La pace si allontana ma si avvicina il sogno di Sinner e Musetti in finale a Parigi

  • Postato il 5 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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La pace si allontana, la gazzarra politica aumenta. Mentre Putin dice no anche alla tregua perché Zelensky è un terrorista, a Palazzo Madama, uno dei due templi del Parlamento italiano, si imitano i giovani di Ultima Generazione: seduti in terra a braccia alzate.

Una scena che forse nessuno avrebbe mai potuto immaginare. C’è molto altro a cui pensare: ad esempio alle due guerre che stanno sconvolgendo il mondo per la paura di un terzo conflitto che coinvolga tutti.

Niente: tra Ucraina e Russia il tacere delle armi è un sogno di là da venire. In Medio Oriente, nella striscia di Gaza, il terrore continua a correre sul filo e ogni giorno i morti civili aumentano.

Non c’è speranza di pace in Ucraina

La pace si allontana, si avvicina il sogno di Sinner e Musetti in finale a Parigi. Nella foto la regione di Kiev bombardata dai russi
La pace si allontana, si avvicina il sogno di Sinner e Musetti in finale a Parigi (nella foto Ansa, la regione di Kiev bombardata dalla Russia) – Blitz Quotidiano

Il telefono del Cremlino è stato ieri sempre occupato: prima per la telefonata che il premier russo ha fatto a Trump. “Agli attacchi di Kiev risponderò presto a dovere”, confessa al presidente americano il quale ammette che la pace è solo una chimera.

Non contento di questa sua iniziativa, Putin rialza la cornetta e chiama la Santa Sede, vuole discorrere con il Papa che ringrazia per aver offerto il suo aiuto, ma non va oltre.

Quando Leone XIV gli chiede di “fare un gesto significativo per la pace” la voce del Cremlino si spegne e con essa la speranza di un accordo che possa ridare tranquillità a decine di milioni di persone che la guerra la temono per averla in certi casi vissuta.

Eccolo, dunque il quadro internazionale che abbiamo dinanzi. Dio ce ne scampi di essere vicino ad un palcoscenico che nessuno si augura.

Si dovrebbe riflettere e lavorare tutti uniti in Occidente come nelle Americhe per trovare una via d’uscita. Invece, ecco che da noi si continua a pensare solo al proprio orticello infischiandosene del resto.

 

Sicurezza o libertà?

 

Al Senato si deve discutere e quindi approvare il decreto sicurezza, una legge fortemente voluta dalla destra e osteggiata dalla sinistra. Parole forti: “È una legge liberticida”, tuona l’opposizione e mostra i numeri che preferisce: 62 reati in più. 500 anni di pene detentive. Naturalmente la maggioranza è di parere diverso: “Vogliamo tornare allo Stato di diritto, non per questo illiberale”.

Il Pd parla di crudeltà, Eddy Schlein ritiene che il suo partito vuole solo un paese più giusto.

Quale? Replica il governo: quello che permette alle donne in gravidanza di borseggiare allegramente senza la paura di finire in carcere? Oppure quella di occupare abusivamente le case senza riconoscere il diritto di proprietà?

I problemi non finiscono qui: ci sono quelli degli imbrattatori di monumenti storici che impazzano perché alla fine la giustizia li assolve per la “tenuità dell’episodio” o anche di quei giovani che per protesta si sdraiano sulle autostrade o sui binari dei treni impedendo una circolazione che a volte ha fretta di arrivare ad un pronto soccorso.

“Questa è la carta d’identità della destra al governo”, titola in prima pagina Il Manifesto. Gli fa eco l’Unità, un tempo organo del Partito comunista italiano: “Così, si seppellisce il garantismo”, scrive a caratteri cubitali. “Noi vogliamo solo rafforzare la tutela del cittadino che ha paura di uscire di casa la sera”, commenta un senatore dei Fratelli d’Italia. Infine la stoccata che lascia il segno: “Il Pd si prende a schiaffi da solo”.

Il referendum su cui ci si dovrà pronunciare domenica e lunedì è ancora un pretesto per la “guerra che non ha un attimo di tregua”. In questo caso la sicurezza non c’entra. Il divario è solo politico.

La sinistra invoca il voto e dice agli elettori di recarsi alle urne preferendo il “si” se si vuole davvero la difesa del lavoro. La destra invita la gente a disertare le urne. Meglio una gita al mare o in campagna. “Opporsi alla legalità è un atteggiamento che non si comprende”, sostengono gli esponenti di governo.

Insomma, l’avversario diventa “tout court” un nemico che  bisogna combattere senza esclusione di colpi. Se poi anche la Chiesa si schiera a favore degli uni o degli altri, vuol dire che il mondo è davvero cambiato.

Mons. Francesco Savino che da anni vive in Calabria ritiene che “la partecipazione al voto è sempre utile”; mentre Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede (il ministro degli Esteri per intenderci) dice con chiarezza: “Io non voto come faccio da anni”.

Due curve, ma non siamo allo stadio: Allora meglio, pensare a Sinner e a Musett,i entrambe semifinalisti al torneo di tennis di Parigi. Se dovessero giocarsi il titolo in una partita solo italiana? Dobbiamo almeno sperarlo, visto che la politica non ce ne dà.

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Autore
Blitz

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