La lunga strada di Rui Borges verso lo Sporting Lisbona
- Postato il 1 ottobre 2025
- Di Il Foglio
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La lunga strada di Rui Borges verso lo Sporting Lisbona
Quel nomignolo se l’è portato dietro per tutta la carriera. Perché quando solcava le acque limacciose delle serie minori portoghesi Rui Borges si era visto cucire addosso l’etichetta di “piccolo Luis Figo”. In verità le similitudini con il fenomeno di Almada riguardavano la posizione in campo sulla destra e la capacità di disegnare traiettorie sinuose su punizione. Poi basta. Per l’attuale tecnico dello Sporting, infatti, i diciassette anni passati fra i campi meno assolati del Portogallo non sono stati un viaggio sulle montagne russe, ma un giro in altalena.
Il centro d’attrazione di tutta la sua storia è Mirandela, un agglomerato da meno di venticinquemila anime elevato a rango di città soltanto nel 1984. È lì che Rui Borges è nato quarantaquattro anni fa. È lì che è tornato tre volte come calciatore. Ma è soprattutto da lì che è partita la sua parabola da allenatore. È l’estate del 2017 e a quel club in miniatura serve un allenatore. E anche alla svelta. La scelta della dirigenza è piuttosto semplice. Borges viene spostato dal campo alla panchina. In fin dei conti quando giocava “faceva molte domande e si interessava degli allenamenti e degli esercizi” ricordano da quelle parti. L’incarico non è il massimo. La squadra milita nella quarta serie del calcio lusitano. I sogni di gloria non sono un’ipotesi contemplata. La dirigenza parla chiaro: l’obiettivo non può essere altro che la salvezza. Solo che Rui Borges chiude quarto. Qualcuno parla di impresa. Altri di miracolo.
Intanto però si fa sotto l’Académico Viseu, in Serie B.
Anche qui le prospettive sono tetre. Il club è penultimo in classifica con 21 punti. L’obiettivo è chiudere con dignità il campionato. Rui Borges accetta. Poi porta la squadra fino a metà classifica. La paura è un ricordo. Nella stagione successiva l’Académico chiude ottavo. Ma conquista una clamorosa semifinale nella coppa nazionale.
Il nome di Rui Borges finisce sui taccuini di tutti i ds del Paese. Eppure più che in paradiso, si ritrova in purgatorio: Académica, Nacional, Vilafranquense e Mafra. Fino alla chiamata del Moreirense, in Primeira Liga. Ed è qui che Rui Borges diventa una specie di Re Mida. In un anno porta il club al sesto posto (miglior risultato nella storia della società) e mette in fila sette partite senza sconfitte. Qualcosa che non si era mai visto da quelle parti.
L’anno dopo è al Vitoria Guimaraes, con cui centra la storica qualificazione agli ottavi di finale.
Tutto cambia sotto Natale.
Poco prima Amorim aveva lasciato lo Sporting per andare allo United. E il suo sostituto, João Pereira, aveva perso 4 partite su 5. Il club si guarda intorno. Poi paga 4 milioni di euro per liberare Borges dal Guimaraes. I tifosi sono a pezzi. Il Benfica è avanti di tre punti. La rosa conta dieci infortunati. “Per favore, la situazione è troppo complicata per affidare la squadra alla mediocrità di Rui Borges”, scrivono i supporter su Reddit. L’allenatore si presenta dicendo: “Ho enorme fiducia. Il futuro sarà radioso”. Sembra una provocazione, invece è la realtà. Borges per prima cosa si cancella da tutti i social network. Non vuole che la famiglia possa essere turbata da critiche e insulti. All’inizio cerca di cambiare modulo, poi ritorna alla difesa a tre. A fine anno vince campionato e coppa nazionale. Un double che mancava da 20 anni. I successi sembrano non bastare. L’allenatore vive sempre sulla graticola, come se a Lisbona non si fidassero di lui. Anche i giornalisti di A Bola sono scettici. A inizio stagione lo pregano di non usare il 4-2-3-1. Soprattutto prima della sfida contro il Porto, poi presa. Rui Borges è andato dritto per la sua strada e ha vinto tutti gli altri match. Un percorso che il Re Mida di Mirandela cercherà di mantenere intatto anche stasera, in casa del Napoli.
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