La lista Ue dei “paesi di origine sicuri” per i rimpatri, che significa e cosa cambia per i migranti
- Postato il 18 aprile 2025
- Politica
- Di Blitz
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La Commissione Europea ha proposto un giro di vite sui flussi migratori dando la possibilità a chi lo vuole di anticipare alcune misure chiave del Patto sulle migrazioni che altrimenti entrerebbero in vigore nel giugno del 2026. Bruxelles ha inoltre stilato un primo elenco di “Paesi di origine sicuri“ a livello comunitario, cioè obbligatoriamente valido per tutti gli Stati membri. Vediamo nello specifico quali sono i paesi e quali misure del Patto si potranno anticipare.
Quali sono i paesi sicuri e l’apertura ai centri in Albania
La Commissione ha istituito un primo elenco che include Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. L’esecutivo europeo ha anche deciso che i Paesi candidati all’adesione all’Ue possono essere sempre designati come Paesi d’origine sicuri tranne “se non si applichino condizioni specifiche”. Si tratta di un’apertura chiara a Paesi come l’Albania (ed anche la Turchia) con cui l’Italia ha firmato un patto che ha portato all’apertura dei noti centri di detenzione per migranti sul suo territorio.

Tra i Paesi sicuri figurano dunque anche Egitto e Bangladesh che invece erano stati considerati “non sicuri” dal Tribunale di Roma, il quale nei mesi scorsi non aveva convalidato il trattenimento dei migranti portati in Albania rimettendo la decisione alla prossima pronuncia della Corte europea di Giustizia. La pronuncia adesso diventa rilevante anche per la lista della Commissione, visto che i giudici potrebbero comunque dare un parere contrario a quanto stabilito da Bruxelles. Ma per il momento Giorgia Meloni ha espresso “grande soddisfazione” per la lista sostenendo che è una “ulteriore conferma della bontà della direzione tracciata dal Governo italiano”. “I fatti dimostrano che avevamo ragione e che siamo sulla buona strada”, ha aggiunto la premier italiana.
Le “liste nazionali”
I 27 paesi della Ue, se la proposta sarà approvata così com’è dal Consiglio e dal Parlamento Europeo, potranno poi applicare “la procedura di frontiera” o “una procedura accelerata” alle persone provenienti da paesi in cui, in media, viene concesso l’asilo nell’Ue al 20 per cento o meno dei richiedenti. Inoltre gli Stati membri potranno godere di una maggiore flessibilità nella designazione (nelle loro “liste nazionali”) dei “Paesi terzi sicuri e Paesi di origine sicuri“ dato che potranno escludere “regioni specifiche” o “categorie d’individui chiaramente identificabili”.
Insomma, le capitali avranno più libertà di agire, e già si registra la preoccupazione di varie Ong ed anche dell’opposizione in Italia, benché siano previste delle limitazioni. Le liste nazionali infatti potranno essere diverse da quella Ue ma se un Paese verrà estromesso (con procedura legislativa ordinaria) potrà essere mantenuto sulla lista nazionale solo se la Commissione non si opporrà.
“Le nazioni sulla lista saranno sottoposte a revisione regolare, si tratta di un processo dinamico”, ha sottolineato un funzionario europeo. Che ha aggiunto: “Peraltro non vuol dire che i Paesi non presenti nell’elenco Ue non siano sicuri“. Le liste nazionali comunque devono seguire i criteri previsti dal Patto sulla migrazione.
Come sono state designate le nazioni “sicure”
Le nazioni indicate dall’Ue come “sicure” sono state designate dopo “un’analisi dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo e altre fonti”, comprese le informazioni provenienti “dagli Stati membri, dall’Unhcr e dal Seae”. La Commissione ritiene infine che i Paesi candidati all’Ue in linea di principio soddisfino i criteri per essere sicuri (vale anche per la Turchia). Un candidato verrebbe escluso solo nel caso di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto (come in Ucraina), sanzioni adottate dal Consiglio o un tasso di riconoscimento dei richiedenti asilo superiore al 20% in tutta l’Ue.
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