La politica e la sindrome di Alice anche
- Postato il 11 settembre 2025
- Editoriale
- Di Paese Italia Press
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PIERFRANCO BRUNI
In politica si vive la sindrome di Alice? Ovvero Alice non vive più nel Paese delle Meraviglie. Ha capito anche lei il trucco e il vissuto della politica è politica già vissuta. A poco meno di un mese delle elezioni Regionali, in alcune realtà territoriali dell’Italia, il trambusto e la confusione è sempre la solita ripetizione. Non siamo come in letteratura nella quale la ripetizione è tutto. In politica la ripetizione ha la noia di ogni campagna elettorale i cui obiettivi non hanno più una nobile origine. Ma interessi.
In politica però l’interesse è tutto. Soprattutto da quando i processi politici hanno perso il pensare antico della coerenza del rispetto e la coerenza delle idee. La modernità ha anche questo vizio estremo della perdita di un valore forte qual è la tradizione del sapere.
Una candidatura è una scommessa. Non si giudica sulla capacità ma sulle appartenenze cangianti. Come le società che vivono le transizioni anche la politica ha nel suo interno modelli transitivi. Ovvero cambi di casacca o elegantemente posizionamenti. Il nostro tempo forse necessita anche di questo.
Le Regionali non sono immuni da ciò. Ma c’è una questione di fondo. Sono finite le competizioni a suon di idee. È sopraggiunto il “duello”, nelle stesse compagini, a suon di individualismi. Soprattutto a sinistra abbiamo assistito alla disputa dei “poteri forti” che non si rassegnano a cedere il passo. Pur restando nello stesso schema geografico di alleanze o addirittura di partito. A destra è un navigare tra onde incerte e distrazioni paradossali.
Ciò significa che manca un sostrato di idee o un monolitico pensiero se non una visione politica appunto individuale. Il fatto è, un preciso esempio, che dopo aver rivestito incarichi di prestigio cercare di ritornare a competere nuovamente per le stesse cariche mi sembra un fatto anacronistico. È come se sotto il ponte non siano passate generazioni e anni che non sono passati invano. Fai come vuoi ma la scacchiera deve restare sempre quella. Che entusiasmo e passione può esserci se non ritornare a rivestire potere.
Il solo a non invecchiare sarebbe la corsa al potete. Perché questo? Non ci sono alternanze? Ma chi riveste già un incarico perché deve puntare ad altro? Un euro deputato in carica perché dovrebbe puntare ad altro? Un Sottosegretario di Stato perché dovrebbe correre per la Presidenza di una Regione? Perché non porta a termine il proprio incarico? (Esempio dunque ). Sono domande che mi “affliggono” (per modo di dire).
Anche Alice ha compreso che raddoppiare il potere è un vizio. E le virtù? Insomma è incomprensibile tutto ciò sul piano di un ragionamento fuori dai Palazzi. Per chi abita i Palazzi forse è un fatto naturale. Per me e per gran parte della cittadinanza non lo è.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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