La maggioranza stringe sulla manovra e guarda agli Usa
- Postato il 4 novembre 2024
- Di Agi.it
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La maggioranza stringe sulla manovra e guarda agli Usa
AGI - "Collaboreremo con chiunque". Nel governo si ripete come un 'mantra' che la posizione dell'Italia resterà sempre la stessa, massima collaborazione sia se dovesse vincere Kamala Harris che Donald Trump. E che, dunque, al di là di chi vince i rapporti tra il nostro Paese e gli Stati Uniti "resteranno solidissimi". Poi ovviamente c'è la posizione dei partiti della maggioranza. Convintamente a sostegno per il candidato repubblicano è la Lega.
"Rispetteremo la libera scelta dei cittadini americani (a differenza di chi urla 'al fascismo' sia a Roma che a Washington) ma una vittoria di Donald Trump avvicinerebbe la pace sia in Ucraina che in Medio Oriente, e per me questo è un valore supremo", dice il segretario del partito di via Bellerio Matteo Salvini. In Fdi si espone il deputato eletto nella circoscrizione estero Andrea Di Giuseppe: in caso di vittoria di Trump l'Italia, grazie alla credibilità del premier Giorgia Meloni, diventerebbe un interlocutore privilegiato degli Stati Uniti", afferma.
"Meglio Trump che Harris", osserva un altro 'big' di Fratelli d'Italia. Ma anche chi tifa per il tycoon americano è consapevole dei possibili rischi di una vittoria dell'ex presidente Usa sia sullo scacchiere internazionale, sia nel rapporto tra l'America e la Nato (tra l'altro martedì il presidente del Consiglio vedrà il segretario dell'Alleanza atlantica Mark Rutte).
Timori, legati anche alle conseguenze sulla guerra in Ucraina, che serpeggiano per esempio tra qualche azzurro, anche se il partito non si schiera in alcun modo (a dare la preferenza per Harris è stata Marina Berlusconi), con il convincimento che i rapporti tra gli Stati Uniti e il nostro Paese resteranno, comunque vada, molto forti. L'opposizione incalza: "Presidente Meloni - dice la deputata di Avs, Luana Zanella - non sente il bisogno di difendere il nostro Paese dagli attacchi forsennati di Donald Trump? Perché non risponde al tycoon secondo il quale l'Europa, Italia compresa, stanno derubando gli Stati Uniti?". Ma questa settimana, al di là delle elezioni statunitensi del 5 novembre, l'attenzione dell'esecutivo è rivolta alla manovra.
Sempre per il 5 novembre è previsto l'incontro con i sindacati a palazzo Chigi sulla legge di bilancio. E oggi inizieranno le audizioni in Parlamento. L'invito arrivato alle forze che sostengono il governo è quello di presentare pochi emendamenti, ma Lega e Fdi sono in pressing. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani difende l'impianto della manovra: "È corretta ed equilibrata, che va nella direzione giusta, che ma - avverte il segretario di Forza Italia - ci sono alcuni aspetti statalisti e dirigisti che sono inaccettabili e rischiano di appannare l'immagine di un provvedimento che è nell'interesse delle imprese e delle famiglie".
"Mi riferisco innanzitutto - sottolinea - alla decisione di imporre alle imprese che ricevono aiuti e contributi dallo Stato la presenza di revisori dei conti rappresentanti del Mef. Una regola che ricorda i metodi della Stasi della Germania dell'Est". Tajani spiega di essere favorevole alla riapertura dei termini del concordato: "maggiori risorse permettono di tagliare ancora di più l'Irpef". Tra le richieste quella di rivedere la web tax "a tutela dei piccoli" e di eliminare il blocco del turn over delle forze dell'ordine, richiesta che avanza anche la Lega.
"Questa era una finanziaria con margini molto stretti", osserva il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon alludendo all'aumento di tre euro delle pensioni minime, "poi in Parlamento si vedrà, se si potrà ancora intervenire su questo o su altro, ma sempre tenendo conto del vincolo della sostenibilità". L'esponente della Lega ha assicurato che "sulle pensioni la Lega tornerà a proporre misure per collegare la previdenza integrativa con la previdenza pubblica obbligatoria". "Un balletto macabro di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia sulla pelle degli italiani", attacca il dem Arturo Scotto. L'obiettivo del governo è quello di arrivare all'approvazione definitiva della legge di bilancio prima di Natale ma non è detto che si riescano a rispettare i tempi.
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