La prima “partita del secolo” di Fischer, allora tredicenne
- Postato il 24 novembre 2025
- Di Il Foglio
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La prima “partita del secolo” di Fischer, allora tredicenne
Chess Review, Novembre 1956. La più importante rivista di scacchi statunitense pubblica il suo usuale numero mensile, un numero che farà la storia. Sarà una partita, in particolare, a colpire l’attenzione dei lettori e dei commentatori. Il rinomato maestro internazionale Donald Byrne ha perso con il Bianco contro il giovanissimo Robert James Fischer, appena tredicenne. Il “piccolo Bobby” si rivelò per la prima volta sui grandi palcoscenici mondiali come il futuro fuoriclasse che era destinato a divenire, giocando con l’esperienza di un anziano maestro una complessa Grünfeld (rimarrà una delle sue aperture preferite durante tutta la sua carriera), ed eseguendo con la lucidità tattica e l’estro di un brillante giovanotto la combinazione che darà i natali alla “partita del secolo”, così definita dai commentatori della rivista.
Un’espressione decisamente poco ottimistica, quantomeno vista la data: il nuovo millennio era ancora lontano, e con il senno di poi si può quantomeno dibattere su tale onorificenza, per quanto simbolica. Poco ottimistica anche vista la prodigiosa carriera che si profilava dinanzi al talento newyorkese. Si pensi: nelle “Sessanta partite da ricordare”, il celeberrimo testo scacchistico scritto da Fischer nel 1969 (prima ancora di conquistare il campionato del mondo), dove ripercorre le sue più brillanti vittorie (e qualche patta), la partita con Donald Byrne non compare neppure. Nonostante tutto ciò, settant’anni dopo il felice epiteto è ancora al suo posto, e con esso la fama e la notorietà della partita.
Non c’è bisogno di disonorare la memoria scacchistica di Fischer, inopinabilmente iscritto all’albo dei migliori giocatori della storia, per riconoscere la grande macchina propagandistica mossasi fin dai suoi primi successi, atta a creare il mito individuale americano da contrapporre alla dominante scuola sovietica. Con un velo di ironia: l’operazione di marketing del secolo. Com’è noto, a Fischer la politica, la propaganda, la Guerra fredda non interessavano affatto, per lui contava solo la sua crociata individuale contro il colosso scacchistico russo, nulla più. La sua più grande fortuna, o la sua più infame sciagura, si rivelò il fatto che il suo comportamento atipico, quasi al limite del paranoico, la sua ascesa rapidissima e il suo altrettanto rapido declino, infine la sua scomparsa, furono tutti fattori che contribuirono a costruire la narrazione che proprio a lui sarebbe andata particolarmente stretta. Da quasi vent’anni ormai il giocatore del secolo riposa in Islanda, e a noi scacchisti poco è rimasto oltre il suo mito e le sue partite.
La partita: Robert James Fischer vs Lhamsuren Myagmarsuren, Interzonale 1967, 1-0
Il genio di Fischer all’opera. Dopo 30.Df8 il Bianco chiude la partita con una armonica rete di matto, riesci a vederla?
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