La partnership euroatlantica non può essere rimpiazzata. Scrive Arha

  • Postato il 6 marzo 2025
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  • Di Formiche
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I legami economici e militari tra Stati Uniti ed Europa sono storicamente e geograficamente ineguagliabili. Preservare e rafforzare questi legami rimane un interesse nazionale fondamentale per entrambe le parti. Tuttavia, la recente retorica adottata alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e gli eventi ad essa successivi hanno messo in luce lo sfilacciamento dei legami emotivi che hanno sottinteso questa alleanza per decenni. I colpi più bassi sono stati inferti agli alleati più fedeli dell’America, i Paesi baltici e la Polonia, che sono stati i primi a dare ascolto alla richiesta del Presidente Donald Trump di aumentare la spesa per la difesa della Nato.

Retorica a parte, l’alleanza transatlantica è sostenuta da un’integrazione economica sbalorditiva, con oltre 8.000 miliardi di dollari di scambi commerciali, e dalla Nato, l’alleanza militare di maggior successo nella storia. Tuttavia, i legami emotivi, una volta recisi, sono difficili da ricostituire. E adesso è necessario riaffermare una visione condivisa dello scopo e del valore dell’alleanza.

Per gli Stati Uniti, una forte alleanza transatlantica non è solo auspicabile ma necessaria. Serve sia come zavorra che come trampolino di lancio per l’impegno americano nell’Indo-Pacifico. In questa regione, Washington faticherà a replicare lo spessore economico e militare di cui gode nell’Atlantico settentrionale. Lo scetticismo europeo sul grado di affidabilità americana indebolisce non solo la Nato, ma anche la posizione geopolitica dell’America nel suo complesso.

Per il prossimo futuro, gli interessi dell’Europa sono molto più tutelati da un alleato americano occasionalmente inaffidabile piuttosto che da avversari affidabili come la Cina e la Russia, le cui spinte ideologiche e istituzionali minacciano direttamente lo stile di vita europeo. L’aggressione egemonica della Russia per sottomettere un’Ucraina sovrana rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza europea. Di conseguenza, sono giustificate le aspettative europee nei confronti dell’alleato americano, che si aspetta una maggiore considerazione delle sue preoccupazioni rispetto a quelle della Russia.

Sia per gli Stati Uniti che per l’Europa il rafforzamento della sicurezza transatlantica dovrebbe essere la preoccupazione principale, compresa quelle relative all’Ucraina o alla Russia, nel porre fine alla guerra russo-ucraina. Oltre cento anni di storia insegnano che gli Stati Uniti e l’Europa sono più forti insieme che da soli nell’affrontare la Russia.

Le mosse esplicite del Presidente Trump hanno spronato le nazioni europee ad agire e impegnarsi maggiormente per la propria sicurezza, con il Regno Unito e la Francia alla guida degli sforzi nel coinvolgere l’Ucraina nel lavorare verso una pace giusta e praticabile. Va da sé che gli ucraini soprattutto, e gli europei, in generale, desiderano la pace nel loro continente così come gli americani. Sebbene gli Stati Uniti e la Russia possano avere una maggiore influenza nel porre fine alla guerra in Ucraina, la voce più grossa nel garantire la pace è quella dell’Europa.

Non è possibile costruire un ordine postbellico stabile in Ucraina senza il contributo decisivo dell’Europa, nonostante il ruolo di leadership americana nel mediare la fine delle ostilità. Di conseguenza, è opportuno che gli Stati Uniti diano seguito al loro desiderio di una pace rapida e sostenibile, integrando le preoccupazioni, l’impegno e la partecipazione di tutte le parti coinvolte, comprese Europa, Ucraina e Russia. Indebolire l’alleanza transatlantica per un cessate il fuoco affrettato da parte di una qualsiasi delle parti coinvolte è un pessimo affare.

I legami emotivi tra America ed Europa si sono erosi dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Senza un chiaro avversario contro cui unirsi, entrambe le parti si sono imbarcate in sforzi ben intenzionati (anche se spesso sbagliati) per rimodellare il mondo. Col senno di poi, questi interventi hanno favorito il malcontento sia in patria che all’estero. L’incapacità di riconoscere e rispondere collettivamente alle nuove minacce strategiche ha ulteriormente ampliato il divario. È giunto il momento per entrambe le parti di impegnarsi in un dialogo franco, maturo e realistico sui propri interessi nazionali, in particolare per quanto riguarda la sicurezza economica e militare sia individuale che collettiva.

L’Europa potrebbe interrogarsi sulle ragioni che spingono Washington a privilegiare l’impegno con la Russia rispetto al mantenimento di legami forti con gli alleati europei. Perché Washington dovrebbe rinunciare a legami economici più profondi con la seconda economia mondiale, cioè l’Europa, per favorire la Russia, un’economia che occupa l’undicesimo posto nella classifica globale e le cui esportazioni primarie sono in diretta concorrenza con le aspirazioni dell’America di essere la prima potenza energetica mondiale? Quale vantaggio militare ottiene Washington mettendo da parte la Nato – un’alleanza di grande valore che è stata al fianco dell’America in Afghanistan – per perseguire grandi accordi con Mosca, un avversario militare dichiarato?

Data la crescente codipendenza e complementarità strutturale tra le economie e gli apparati militari sino-russi – nessuna delle quali esiste nei rispettivi rapporti con gli Stati Uniti – come possono gli Stati Uniti penetrare la loro partnership senza limiti? Perché gli Stati Uniti dovrebbero offrire un aiuto retorico ai movimenti politici europei che si oppongono fermamente alla Nato e a maggiori bilanci per la difesa europea, favorendo invece la Russia e la Cina?

Washington potrebbe replicare che è stata data per scontata per troppo tempo. Per decenni, l’Europa ha perseguito legami economici e diplomatici con la Cina e la Russia, spesso contro le obiezioni degli Stati Uniti. Lo stesso Trump, durante il suo primo mandato, ha suggerito che la Germania stava diventando “totalmente dipendente” dall’energia russa, suscitando la derisione tedesca. Se oggi i leader europei sono a disagio per il fatto di trovarsi tra Pechino e Washington, gli Stati Uniti non dovrebbero essere altrettanto cauti nell’essere trascinati in una competizione europea con Mosca? Un’Europa che cerca di posizionarsi tra gli interessi americani e quelli russi o cinesi introduce nell’alleanza altrettanti rischi della situazione opposta. Assumere una posizione geopolitica compresa tra due fuochi è una mossa pericolosa, soprattutto se il terreno si sta spostando sotto di essa.

Gli Stati Uniti hanno a lungo sovvenzionato la sicurezza europea, permettendo all’Europa di far crescere le proprie industrie, di regolamentare le imprese americane, di espandere il proprio stato sociale e al contempo di criticare l’assenza di tali programmi negli Stati Uniti. Parallelamente, i persistenti e ripetuti appelli di Washington affinché l’Europa si assuma una parte equa dell’onere della sicurezza collettiva sono rimasti in gran parte inascoltati, tranne che da parte di alcune nazioni.

Per il prossimo futuro, l’Europa non ha alternative al sostegno americano per la propria sicurezza. Inoltre, un’Europa completamente rimilitarizzata, in particolare con grandi eserciti permanenti francesi e tedeschi, solleverebbe scomodi spettri storici e potrebbe minare gli straordinari risultati civili dell’Unione Europea. Allo stesso tempo, l’Europa deve valutare sobriamente la sua capacità di trasformazione economica, politica e sociale: le richieste di settimane lavorative di quattro giorni, di prepensionamenti e di una carbon tax alle frontiere possono sembrare fuori luogo nell’attuale contesto geopolitico. Che sia cun alleato o che sia un rivale, l’Europa deve comportarsi da attore formidabile negli affari globali.

Un dialogo transatlantico aperto e basato sugli interessi è essenziale per elaborare una strategia atlantica rinnovata ed equa. Gli Stati Uniti e l’Europa restano le due maggiori economie del mondo, legate da ideologie e tradizioni giuridiche condivise, così come da una profonda integrazione economica. Entrambi traggono molti più vantaggi dall’approfondimento di questi legami che dal ripiegamento su sé stessi o dal perseguimento di partenariati alternativi. La Nato è l’alleanza militare di maggior successo nella storia. Rafforzarla migliora la sicurezza americana ed europea molto più di quanto potrebbe fare un suo indebolimento. L’articolo 5, la clausola di difesa collettiva dell’alleanza, è stato invocato solo una volta: in difesa degli Stati Uniti dopo l’11 settembre.

Dall’Artico all’Antartico, gli Stati Uniti e l’Europa devono affrontare sfide comuni che richiedono risposte coordinate. Una strategia atlantica chiara e risoluta rafforzerà entrambe le parti nell’affrontare gli impegni nell’Indo-Pacifico, in Africa e nelle Americhe. A parte la retorica fuori luogo e l’ego ferito, non esiste un’alternativa valida a una forte alleanza transatlantica. Qualsiasi deviazione di rilievo da questa realtà sarebbe gravemente irresponsabile, negligente e dannosa per gli interessi nazionali americani ed europei.

L’attuale tenore della retorica transatlantica non riesce ad apprezzare il ruolo unico e speciale dell’America negli affari globali. Il marchio americano è costruito sul suo status di nazione eccezionale e indispensabile al mondo. La sua potenza economica e militare la rendono indispensabile. Ma è soprattutto l’idea di America, sostenuta dalla sua condotta e dai suoi valori, a renderla eccezionale.

L’eccezionalità americana è stata guadagnata attraverso momenti decisivi della storia: liberando e ricostruendo l’Europa e l’Asia-Pacifico, seppellendo definitivamente il colonialismo, fondando le Nazioni Unite e le istituzioni di Bretton Woods, difendendo la democrazia, sconfiggendo il comunismo sovietico, combattendo le crisi globali, dalla carestia all’Hiv al Covid-19, e rimanendo sempre in piedi come un faro di libertà. A ogni passo, il potere americano si è espanso plasmando il mondo a sua immagine e somiglianza. Una politica estera che ignora i valori più profondi alla base del marchio americano indebolisce gli interessi e la posizione a lungo termine della nazione. Placare l’aggressività di Vladimir Putin o dei Talebani non rende l’America più sicura o indispensabile, ma diminuisce la sua credibilità e il suo eccezionalismo.

Il valore del marchio americano va ben oltre la sua potenza economica e militare: l’eccezionale eredità deve essere preservata. Pochi comprendono il valore di un marchio meglio del Presidente Trump. Insieme a leader europei come Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni, Keir Starmer, Emmanuel Macron e il probabile prossimo cancelliere tedesco Friedrich Merz, egli è ben posizionato – al di là delle schermaglie retoriche – per rivitalizzare il partenariato economico e di sicurezza transatlantico per il XXI secolo.

(Versione tradotta dell’articolo originale pubblicato su The National Interest il 05/03/2025)

Autore
Formiche

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