La retorica codarda su “Ringhio” e gli “eroi del 2006”: Gattuso è un tecnico da salvezza, la Figc lo ha scelto per disperazione

C’è una spruzzata di sovranismo, tanta confusione e a ben vedere anche un pizzico di codardia nella scelta che ha portato Gennaro Gattuso a diventare il nuovo commissario tecnico dell’Italia. Lui in panchina nonostante in curriculum abbia una sfilza di fallimenti tra Napoli, Valencia e Marsiglia, e l’anno scorso sia finito addirittura in Croazia all’Hajduk Spalato, elevato fino alla panchina della nazionale soltanto perché è stato uno degli eroi del Mondiale 2006. Si è parlato come grande saggio di Cesare Prandelli, che è stato un ottimo ct (nella prima parte della sua esperienza, a Euro 2012, poi un disastro ai Mondiali 2014, e comunque è fuori dal calcio che conta da una decina d’anni); di altri ex azzurri come Bonucci, Perrotta e Zambrotta, non si è ben capito in che ruolo. Più che un progetto nuovo, come l’ha definito con la solita prosopopea il presidente federale, Gabriele Gravina, sembra un’armata Brancaleone. La squadra perfetta per mancare pure il prossimo Mondiale, o comunque continuare lungo il pendio di un movimento senza talento e soprattutto senza idee.

Due aspetti soprattutto colpiscono della desolante gestione azzurra. Il primo è la retorica stantia dell’“Italia agli italiani!”. La celebrazione di una generazione, quella del 2006, che ci ha regalato un’emozione indimenticabile ai Mondiali in Germania ma dopo, con tutto il rispetto parlando, fuori dal campo si è rivelata una generazione di mediocri. Buffon che per l’horror vacui della vita dopo il ritiro ha tirato fino a 45 anni, almeno gli ultimi 4-5 tranquillamente evitabili. Totti per lo stesso motivo voleva tornare l’anno scorso, visto che la carriera da direttore sportivo non è mai decollata e alla Roma i Friedkin non lo vogliono tra i piedi in società. De Rossi tanta buona stampa ma fin qui pochi risultati. Cannavaro ha esperienze in Cina, Croazia, e una salvezza per caso a Udine. Gilardino cacciato a Genova, Nesta retrocesso da ultimissimo col Monza. Perrotta grigio sindacalista dell’Assocalciatori, una delle componenti che più ha contribuito allo sfacelo del movimento. Pirlo un disastro tra Juve e Sampdoria. Alla fine i migliori probabilmente si sono rivelati Fabio Grosso e Pippo Inzaghi, che hanno vinto due campionati ma in Serie B, altra categoria.

Non ce n’è uno che spicchi. Noi abbiamo individuato in Gattuso, nemmeno il più bravo, il salvatore della patria. Non per i risultati, nemmeno per la proposta di gioco (inesistente) o la capacità di far crescere i giovani (non risulta). Semplicemente per la grinta, perché è “Ringhio” e ci ricorda i bei tempi del 2006. Come se affidarci a gente che ha vinto un Mondiale ci garantisse di per sé la partecipazione al prossimo. E invece il campo dovrebbe averci insegnato che nel calcio nessuno ti regala niente, il nostro lignaggio di nobile decaduta vale nulla e pure Paesi di terza fascia ormai ci affrontano (e battono) senza alcun timore reverenziale. Non c’è nessuna filosofia alla base di questa scelta, non un’idea di sviluppo del movimento. Solo la disperazione di una Federazione che ha sbagliato tutte le mosse possibili (dalla conferma di Spalletti dopo il disastroso europeo, all’esonero prima della gara contro la Moldova senza avere pronto il sostituto) e non sapeva più che pesci prendere. Allora ha deciso di puntare sulle figurine, da mandare davanti ai microfoni a metterci la faccia (i retroscena già indicano che la scelta di Gattuso sia stata di Buffon…), e a cui magari buttare la croce addosso nel caso in cui le cose vadano male, per salvare nuovamente la poltrona.

L’altra riflessione è su come sia potuto succedere che la nazionale, sogno e consacrazione della carriera di qualsiasi allenatore, sia diventata una panchina da tecnici di seconda o addirittura terza fascia. Perché di questo stiamo parlando, se pensiamo a Gattuso (che prenderà meno di un milione a stagione, i top su piazza prendono 5-6 volte tanto) o agli altri candidati presi in considerazione dalla Federazione per il post Spalletti. Dopo il gran rifiuto di Ranieri, buon padre di famiglia che avrebbe anche potuto essere adatto alla situazione (ma che comunque in carriera è stato soprattutto un traghettatore…), in lizza c’era gente come De Rossi, che ora potrebbe diventare l’allenatore del Parma, o Cannavaro, accostato al Lecce.

Allenatori da salvezza, altro che Mondiale: la nazionale ormai contende gli allenatori a squadre di bassa Serie A. Perché questa ormai è la dimensione dell’Italia e la Federazione con la sua gestione al ribasso non fa altro che confermarlo. Stavolta non andare negli Stati Uniti nel 2026 sarebbe quasi naturale. Non resta che augurarci di stupirci. E che proprio come Spalletti, grande allenatore, è stato un pessimo commissario tecnico, così anche “Ringhio” Gattuso, che è decisamente un allenatore mediocre, non all’altezza della nostra nazionale, alla fine si riveli almeno un ct decente.

X: @lVendemiale

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Il Fatto Quotidiano

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