La lotta dei 76 della Bipres non pagati da due mesi: “L’ad fa il padrone, usa la fame per spingere gli operai alle dimissioni”

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Questa è la storia di un’azienda che starebbe cercando di sbarazzarsi dei propri dipendenti in maniera selvaggia, una vicenda di lotta e un dramma allo stesso tempo con famiglie che rischiano di ritrovarsi in ginocchio da un giorno all’altro in un territorio dove le opportunità lavorative nell’industria scarseggiano. Alcuni operai sull’orlo del baratro vivono un incubo doppio perché marito e moglie lavorano fianco a fianco, nello stesso capannone. Questa è una storia che il segretario generale della Fiom di Forlì-Cesena, Fabio Torelli, non teme di definire “padronale” perché, sostiene, quella è la postura che ha assunto l’amministratore delegato Terenzio Maria Servetti da quando ha assunto il controllo solitario della Bipres di Portico di Romagna, azienda specializzata nello stampaggio di lamiere con uno stabilimento nello stesso paese e uno a Rocca San Casciano: “Sta facendo tutto quel che vuole, ma non ci fermeremo”.

Settantasei dipendenti, quattro anni di ammortizzatori sociali autorizzati dalla Regione Emilia-Romagna e ora il tracollo: sono senza stipendio da due mesi. Così gli operai si sono mobilitati, stufi di aspettare e lavorare senza ricevere quanto dovuto. Da giorni presidiano i piazzali davanti alle due fabbriche sull’Appennino forlivese, al confine con la Toscana, una delle zone più colpite dalle alluvioni degli scorsi anni. Non è bastato, anzi la reazione dell’azienda è stata un ulteriore strappo. “Dopo lo sciopero di due giorni fa è scoppiata una situazione gravissima: nella notte appena trascorsa e in mattinata, ha scelto di pagare una mensilità solo ad una parte dei lavoratori, quelli che intende ‘tenersi’, lasciando senza un euro tutti gli altri”, ha denunciato la Cgil provinciale definendo il comportamento “discriminatorio, indegno e inaccettabile, che divide le persone, calpesta la dignità del lavoro e tenta di usare la fame come strumento di pressione. Chi non è stato pagato non è neppure sospeso in contratto di solidarietà, e viene costretto a lavorare gratis, senza alcuna tutela”.

Lo schema, secondo Torelli è chiaro: “Bipres non vuole che tutti lavoratori raggiungano le tre mensilità non pagate così da poter dare le dimissioni e prendere la disoccupazione. Pagando solo alcuni, ostacola questa possibilità a una parte dei suoi dipendenti, quella che è intenzionata a tenere in organico, e spinge gli altri verso la soluzione del passo indietro”. Finora le lavoratrici e i lavoratori sono rimasti compatti. E dopo il pagamento parziale hanno iniziato uno sciopero che, giurano, andrà avanti a oltranza. La mossa ha spinto la proprietà a un’ulteriore escalation: “Ha reagito con un ricatto vergognoso: ha fatto sapere che, se i lavoratori non rientrano, porterà i libri in tribunale – ha detto ancora la Cgil – Una minaccia inaccettabile, che dimostra quanto la direzione aziendale sia disposta a calpestare i diritti pur di spezzare la solidarietà”. E, spiega ancora il segretario provinciale della Fiom a Ilfattoquotidiano.it. ha anche “avvisato che lunedì arriverà un nuovo importante cliente, quindi se gli operai non saranno al lavoro finiranno per far chiudere la fabbrica”.

Torelli non ci sta: “Continueremo a scioperare, anche se sappiamo che il rischio è alto. Questa vicenda è oscena e viverla con i lavoratori è straziante. Parliamo di un paese piccolo, con tante lavoratrici vicine ai 60 anni che non troverebbero un nuovo impiego se perdessero il posto. Qui – dice – c’è gente che non sa più come pagare il mutuo. Per questo abbiamo anche aperto un conto corrente per sostenerli. Manderemo il resoconto dei versamenti, in massima trasparenza, a chi donerà perché ogni centesimo deve andare ai lavoratori e tutti devono controllare che sia così”. Una parte era già stata anticipata dalla stessa Fiom di Forlì-Cesena per coprire lo sciopero del 3 ottobre: “Non avevamo scelta e quei 5mila euro non saranno rendicontabili, ma non potevamo fare altrimenti: c’è gente che non manda più a scuola i figli perché non sa come pagare la mensa e altri che non hanno più i soldi per la spesa”. Il sindacato ha chiesto un tavolo in Regione: il primo incontro è previsto il 7 novembre. Resta da capire se Bipres si presenterà, aprendo al confronto, oppure se tirerà dritto.

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Il Fatto Quotidiano

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