La mappa della felicità nell’antica Mesopotamia

  • Postato il 26 dicembre 2024
  • Di Focus.it
  • 1 Visualizzazioni
Gli abitanti dell'antica Mesopotamia (attuale Iraq) quando s'innamoravano sentivano le "farfalle nello stomaco" e quando erano angosciati si sentivano il "cuore pesante" come noi? Non proprio: collegavano l'amore a una sensazione provata nel fegato, associavano il disgusto agli stinchi, la sofferenza alle ascelle e l'eccitazione sessuale alle caviglie. Insomma provavano le nostre stesse emozioni, ma le "incarnavano" in parti diverse del corpo rispetto a noi.. Questa scoperta è emersa analizzando un milione di parole in lingua accadica risalenti al periodo tra il 934 e il 612 a.C., incise su tavolette d'argilla in scrittura cuneiforme. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista iScience dal team della profesoressa Saana Svärd, esperta di Storia assira, all'Università di Helsinki.. Così uguali così diversi. «Se confrontiamo la mappa corporea della felicità delle popolazioni dell'antica Mesopotamia con le mappe moderne (pubblicate dal team del finlandese Lauri Nummenmaa un decennio fa), in parte sono simili, la differenza più marcata forse risiede nel fegato, organo a cui gli Assiri associavano i sentimenti legati a gioia e amore, tanto che la formula "essere felici" si traduce letteralmente in "il fegato (kabattu) è luminoso (neperdu)" », spiega il neuroscienziato cognitivo Juha Lahnakoski, dell'Università di Aalto (Finlandia). Un'altra emozione che risulta "incarnata" in maniera diversa è la rabbia: noi la percepiamo nella parte superiore del corpo e nelle mani, mentre gli abitanti della Mesopotamia la "collocavano" nei piedi, associandola a sensazioni di "calore".. Roba da ricchi. I ricercatori sottolineano però, che nonostante risulti molto affascinante questo confronto tra emozioni di ieri e di oggi, bisogna tener presente che in Mesopotamia, tra il 3000 e il 300 a.C., c'era un tasso di alfabetizzazione bassissimo: la scrittura cuneiforme era conosciuta quasi esclusivamente dagli scribi e destinata, dunque, solo ai ceti più elevati. Tra i documenti esaminati c'è un po' di tutto: lettere personali, contratti di compra-vendita, preghiere e i primi testi storici e matematici. Questi studi linguistici finora non erano mai stati compiuti nell'ottica di collegare emozioni e parti del corpo. Questo approccio potrebbe essere applicato in futuro anche ad altri documenti storici: «Magari rappresenterà l'occasione per esplorare le differenze interculturali nel modo in cui viviamo le emozioni», conclude Svärd..
Autore
Focus.it

Potrebbero anche piacerti