“La malattia ha intenerito il cuore di re Carlo e lo ha convinto a rivedere Harry dopo tutto il fango che ha buttato sulla famiglia”: i retroscena dell’incontro a Clarence House
- Postato il 11 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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55 minuti per cominciare a cancellare 5 anni di incomprensioni. Alla fine, l’atteso incontro tra Harry e suo padre, re Carlo III, è arrivato. La quattro giorni inglese del principe ribelle ha portato il suo frutto. Erano da poco passate le 17 di mercoledì 10 settembre, ora locale a Londra, quando le agenzie hanno rilanciato la notizia, nell’aria da tempo, ma mai veramente confermata: le porte di Clarence House si stavano aprendo al figliol prodigo di casa Windsor.
Re Carlo III era appena rientrato dalle sue vacanze in Scozia, dove i sovrani sono soliti trascorrere il mese di agosto, tra il castello di Balmoral, Castle of Mey e, Carlo in particolare, la grande residenza di Birkhall.
Il volo da Inverness lo aveva appena riportato nella sua casa londinese, quando anche l’automobile di Harry virava verso la stessa destinazione.
Gli analisti del linguaggio del corpo hanno immediatamente rilevato nel duca del Sussex un atteggiamento ottimista e quello sguardo un po’ birichino che ha sempre avuto, sin da piccolo, quello che gli è valso il favore di tutti coloro che lo circondavano e del suo popolo; almeno prima che, nel 2020, decidesse di scappare in America con la sua nuova famiglia voltando le spalle a patria e famiglia e soprattutto alla corona. Imperdonabile, poi, tutto quello che era seguito negli anni successivi e che aveva generato la chiusura totale dei rapporti con la monarchia.
Oggi tutto questo sembra uno scotto affievolito, il perdono, l’affetto sono il timbro del nuovo corso accelerato dalla malattia di Carlo III che gli avrebbe intenerito il cuore, (secondo molti esperti reali) e lo avrebbe persuaso a rivedere il figlio che tanto fango ha gettato sulla famiglia e sulla “ditta”, così come viene chiamata l’istituzione.
I dubbi sulla possibilità di un riavvicinamento erano stati rinfocolati dalla scelta di Harry e Meghan di usare tutte le informazioni riservate sulla vita a corte e sulle sue dinamiche per fare soldi. Libri, interviste e documentari hanno rimpinguato le casse dei duchi del Sussex per anni, a danno dell’immagine della monarchia più longeva e, soprattutto, seguita del mondo. Il principale ostacolo a mettere un freno alla speranza di rivedere una foto di gruppo a Buckingham Palace era la fiducia. Nessuno ha mai vissuto con serenità l’idea di piazzare nella stessa stanza i membri della corona per timore che poi ogni parola, ogni dettaglio finisse poi in un nuovo documentario tv.
Ma evidentemente, questa volta nulla è stato lasciato al caso dal momento che gli emissari di Harry ed il segretario particolare del re si erano incontrati lo scorso luglio per definire i termini dell’incontro. Il segnale lanciato da quel terrazzino della Royal Over-saes Legue di Piccadilly, a Londra, era inequivocabile: nessuna improvvisazione. Così, l’arrivo di Harry a Londra lunedì 8 settembre ha gettato le basi per l’operazione simpatia che preludesse al te a Clarence House.
Il duca del Sussex ha fatto tutto ciò che un membro della famiglia reale è chiamato a compiere per dare un senso al suo stesso esistere. Dalla deposizione dei fiori sulla tomba della regina Elisabetta II, alla partecipazione agli eventi caritatevoli dedicati ai bambini malati, alla donazione di soldi per altre cause benefiche: tutta l’agenda era stata condita degli elementi che creano consenso e fanno tollerare i costi della monarchia, nonostante tutto.
Dopo il te sul quale nessuna nota ufficiale ha aggiunto una riga in più al di là della conferma, Harry è andato all’evento clou del suo tour inglese, dedicato agli Invictus Games, i giochi in stile para olimpici da lui fondati per i veterani. A chi gli ha domandato come avesse trovato suo padre ha risposto “bene” e nulla di più. Come da accordi. La visita in Inghilterra è stata un successo, ieri Harry ha donato altri soldi, 500.000 sterline al centro per protesi dell’Imperial College di Londra ed è intervenuto a sostegno dei bambini vittime della guerra a Gaza. “Oggi Gaza ha la più alta densità di bambini mutilati al mondo, nella storia moderna – ha dichiarato – nessuna singola organizzazione potrà risolvere questa sfida da sola, ma serve la collaborazione di tutti, dai governi, alla scienza, alla medicina alla risposta ed il sostegno umanitario”.
Chi si è tenuto a debita distanza dalle luci della ribalta accese su Harry è stato suo fratello William, impegnato in Galles per il programma Community Impact della Royal Foundation che si occupa di salute mentale. William è andato a Cardiff in treno, le sue foto e le immagini della sua visita hanno tempestato il web ma non hanno guadagnato le prime pagine dei quotidiani troppo interessati alla riconciliazione alla quale lui non ha voluto prendere parte.
Secondo il Mirror, l’81% delle persone intervistate, su un totale di 11.000, è assolutamente d’accordo con la scelta di William, mentre solo il 19% sarebbe a favore di una riconciliazione tra i fratelli. La loro spaccatura sarebbe troppo profonda per essere sanata, almeno per ora. Sarà bastato, dunque, quel te a restituire alla famiglia reale britannica un canale di dialogo per la riconciliazione?
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