La marina britannica solca il Mar Cinese sotto gli attacchi simulati di Pechino
- Postato il 30 settembre 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Nelle scorse settimane, nel cuore del Mar Cinese meridionale e nello stretto di Taiwan, la portaerei britannica HMS Prince of Wales e le unità del Carrier Strike Group hanno sperimentato in diretta il linguaggio delle forze armate cinesi.
La missione britannica, battezzata Operation Highmast, era pensata per marcare una presenza costante nel quadrante indo-pacifico, allineata con gli Stati Uniti e i partner regionali. Nel tratto più caldo, l’attraversamento delle acque contese delle Spratly, Londra ha provato a calibrare il passo, scartando le “Fonops” alla maniera americana, operazioni di libertà di navigazione dentro le 12 miglia dalle isole rivendicate da Pechino, in favore delle più prudenti “Fona”, attività condotte nella fascia dai 12 ai 24 miglia. Una scelta che segnala la volontà di esserci, ma senza esasperare il confronto.
Eppure, la risposta cinese è stata muscolare. Navi militari e guardacoste hanno seguito da vicino la squadra britannica, scambiando avvisi radio e testando la reattività delle unità alleate, tra cui la fregata norvegese Roald Amundsen e il cacciatorpediniere giapponese Akebono. Dal ponte della Prince of Wales, gli ufficiali hanno parlato di “professionismo” da parte cinese, ma anche di chiari avvertimenti, come contatti ravvicinati e pressioni costanti.
Secondo quanto riportato dal Times, i caccia del People’s Liberation Army Air Force hanno simulato lanci missilistici contro la fregata HMS Richmond, mettendo in scena quelli che i militari chiamano “constructive kills”. In gergo militare significa che il pilota nemico porta a termine tutte le manovre necessarie a lanciare un missile, salvo interrompersi all’ultimo, senza premere il grilletto.
Gli F-35 britannici hanno decollato per missioni di sorveglianza, e le unità di scorta hanno effettuato “barrier ops” per schermare la portaerei. Per i comandanti, lo scenario è stato un banco di prova reale, ritrovandosi sotto il tiro, seppur simulato, da parte dei caccia cinesi. Che la contro esercitazione di Pechino voglia lanciare un messaggio o meno, la sensazione è che ogni navigazione non allineata sarà trattata come un test della determinazione cinese e, probabilmente, anche della sua deterrenza effettiva.