La nuova mappa 3D della cava dell’Isola di Pasqua

  • Postato il 2 dicembre 2025
  • Di Focus.it
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Da anni l'Isola di Pasqua (o Rapa Nui) è un luogo avvolto da misteri, e diverse teorie si sono succedute nel tempo riguardo la costruzione delle famose statue monumentali (i Moai) e il destino degli abitanti del luogo. Ora uno studio pubblicato su PLOS One avanza nuove ipotesi e rispolvera vecchie teorie partendo da una nuova mappa in 3D (visualizzabile qui) di Rano Raraku, la cava dalla quale sarebbe stata estratta la pietra vulcanica utilizzata per plasmare i Moai.. La mappa. Utilizzando droni e strumenti di mappatura altamente tecnologici gli studiosi sono riusciti a creare la prima cartina 3D della cava, che contiene molti Moai non terminati. In particolare sono stati mappati 426 Moai in vari stadi di completamento, 341 trincee scavate per delineare i blocchi da scolpire, 133 cavità da cui le statue sono state rimosse e cinque bitte che probabilmente fungevano da punti di ancoraggio per far scivolare i Moai lungo i pendii.. Comunità artistiche. La prima, nuova ipotesi che emerge dallo studio è che la costruzione dei Moai non sia stata frutto di uno sforzo congiunto e coordinato da un'unica autorità politica, quanto piuttosto il risultato di diversi lavori portati a termine da comunità distinte, ognuna con la propria tradizione artistica e spirituale. La teoria nasce dalla scoperta di trenta aree di lavoro separate all'interno della cava, ognuna con tecniche di scultura diverse. «La monumentalità rappresenta un'esibizione competitiva tra comunità pari, piuttosto che una mobilitazione dall'alto verso il basso», spiega Carl Lipo, coordinatore della ricerca.. Vecchie teorie. Lo studio ha anche rispolverato una vecchia teoria che lo stesso Lipo aveva illustrato assieme al collega Terry Hunt in un libro del 2011 intitolato The Statues That Walked: Unraveling the Mystery of Easter Island, secondo la quale le statue sarebbero state trasportate facendole dondolare sulla base grazie a un sistema di corde collegate alla testa e tirate alternativamente da un gruppo di uomini a destra, e da uno a sinistra. L'ipotesi, testata nel 2011 in un esperimento che ha coinvolto un team di 18 persone e una replica di oltre quattro tonnellate di un Moai, ha ricevuto negli anni diverse critiche da parte di altri esperti. Ora gli studiosi hanno creato dei modelli 3D delle statue per capire in che modo le loro forme e proporzioni siano state adattate a diverse tecniche di trasporto, confermando le teorie di quattordici anni fa e sostenendo che, in alcuni casi, i danni visibili sui lati di alcuni Moai sarebbero il frutto delle cadute avvenute durate le "camminate" di trasporto.. Opinioni discordanti. Diversi esperti esterni alla ricerca non concordano né con la teoria delle camminate dei Moai, né con quella della costruzione senza un'unica guida. Secondo l'archeologo Nicolas Cauwe gli autori avrebbero mal interpretato alcune evidenze: «Circa metà delle statue scoperte lungo i percorsi è intatta, e anche quelle danneggiate hanno frammenti nelle vicinanze. Ciò suggerisce che i Moai si sarebbero rotti quando erano già in posizione orizzontale, e non durante il trasporto», ha spiegato al New York Times. L'archeologo Dale Simpson non è invece convinto che i Moai siano stati costruiti da diverse comunità, e sostiene che probabilmente i vari gruppi collaborarono in qualche modo: in una piccola isola come Rapa Nui, spiega a New Scientist, dove la pietra è la risorsa fondamentale, è impossibile scolpire delle statue di questo tipo restando isolati, senza interagire e condividere la materia prima. Jo Anne Van Tilburg − che, bisogna dirlo, ha un "conflitto d'interessi", essendo promotrice della teoria del trasporto orizzontale dei Moai, secondo la quale le statue sarebbero state trasportate da stese a terra − liquida i risultati dello studio come prematuri e sopravvalutati, e conclude affermando che «cercare di racchiudere in un'unica teoria l'intera gamma dei comportamenti umani e le complessità della ricca storia culturale di un'isola, per di più in un ambiente insulare marginale, raramente è una buona idea»..
Autore
Focus.it

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