La parata russa del 9 maggio torna ad essere un caso politico. Di Liddo (Cesi) spiega perché
- Postato il 15 aprile 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Per la Federazione Russa la parata del 9 maggio, data in cui ricorre la firma della resa da parte della Germania nazista durante il secondo conflitto mondiale, rappresenta un evento con un altissimo valore di carattere politico e culturale. Rimandata di un mese durante il picco della pandemia di Covid-19 nel 2020, neanche lo scoppio del conflitto in Ucraina ha fatto sì che questa manifestazione (o quantomeno l’evento principale, che si svolge a Mosca) subisse interruzioni di sorta. E quest’anno, mentre si svolge un processo negoziale mirato proprio a mettere fine al conflitto in corso (ma anche mentre gli equilibri internazionali si stanno riadattando agli “shock” seguiti all’arrivo al potere di Donald Trump), il valore simbolico della parata militare dove si celebra il trionfo sovietico sul nazismo (lo stesso nazismo che, secondo la narrativa ufficiale del Cremlino, la Russia starebbe combattendo in questo momento in Ucraina) risulta ancora più marcato.
“Quando si parla di un tema come la parata del 9 maggio si parla di uno dei rituali laici più importanti che riguardano tutto lo spazio post-sovietico. E al di là delle religioni la Russia è un Paese profondamente spirituale, con una spiritualità religiosa e una spiritualità laica di Stato. “Nella spiritualità di Stato il 9 maggio è l’equivalente sostanzialmente del Natale, perché è il momento in cui i russi celebrano l’evento più significativo della loro storia recente, cioè la vittoria sul nazifascismo, che non è soltanto la vittoria su un Paese e su un sistema, ma anche la vittoria in quella che loro chiamano la grande guerra patriottica, probabilmente il momento militare più alto e quindi di conseguenza politico di tutta la loro storia dalla fondazione stessa dello Stato del Granducato di Moscovia” spiega a Formiche.net il direttore del Centro Studi Internazionali Marco Di Liddo, esperto di spazio post-sovietico. “Facile dunque capire perché questo è il momento in cui la Russia mostra i muscoli e manda i messaggi politici più forti, nel contesto in cui c’è una guerra contro l’Ucraina, ma anche una contro l’Occidente, secondo la narrativa russa”.
Non stupisce il fatto che nelle scorse ore l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas abbia avvertito i leader europei dei rischi connessi ad una loro presenza a Mosca in occasione dell’evento in questione: al termine di una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi del blocco europeo svoltasi in Lussemburgo, Kallas si è rivolta ai giornalisti affermando che “ciò che è stato discusso molto chiaramente, e che è stato detto da diversi Stati membri, è che qualsiasi partecipazione alle parate o alle celebrazioni del 9 maggio a Mosca non sarà presa alla leggera da parte europea, considerando che la Russia sta realmente conducendo una guerra su larga scala in Europa”. Le parole della politica estone sembrano far riferimento in particolar modo al leader ungherese Viktor Orbàn e a quello slovacco Robert Fico, i quali hanno ricevuto un invito dal Cremlino a partecipare alla parata militare del prossimo mese (con il primo che, in base alle informazioni disponibili, non dovrebbe recarsi in Russia, mentre il secondo sembra intenzionato a farlo), ma anche ai leader di quei Paesi che aspirano ad aderire all’Unione Europea. “Ovviamente invitare i leader occidentali ha l’obiettivo di inasprire le divisioni all’interno del blocco Atlantico volendo mostrare all’Occidente che c’è una parte di questo blocco che è più favorevole al negoziato, e che vede nella Russia un interlocutore legittimo”, spiega Di Liddo, “Facile capire le ragioni delle parole pronunciate dalla Kallas: l’Unione Europea non può permettersi che qualcuno vada, sia a livello di commissari e di altri funzionari, sia di vertici politici dei Paesi membri. Qualora anche soltanto Fico dovesse andare, ci sarebbe l’ennesima testimonianza della presenza di franchi tiratori all’interno del fronte europeo”.
Nel frattempo anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è mosso sulla questione, invitando i leader europei per una sorta di “contro-evento” che si svolgerà proprio il 9 maggio, con l’obiettivo di far mostra di una “prova di forza diplomatica” al Cremlino. Invito esteso anche ai ministri degli Esteri dell’Unione da parte del plenipotenziario ucraino Andrii Sybhia in occasione del meeting lussemburghese, che ha esortato i suoi colleghi a “mostrare la nostra unità e determinazione di fronte alla più grande aggressione in Europa dalla Seconda guerra mondiale”. In un’occasione parallela, Zelensky vorrebbe incontrare i leader della coalizione dei volenterosi per “determinare le garanzie di sicurezza” per l’Ucraina una volta concordato un eventuale cessate il fuoco con la Russia, ha aggiunto Sybiha. Sebbene non abbia specificato ulteriori dettagli, sono in corso discussioni su una possibile visita in Ucraina all’inizio di maggio da parte di capi di Stato, tra cui il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz, hanno dichiarato a Politico due diplomatici dell’Ue a cui è stato concesso l’anonimato per parlare del potenziale evento futuro.
“Sono anni che l’Ucraina vorrebbe riappropriarsi di una parte della memoria collettiva legata al 9 maggio. Dopo i russi, gli ucraini sono stati il popolo dell’ex-Unione Sovietica che ha avuto il maggior numero di morti durante la grande guerra patriottica, e vogliono sottolineare il ruolo che il loro popolo ha avuto. Quindi anche dal punto di vista simbolico c’è il tentativo di dire ‘noi i nazisti li abbiamo combattuti, li abbiamo sconfitti, non ne siamo un’emanazione moderna’. E poi fare la parata comunque in una situazione di guerra vorrebbe anche mandare un messaggio: ‘I nostri alleati sono con noi e la nostra capacità di difesa e la nostra voglia di combattere è talmente forte che noi riusciamo a fare la parata nonostante subiamo i bombardamenti e l’offensiva russa su base quotidiana’. L’intenzione sarebbe questa. Difficile però dire se sia effettivamente fattibile, per una serie di motivi diversi”, commenta Di Liddo.