La nuova pericolosa ‘challenge’ su TikTok che ha causato la morte di una 19enne si chiama Dusting: i ragazzi inalano spray per pulire le tastiere. L’esperto: “Serio problema sociale”
- Postato il 15 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Come altri giovani su TikTok, Renna O’Rourke, diciannovenne dell’Arizona, cercava un attimo di euforia inalando lo spray per pulire la tastiera. Invece, come riportano vari media americani, tra cui 5Chicago e KPNX, affiliata di NBC, dopo 4 giorni di terapia intensiva ha trovato la morte. Sotto accusa finiscono gli inalanti, che fanno parte delle nuove sostanze psicoattive.
Una sniffatina per un po’ di sballo, un gioco pericoloso che per lei si è rivelato fatale. Così Renna è morta, colpita dalla sindrome da intossicazione acuta da inalanti. Un evento drammatico ma “un esito prevedibile”, ha dichiarato a KPNX il dott. Steven Aks, tossicologo al Cook County Health. All’origine di questa morte, e di altre che l’hanno preceduta, ci sono gli inalanti, spray dall’aria innocua presenti in tutte le case per pulire, verniciare, spolverare la tastiera del PC (da cui il nome di dusting, spolverata, ma anche spruzzata), per indicare il pericoloso trend di TikTok.
Pericolose droghe legali
“Gli inalanti sono una vasta categoria di prodotti chimici, usati principalmente in ambito domestico e industriale, i cui vapori volatili o gas pressurizzati, se respirati attraverso il naso o la bocca, possono provocare un’intossicazione ed effetti psicoattivi”, spiega Alessandro Greco, presidente dell’associazione Dico No alla Droga. Si tratta delle così dette nuove sostanze psicoattive (NPS), un’ampia categoria di stupefacenti comprendenti anche feniletilammina e cannabinoidi, catinoni, oppioidi sintetici. “Esistono oltre mille sostanze inalanti, che si trovano in prodotti comuni come colle, solventi, vernici spray, gasolio e liquido per accendini. L’inalazione avviene in diversi modi: direttamente dal contenitore (sniffing), tramite un tessuto imbevuto di solvente (huffing) o con una busta di plastica contenente la sostanza (bagging)”, prosegue Greco. “La disponibilità di questi prodotti facilita l’uso soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 12 e i 19 anni”.
Per comprarli non serve trattare con i pusher e non si rischia il carcere, basta andare in un negozio. Oltre alla pronta disponibilità c’è anche l’emulazione: vedere che altri ragazzi lo fanno, anch’essi ignari dei reali rischi. “Quella roba non doveva fare nulla”, dissero alla Stampa nel 2009 gli amici di una sedicenne piemontese morta nel 2009 dopo 14 giorni di coma proprio a causa del dusting. E invece “quella roba” di male ne fa, e tanto. “Gli effetti degli inalanti sono simili a quelli degli anestetici: rallentano le funzioni corporee. Dopo un’iniziale euforia e perdita delle inibizioni, si manifestano sonnolenza, debolezza e agitazione. L’intossicazione altera il sistema nervoso e, con un uso prolungato, può provocare linguaggio confuso, perdita di coordinazione, allucinazioni, ostilità, mal di testa e irritazioni a naso e bocca”, spiega il presidente dell’associazione. “Nei casi più gravi, si possono verificare aritmie cardiache, collasso, danni permanenti a cuore, fegato, reni, polmoni e cervello, fino al rischio di morte. L’uso degli inalanti è spesso associato ad altre sostanze stupefacenti”.
Casi anche in Italia
“Secondo l’ultimo rapporto ESPAD, circa il 3% degli studenti italiani tra i 15 e i 16 anni ha fatto uso di inalanti. Purtroppo, il consumo di queste sostanze tra gli adolescenti è in crescita, rappresentando un serio problema sociale”. Le parole di Greco ribadiscono quelle dell’assessore trentino Mario Tonina in un articolo pubblicato a marzo sul Dolomiti. “Recentemente si è rivolto al SerD di Trento un ragazzo che ha riportato l’inalazione dello spray per la pulizia dei computer, è stato effettuato un intervento di counselling, favorito un ricovero in una struttura dove operano professionisti esperti in questo ambito e attualmente lo si sta accompagnando ad aderire ad una proposta comunitaria”. Ormai da anni, il SerD (servizio per le dipendenze) di Trento monitora il rapporto dei giovani con gli inalanti, collaborando con gli atenei di Hertfordshire e Trento per le ricerche. Secondo il Dolomiti, negli ultimi tempi pure in Toscana e in Veneto si è osservato in alcuni negozi un aumento delle vendite di bombolette spray, soprattutto da parte di gruppi di giovani. Insomma la guardia va tenuta alta.
Consigli ai genitori
“I giovani ricorrono alla droga per molteplici ragioni: per sentirsi accettati, sfuggire a problemi, rilassarsi, combattere la noia, sentirsi più adulti o ribellarsi. Tuttavia, ciò che inizialmente sembra una soluzione si trasforma inevitabilmente in un problema più grande”, dice Greco. “Affrontare le difficoltà della vita è complesso, ma le conseguenze dell’uso di droghe sono sempre peggiori rispetto al disagio iniziale”. Dal momento che gli inalanti possono essere acquistati senza restrizioni e che sono prodotti di uso comune, come i genitori di Renna e Alessandra, anche ad altri potrebbero sfuggire i rischi. Ma come capire se l’uso che ne fa il proprio figlio è patologico o normale? Greco indica alcuni campanelli d’allarme da non sottovalutare. “Il rapido consumo o la sparizione di prodotti contenenti sostanze
inalanti, l’isolamento crescente dalla famiglia, frequenti richieste di denaro senza spiegazioni, reazioni emotive sproporzionate, il tempo trascorso con amici senza informazioni sui luoghi frequentati”. Concorderebbe la mamma di Rena, che in un’intervista ha dichiarato di volersi spendere con ogni mezzo per aiutare altri genitori a evitare decessi come quelli di sua figlia. Così, la sua morte non sarebbe inutile.
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