La memoria di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri: "Difeso l'interesse dello stato"

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Di Il Foglio
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La memoria di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri: "Difeso l'interesse dello stato"

Il governo ha agito difendendo "l'interesse dello stato", scrivono in un atto di 23 pagine i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell'Interno, Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. I vertici del governo coinvolti nel caso Almasri - lo scorso gennaio il comandante libico, su cui pende un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale, è stato fermato in Italia, ma poi rimpatriato nel suo paese con un volo di stato - hanno prodotto una memoria difensiva, a disposizione della Giunta per le autorizzazioni della Camera (che si riunirà domani mattina) che è chiamata a vagliare la richiesta avanzata dal tribunale dei ministri. Nel documento si ribadisce la legittimità del comportamento dei membri del governo che avrebbero agito "per la tutela di un interesse dello stato e costituzionalmente rilevante" e "il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio delle funzioni di governo". Invece i tre esponenti sono accusati, a seconda delle posizioni, di omissioni atti ufficio, favoreggiamento e peculato.

 

Nella loro memoria, allo stesso tempo, si sottolineano quelle che, secondo gli indagati, sarebbero delle anomalie e violazioni commesse dai giudici: le indagini sarebbero durate oltre i termini previsti dalla legge, non avrebbero accolto la richiesta di Mantovano di farsi interrogare al posto del ministro della Giustizia; avrebbero inoltre screditato le testimonianze che andavano contro le tesi del collegio e hanno indagato anche la capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, con un procedimento separato rispetto a quello dei ministri, nonostante fosse lo stesso caso.

 

Il documento sarà oggetto di discussione nella prossima riunione di Giunta in programma domani e ribadisce alcuni concetti già espressi in Aula, nel febbraio scorso da Nordio e Piantedosi, e nelle due memorie depositate a piazzale Clodio in cui si afferma che il governo ha agito per avere "difeso l'interesse dello stato". Nella memoria inviata il 30 luglio si fa riferimento alla "sussistenza dello stato di necessità" come "enunciato dall'articolo 25 del 'Responsability of State for Internationally Wrongful Acts 2001' della International Law Commission delle Nazioni Unite" che "legittima sul piano del diritto interno le condotte di tutti i rappresentanti del governo italiano coinvolti nel presente procedimento". La norma citata fa riferimento al codice di diritto internazionale sulla responsabilità degli stati su atti illegittimi che giustifica l'illiceità di una misura per salvaguardare un interesse essenziale dello stato da un pericolo grave e imminente. La stessa premier Meloni nei mesi scorsi aveva fatto espresso riferimento a ragioni di "sicurezza nazionale" nella scelta di espellere il generale libico dal territorio italiano.

 

 

Nella memoria trasmessa in Giunta un passaggio potrebbe essere dedicato a quanto stabilito all'articolo 9 della legge Costituzionale - la numero uno del 1989 - in cui si afferma che l'assemblea può "a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l'autorizzazione a procedere ove reputi" e con "valutazione insindacabile" che "l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo". 

Il Guardasigilli aveva respinto le accuse affermando di "non essere un passa carte" e facendo riferimento allo stato di necessità. "Ho il potere di interloquire con altri organi dello stato in caso di necessità - aveva detto il ministro - e questa necessità si presentava eccome". Sempre in quella memoria si sottolineava che "deve escludersi in modo categorico che incombesse sul ministro un dovere di trasmissione automatica degli atti al Procuratore generale". Sull'atto di espulsione di Almasri firmato da Piantedosi si citavano poi i "motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato". In quei giorni si è scelto di agire rapidamente - è la posizione del governo già nella prima memoria - "per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato".

 

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Autore
Il Foglio

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