo e l’impatto dell’industria farmaceutica e creare un ambiente per attrarre ulteriori investimenti. Per quanto riguarda gli ostacoli devo sottolineare il Payback molto elevato che colpisce in particolare le aziende focalizzate su innovazione, ricerca e sviluppo. Inoltre, è essenziale semplificare la burocrazia, accelerare l’accesso all’innovazione per i pazienti e promuovere una maggiore sinergia tra mondo accademico, industria e istituzioni – creare veri e propri ecosistemi di collaborazione per il futuro. L’Italia eccelle nella produzione, garantendo qualità e sicurezza, ma nonostante abbia grandi ricercatori, avremmo anche l’opportunità di costruire un ecosistema di R&S davvero competitivo. La collaborazione con il governo italiano è molto buona, e siamo fiduciosi che porterà risultati se continuerà in questa direzione. Farmindustria e Iapg, come sua componente, giocheranno un ruolo cruciale in questa sfida”.
Quali paesi europei sono all’avanguardia nella gestione dei brevetti? Quali sono i più attivi? E quali problemi affronta l’Italia in questo settore? “Parlando di competitività europea, è utile citare il recente report di Mario Draghi in cui si dice che ‘abbiamo bisogno di un’Ue adatta al mondo di oggi e di domani per tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie’ e potendo contare su una ‘manifattura nazionale nei settori più innovativi e in rapida crescita’. Tra questi settori c’è l’industria farmaceutica che in Italia gioca un ruolo di primo piano nelle Scienze della Vita, grazie all’eccellenza dei suoi ricercatori e delle sue risorse umane, e grazie all’impegno delle imprese che continuano a investire in Italia. Un ruolo riconosciuto anche dal governo che sta promuovendo in ogni sede il valore strategico della filiera. Solo continuando ad affermare e tutelare pienamente la proprietà intellettuale possiamo rafforzare e favorire ancora di più gli investimenti delle imprese per rispondere alla concorrenza internazionale e all’aumento dei costi delle materie prime. La protezione della proprietà intellettuale è un importante fattore che sostiene gli investimenti in R&S in Europa per cui mi auguro che il proficuo dialogo con il governo su tale tema continui su questa direzione”.
Cosa manca all’Europa per competere con gli altri giganti del mondo quando si parla di innovazione nella farmaceutica? “L’Europa deve migliorare la velocità e l’efficienza delle approvazioni regolatorie, aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo e favorire una maggiore collaborazione internazionale intraeuropea. La competizione globale accelera sempre di più. E’ cruciale attrarre investimenti in Europa, migliorando un ecosistema che supporti e premi l’innovazione, e non rimanere indietro nella competizione globale – specialmente verso Stati Uniti e Cina. La salute deve essere intesa e considerata come un investimento, un investimento che trasforma la ricerca scientifica in cure per i cittadini, e che porta anche risparmi sociali ed economici. Il settore delle scienze per la vita dovrebbe godere di un olistico piano strategico a medio-lungo termine, un piano che dovrebbe essere una priorità nella agenda politica europea”.
In Italia, alcuni ancora sospettano che i vaccini, in particolare quelli per il Covid, abbiano causato effetti avversi superiori alla media. Quali sono le principali fake news che dovrebbero essere sfatate in questo campo? “E’ importante chiarire che i vaccini, inclusi quelli contro il Covid-19, hanno subito rigorosi controlli dimostrando un profilo di sicurezza molto favorevole: grazie ai vaccini, la pandemia è stata sconfitta e oggi parliamo di un fenomeno endemico gestibile con la vaccinazione dei vulnerabili e degli anziani. Le fake news sugli effetti avversi dei vaccini sono spesso basate su dati non verificati o interpretazioni errate e parziali, mirate a minare la fiducia pubblica e ostacolare gli sforzi di immunizzazione. Il nostro sforzo, insieme agli scienziati e alle istituzioni, deve essere quello di spiegare meglio come funziona la ricerca, cosa sono i farmaci e i vaccini, affrontando i legittimi dubbi dei cittadini”.
Quali innovazioni ha prodotto la ricerca sui vaccini Covid per il futuro? “La ricerca sui vaccini contro il Covid-19 ha accelerato lo sviluppo di tecnologie come l’mRNA, che ha il potenziale di essere utilizzato per una vasta gamma di altre malattie infettive e non infettive. Ha anche migliorato la nostra capacità di rispondere rapidamente a future pandemie, grazie a piattaforme di sviluppo e produzione più flessibili. Infine, ha dimostrato che la collaborazione tra agenzie regolatorie, aziende e sistemi sanitari nazionali può portare enormi benefici in termini di velocità e ampiezza di accesso alle cure”.
Quali sono le innovazioni più importanti su cui state lavorando che potrebbero cambiare il mondo farmaceutico nei prossimi anni? “Stiamo investendo in terapie avanzate, in diverse aree terapeutiche. Per fare qualche rapido esempio della nostra estesa pipeline, citerei l’area dell’oncologia che è focalizzata su innovazioni come AntibodyDrug Conjugates, immunoncologia e terapie target con small molecules; inoltre stiamo sviluppando vaccini mRna, GLP-1 per contrastare l’obesità e anche nuove combinazioni di antibiotici, che contribuiranno a combattere l’AMR. Infine, come altre grandi aziende, stiamo esplorando il potenziale dell’intelligenza artificiale per accelerare la scoperta di farmaci e migliorare l’efficienza dei processi clinici”.
Cosa manca al pubblico italiano quando si parla di prodotti farmaceutici? Quali pregiudizi devono essere superati e quali opportunità dovrebbero essere colte? “Il dibattito pubblico italiano, come altri, spesso manca di una comprensione piena della scienza e dei processi scientifici e normativi che guidano lo sviluppo dei farmaci. A volte è anche vittima di vecchi stereotipi e pregiudizi riguardanti la sicurezza dei farmaci e le intenzioni delle aziende farmaceutiche. Siamo tra le industrie più innovative e allo stesso tempo più regolamentate al mondo. La nostra ambizione è promuovere una maggiore alfabetizzazione scientifica e continuare a costruire fiducia basata sulla trasparenza e sul dialogo aperto con tutti, comprese le comunità dei pazienti”. (g.d.)