La multinazionale tedesca Purem licenzia (via mail) 50 lavoratori dello stabilimento abruzzese. E delocalizza
- Postato il 17 giugno 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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Qualche giorno fa, all’improvviso, i 48 lavoratori della Purem di Castellalto (Teramo) hanno perso il lavoro. Per tutti loro è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo. La notizia è stata comunicata con una semplice mail. La multinazionale tedesca del settore automotive, che produce marmitte e sistemi di scarico funzionali anche al processo produttivo dell’ex Sevel di Atessa, ora Stellantis Europe, chiude i battenti e delocalizza altrove. Già da un po’ diverse sue produzioni erano state trasferite in impianti-satellite dell’Est Europa, dove il costo del lavoro è più basso. L’impresa era però in salute, garantiscono i sindacati.
A nulla sono valse le proteste, i presidi e i blocchi produttivi di questi giorni. L’assessore regionale alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, ha spiegato: “La notizia della Purem è arrivata senza preavviso. Voglio ricordare come nell’ultimo incontro istituzionale del 23 maggio 2023 l’azienda aveva dato rassicurazioni sulla continuità del sito di Castellalto, evidenziando come lo stabilimento abruzzese dovesse diventare il principale centro di produzione dei pezzi di ricambio per tutto il gruppo Purem a livello europeo. Oltre al mantenimento dei livelli occupazionali”.
Nella mail spedita ai lavoratori, la multinazionale parla invece di una decisione “difficile ma inevitabile, presa dopo aver valutato attentamente tutte le possibili alternative(…). In Italia, l’industria automobilistica sta affrontando una delle crisi più gravi in Europa e a livello globale, con un calo della produzione di circa il 50% rispetto al 2018”.
Deadline per la dismissione di “tutte le attività produttive e di tutti i posti i lavoro in Italia”, la fine di quest’anno. Parole categoriche, arrivate “senza alcun incontro con le parti sociali, senza alcuna spiegazione alle lavoratrici e ai lavoratori – attaccano Fiom Cgil e Fim Cisl – Come se non meritassero il rispetto della loro dignità, ma solo l’essere trattati loro stessi come codici che entrano ed escono dalla fabbrica per decisione di chi magari allo stabilimento di Castellalto non ci ha mai messo piede”.
La Purem sorge nel Teramano, nella cosiddetta “Valle del tubo”: sull’altro versante d’Abruzzo, la Val Di Sangro, quartier generale della Stellantis di Atessa, le cose non vanno particolarmente meglio. Qui, nelle ultime settimane, sono state pubblicizzate le procedure di incentivazione all’uscita dal lavoro, la cosiddetta “Separation”. Un accordo che mira al prepensionamento di quattrocento dipendenti tra operai, impiegati e quadri. Si avrà tempo fino al 31 ottobre per aderire. Protesta Alfredo Fegatelli, segretario generale Fiom Chieti: “Questa riduzione si aggiunge alla già consistente emorragia occupazionale degli ultimi anni: da circa 6mila addetti del recente passato si è passati agli attuali 4.800, un calo netto che non lascia spazio all’ottimismo”.
Il sindacato aggiunge che “centinaia di lavoratori somministrati non sono stati stabilizzati o confermati, contribuendo ulteriormente al progressivo svuotamento dell’organico”. Mentre proseguono i contratti di solidarietà. Nello stabilimento Stellantis di Atessa, deputato alla fabbricazione di furgoni commerciali leggeri, decresce la produzione: “Se fino a poco tempo fa lo stabilimento realizzava circa 1.250 furgoni al giorno, oggi la quota è scesa a 850-870″. Intanto a Mirafiori il management ex Fiat ha lanciato un nuovo piano di 610 licenziamenti incentivati. Ai lavoratori sarà formulata un’offerta economica per andare in pensione anzitempo o per cambiare lavoro. I primi 250 del reparto carrozzerie abbandoneranno Mirafiori già quest’estate.
Ma è l’intero comparto dell’automotive tricolore a essere finito in panne. Contrazione radicale delle macchine nuove, aumento del ricorso all’usato, l’elettrico al palo. La domanda sprofonda, complici pure le vecchie e nuove instabilità geopolitiche. E le fabbriche chiudono, o fuggono dove conviene.
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