La mappatura dei nei non più garantita dal Ssn? Anche la Federazione medici di famiglia smentisce il Veneto: “Ora è inserita nella prima visita”
- Postato il 20 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dotare gli studi dei medici di famiglia di un dermatoscopio, lo strumento per fare la mappatura dei nei, per permettere ai camici bianchi di realizzare screening sistematici sui loro pazienti, investendo sulla prevenzione e alleggerendo le liste d’attesa. È questa la soluzione individuata da Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), per risolvere alla radice il caso scoppiato tra Regione Veneto e ministero della Salute sulla presunta cancellazione dai Livelli essenziali di assistenza (Lea) della mappatura dei nei, esame fondamentale per la prevenzione dei tumori della pelle.
Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla segreteria veneta della Fimmg – sul fatto che la mappatura non venisse più coperta dal Servizio sanitario regionale, diventando così disponibile di fatto solo a pagamento -, Scotti fa un po’ di chiarezza a ilfattoquotidiano.it: “Il nuovo nomenclatore, che non ha eliminato l’esame, bensì l’ha incluso nella prima visita dermatologica, è un miglioramento rispetto al passato“, dichiara. “Sia per l’appropriatezza della prestazione, sia per il costo – prosegue -. Accorpando la mappatura alla prima visita dermatologica, infatti, c’è anche un risparmio per le casse del Servizio sanitario”.
In ogni caso, spiega il segretario, il medico di famiglia può prescrivere la prestazione, e quindi mandare il paziente dal dermatologo per la prima visita, solo se evidenzia lesioni sospette che meritano un approfondimento. Lo screening sistematico preventivo, precisa, non è previsto dai Lea nazionali. Ed è un male secondo Scotti, che non è d’accordo con quanto dichiarato dalla Regione Veneto, secondo cui “lo screening sistematico di tutti i nei nella popolazione generale non ha dimostrato efficacia nella riduzione dei melanomi invasivi né della mortalità per melanoma”. “Mettere a terra più investimenti sulla prevenzione (cenerentola della sanità pubblica nostrana, ndr) è fondamentale per il nostro Ssn – commenta Scotti -. Sia per la salute pubblica della popolazione, sia per alleggerire la pressione sulle strutture. E non è vero che lo screening preventivo non è efficace. È uno strumento importante per la diagnosi precoce del melanoma e di altri tumori cutanei”.
Ed è proprio in quest’ottica, per togliere peso sugli ambulatori degli specialisti e ridurre le liste d’attesa, che Scotti rilancia la necessità di nuovo accordo integrativo regionale: nella Manovra 2020, il ministro della Salute dell’epoca, Roberto Speranza, ha stanziato 235 milioni di euro per la diagnostica di primo livello negli studi dei medici di famiglia. “Ma questi fondi – spiega Scotti – sono ancora in pancia alle regioni. Possono servire proprio per dotare i medici di famiglia, ed eventualmente le case di comunità, dei dermatoscopi necessari alla mappatura dei nei. Siamo noi a spogliare il paziente durante tutte le visite, possiamo monitorare direttamente. Per il primo screening preventivo, su un volume di popolazione più ampio, non serve il dermatologo. Poi, nel caso vengano verificate anomalie, il paziente verrà indirizzato a un secondo livello, ovvero una visita specialistica. Così abbatteremmo anche le liste d’attesa”, conclude il segretario.
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