La Norvegia è andata, ora Gattuso si concentri solo sui play-off: la Nazionale non può commettere per la terza volta gli stessi errori

  • Postato il 10 settembre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Concentriamoci sui playoff: dopo l’11-1 della Norvegia a Oslo sulla Moldavia, nobilitato dalla cinquina di Erling Haaland, approdato a quota 48 gol in nazionale in 45 gare, le speranze italiane di un colpo di coda per la qualificazione diretta al mondiale 2026 (Usa-Canada-Messico, 11 giugno-19 luglio, 48 squadre) sono praticamente azzerate. Bisogna aggrapparsi a Israele, avversario degli scandinavi l’11 ottobre all’Ullevaal Stadion, dove l’11-1 ha scatenato una grande festa, con la banda di Stale Solbakken schierata di fronte ai tifosi per ricevere gli applausi. I norvegesi, a punteggio pieno e con una differenza reti di +21 (gli azzurri sono a + 5), intravedono le coste americane: manca un piccolo sforzo per celebrare la quarta partecipazione al torneo iridato. L’ultima risale al 1998, in Francia: fu l’Italia di Cesare Maldini, con una rete di Christian Vieri, a timbrare l’eliminazione.

La Norvegia, espressione di uno degli stati più ricchi del pianeta, merita ampiamente il pass per il mondiale 2026. Haaland è il simbolo e l’uomo forte, ma non è l’unico punto di forza: l’altro attaccante Sorloth (Atletico Madrid), il capitano Odegaard (Arsenal) – uno dei migliori assist man in circolazione – l’esterno Aasgard (Luton) e il centrocampista Berge (Fulham) hanno spessore internazionale. In Italia, ci sono tre rappresentanti: il duo Genoa Thorsby e Ostigaard, il torinista Pedersen. Il 33esimo posto nel ranking Fifa sta diventando stretto per gli scandinavi: prevedibile un bel salto in classifica di una squadra valutata 511,8 milioni di euro.

Se l’11 ottobre non ci saranno sorprese contro Israele e il 13 novembre sarà archiviata a dovere la pratica-Estonia, la Norvegia avrà in tasca il biglietto per l’aereo che porta al mondiale, rendendo inutile la rincorsa dell’Italia, partita malissimo in queste qualificazioni con lo 0-3 incassato a Oslo il 6 giugno e persino sofferente contro la Moldova, superata 2-0 a Reggio Emilia nell’ultima gara con Luciano Spalletti in panchina. Italia-Norvegia andrà in scena il 16 novembre a Milano: il Meazza riabbraccerà gli azzurri otto mesi dopo il ko con la Germania in Nations League (1-2). Quella sera, con una cornice di 60.334 spettatori, si registrò un incasso di 1.683 miliardi di euro, record assoluto per la nazionale. Milano, che ospiterà per la 64° volta l’Italia, ha grandi slanci, anche in tempi tormentati come quelli attuali. Non è forse più la città celebrata da Lucio Dalla nella sua nota canzone, ma nella sua anima solidale lo è ancora. Farà sicuramente sentire la sua voce contro la Norvegia: una spinta importante in una gara che, se non avrà importanza per la classifica, dovrà invece dire qualcosa in chiave playoff.

Gli spareggi ci hanno già bocciato due volte: la terza farebbe saltare non solo l’attuale governo calcistico, ma avrebbe effetti devastanti per l’intero movimento. Nelle due occasioni precedenti, siamo arrivati agli spareggi quasi all’ultimo: stavolta, almeno, potrebbe esserci il piccolo vantaggio di preparare le sfide decisive, in programma nella sosta di marzo 2026, in largo anticipo. Non sbagliare nulla è la missione che attende ora Gattuso: era prevedibile, ma questa tornata di gare ha fatto cadere gli ultimi veli. Non commettere più errori sarà la parola d’ordine, a cominciare dalla difesa: i quattro gol beccati con Israele hanno scatenato, oltre alle critiche, l’orda social. La notte di Debrecen ha rovesciato la storia: la retroguardia, nostro tradizionale punto di forza, si è rivelata la banda del buco.

Anche a centrocampo le cose non hanno funzionato bene, con l’eccezione di Tonali, il nostro miglior uomo di mezzo. Trasferirsi in Inghilterra, al Newcastle, ha migliorato l’ex milanista, mentre altri suoi compagni, protetti dalla comfort zone dei club in cui giocano, hanno rallentato il processo di crescita: Barella su tutti. Abbiamo finalmente un attacco, e questa è un’ottima notizia dopo un decennio di sofferenza. Kean sembrava perso e si è invece ritrovato. La formula del doppio centravanti con Retegui intriga, ma Gattuso dovrà trovare lo schema migliore per sostenere questo assetto particolare. E’ una delle sfide che dovrà affrontare l’allenatore, ma un ct è pagato soprattutto per questo: individuare le soluzioni – e gli uomini – giusti.

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Il Fatto Quotidiano

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