La nuova stagione di Genova, D’Angelo (Pd): “Dalla città un’apertura di credito, non possiamo permetterci la mancanza di coerenza”

  • Postato il 15 giugno 2025
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simone d'angelo

Genova. “Siamo un partito che ha vissuto con fatica le sue contraddizioni ma anche avuto la capacità di cambiare se stesso prima di proporsi come strumento di cambiamento della città, l’esito del voto è stato un atto di sostegno da parte dei cittadini ma anche una forte apertura di credito rispetto a quello che andremo a fare, l’unica cosa che non possiamo permetterci, a questo punto, è la mancanza di coerenza tra quello che abbiamo fatto in questi anni all’opposizione e quello che andremo a fare dentro le istituzioni”.

A parlare è Simone D’Angelo, segretario genovese del Partito Democratico, la prima forza della campo largo che ha riconquistato Genova dopo otto anni di governo del centrodestra. Il Pd è stato il principale fautore della candidatura di Silvia Salis, trainando il centrosinistra con un risultato di voto che ha sfiorato il 30% delle preferenze.

Ma le sfide che attendono il Partito Democratico, a Genova, sono appena iniziate: dal percorso che porterà al congresso provinciale al trasferimento nella realtà delle idee lanciate in campagna elettorale, i dem – probabilmente il partito più composito in Italia tra correnti e mozioni – dovranno recuperare le energie spese in questi mesi e mantenersi “all’altezza delle aspettative” dell’elettorato, della base, ma non solo.

Dall’attenzione ai servizi sociali alle politiche della casa, dal sostegno alla cultura diffusa passando per il potenziamento di settori come trasporto pubblico e manutenzioni: il rischio per la maggioranza, e quindi il Pd, al governo del Comune di Genova è scontrarsi da subito con i vincoli di un bilancio che non lascia moltissimo margine di azione. “Diversamente da altri noi non siamo soliti dire che abbiamo la bacchetta magica, abbiamo la consapevolezza che gli strumenti per ottenere quello che vogliamo per Genova e per i genovesi vanno creati, il bilancio di un Comune è anche la fotografia delle priorità che il Comune stesso ci consegna, e ci sono bilanci scritti dalla destra che investono risorse per grandi eventi, grandi consulenze, per una logica sicuritaria che non genera sicurezza e poi c’è un bilancio ‘di sinistra’ che pone priorità diverse, come una dimensione ritrovata dall’agenda sociale dei servizi di prossimità o di investimento per rispondere alla crisi abitativa. Chiaro che eh ci sarà sicuramente una capacità nella raccolta di risorse nazionali e non solo, ma ci sarà anche una volontà di segnare una forte discontinuità rispetto al passato con le risorse di cui dispone già oggi il Comune di Genova”.

Le ultime elezioni comunali (e già le regionali) a Genova hanno consegnato una mappa della città sostanzialmente ribaltata rispetto a quella del 2017 o del 2022. Ma esistono zone dove il centrosinistra non ha sfondato e zone dove invece si è mantenuto un forte tasso di astensionismo. Dove c’è ancora da lavorare?

“Quando nel 2021 sono diventato segretario provinciale – risponde D’Angelo – eravamo etichettati come un partito Ztl, cioè forti nei quartieri residenziali e in totale arretramento nei quartieri popolari, quelle che invece fino a quel momento erano considerate le cosiddette roccaforti rosse. Oggi, dopo quattro anni di intenso lavoro comune, il Partito Democratico è tornato a essere il primo partito in quasi tutte le zone della città e in quei quartieri dove si vive la marginalità, dove ci sono le difficoltà sociali maggiori, e penso sia positivo che dove è aumentata l’affluenza siano aumentati i voti del Pd, cioè dove si è tornati a ricostruire un dialogo con una base sociale che in passato si era sentita tradita dal Partito Democratico e dalla sinistra”.

“È chiaro che è un percorso eh che non può definirsi concluso – continua D’Angelo – anzi, è solo la l’avvio. Ci sono zone dove abbiamo il dovere di insistere in un ritorno ancor più forte alla presenza e al radicamento, penso a tutti i grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica dove ancora l’astensionismo ha punte drammatiche che superano il 70%. Non ci possiamo accontentare di essere tornati a essere il partito il primo partito al Cep, perché se non vota 70% delle persone è un problema forte”.

In questi mesi il Partito Democratico si è spesso “incartato” nel momento in cui era necessario scegliere una persona per un ruolo. E’ successo nel caso delle elezioni comunali – dove prima dell’arrivo di Silvia Salis si era innescata una sfida a quattro finita in totale stallo – ed è successo in parte anche nella ricerca delle migliori figure possibili per la giunta comunali.

Ora ci sono altre due sfide che contemplano delle “nomine”. Una imminente: la ricerca di un o una presidente del consiglio comunale (la votazione in aula rossa è fissata per questo mercoledì 18 giugno). L’altra sarà l’elezione del segretario provinciale visto che D’Angelo, essendo stato eletto in Regione, per statuto, non può più svolgere questo ruolo.

Non è un segreto che, fino a qualche giorno fa, il nome più papabile per la segreteria provinciale era quello di Davide Patrone, già capogruppo a Tursi, giovane, capolista e il più votato in consiglio comunale, esponente della maggioranza del Pd. Ma con la “promozione” all’assessorato, le cose si complicano. L’impressione è che oggi non ci siano un uomo o una donna dal profilo in grado di arrivare a una votazione sostanzialmente unitaria.

“Il fatto che si pensasse a Davide Patrone come naturale prosecuzione del percorso avviato nel 2021 – sottolinea Simone D’Angelo – è anche alla base del percorso che ci ha portato a individuare Davide come il portavoce di sfidanti progetti e istanze nella giunta Salis, come le politiche della casa, la riforma dei municipi, la trasparenza e la partecipazione dei cittadini alle scelte della giunta, adesso è chiaro che dovremmo avere la capacità di costruire un congresso che sappia continuare nel dialogo con la città ma al contempo mettere al centro una novità, abbiamo rammendato il dissenso trasformandolo in alternativa, oggi la sfida è rilanciare un partito che non perda le prerogative di presenza territoriale e sociale ma da una posizione nuova, quella di governo”.

Il congresso provinciale del Pd sarà in autunno. Ai primi di luglio dovrebbe essere convocata la direzione regionale che stabilirà le date per i congressi, non solo quello di Genova, ma anche della Spezia, di Imperia e del Tigullio. Per Savona invece c’è ancora tempo. Mentre il congresso regionale sarà nel 2026.

Più imminente, la questione della presidenza del consiglio comunale. Che, in nome del peso del partito nella coalizione e in aula rossa, sembra quasi scontato spetti al Pd. Simone D’Angelo non si sbilancia su quello che accadrà mercoledì 18 giugno, durante la prima seduta del consiglio comunale e sull’ipotesi di una non compattezza sul voto per la presidenza del consiglio, ma si limita a commentare: “E’ logico che sia un ruolo che spetta al gruppo del Pd ma la scelta non spetterà solo al Pd, sicuramente la figura che verrà individuata dovrà saper coniugare capacità gestionale e capacità istituzionale”.

Autore
Genova24

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