La lista dei 7 paesi sicuri per la Ue

  • Postato il 16 aprile 2025
  • Di Agi.it
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La lista dei 7 paesi sicuri per la Ue

AGI - La Commissione europea accelera sull'attuazione del Patto per le migrazioni e l'asilo, anticipando di un anno la procedura accelerata o di frontiera che permette agli Stati di valutare in tre mesi invece di sei le richieste di asilo da parte di persone che hanno poca probabilità di ottenerlo. Una stretta che riguarderà i migranti in provenienza da sette Paesi extra-Ue (Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia) e da tutti i Paesi candidati all'adesione, esclusa l'Ucraina per ovvie ragioni: Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia. Non è tutto. La Commissione anticipa anche la regola della soglia del 20%: ossia gli Stati membri possono applicare la procedura di frontiera o una procedura accelerata - quindi sempre l'iter di tre mesi - alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, al massimo il 20% dei richiedenti beneficia di protezione internazionale nell'Ue.

La lista dei sette è stata stilata prendendo in considerazione una percentuale di accoglimento inferiore al 5%, oltre all'elevato numero di domande presentate e la presenza dei Paesi nelle liste nazionali già esistenti. Infine, in risposta anche alla sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue che aveva stabilito che un Paese per essere definito sicuro doveva esserlo nel suo complesso (il granello di sabbia finito nell'ingranaggio del protocollo Italia-Albania) la Commissione stabilisce che "i Paesi terzi sicuri e i Paesi di origine sicuri possono essere designati con eccezioni, offrendo agli Stati membri una maggiore flessibilità escludendo regioni specifiche o categorie chiaramente identificabili di individui".

In sostanza, un Paese può essere sicuro ma non per le donne o non per minoranza etnica, religiosa e sociale. Un Paese candidato all'Ue verrebbe escluso dalla lista solo in determinate circostanze specifiche: violenza indiscriminata in situazioni di conflitto, sanzioni adottate dal Consiglio nei confronti di tale Paese o un tasso di riconoscimento a livello dell'Ue dei richiedenti asilo superiore al 20%. Le proposte di Bruxelles accolgono in toto le richieste italiane. Il Governo aveva già introdotto con decreto una propria lista di Paesi sicuri che rispetto a quella europea ne ha otto in più: Algeria, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Perù, Senegal e Sri Lanka. Non contiene pero' la Colombia. "Accolgo con grande soddisfazione la proposta di lista Ue Paesi sicuri di origine presentata dalla Commissione europea e che ricomprende, tra gli altri, anche Bangladesh, Egitto e Tunisia", ha commentato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Le nuove proposte della Commissione vengono interpretate anche come un ulteriore sostegno al protocollo Italia-Albania: i ricorrenti che hanno portato il caso davanti alla Corte di Giustizia dell'Ue - che ha al centro proprio la definizione dei Paesi sicuri - sono cittadini del Bangladesh. Facendo una stima approssimativa, le nuove regole potrebbero riguardare circa 200 mila persone sulle 900 mila che ogni anno fanno richiesta d'asilo in Ue. Il Parlamento europeo e il Consiglio devono approvare ora la proposta che entrerà in vigore venti giorni dopo il via libera. Ma - è bene precisarlo subito - non ci saranno negoziati per inserire eventuali altri Paesi nella lista.

"Capisco la tentazione ma serve una valutazione fornita dalla Commissione europea per aggiungere qualche Paese all'elenco, sulla base anche delle informazioni raccolte dell'Agenzia per l'asilo e dal Servizio di azione esterna. È possibile però che il Consiglio e il Parlamento decidano di togliere qualche Paese dall'elenco e questo è possibile", spiega un funzionario della Commissione. "È un sistema dinamico che potrà essere aggiornato nel tempo. La Commissione potrà sospendere o rimuovere Paesi dalla lista se la situazione dovesse cambiare", evidenzia. E se un Paese venisse rimosso dalla lista, gli Stati membri potrebbero inserirlo nella propria lista nazionale salvo obiezione - entro due anni - da parte della Commissione. Tuttavia, una volta approvata la lista Ue sarà vincolante per tutti. Per quei Paesi va applicata la procedura accelerata. Da Palazzo Berlaymont ci tengono a precisare che la procedura accelerata non implica una compressione del diritto d'asilo. "Le domande verranno comunque esaminate nel merito dalle autorità competenti. Non si tratta di un automatismo. Il richiedente potrà sempre fornire elementi per dimostrare che, nel suo caso specifico, la presunzione di sicurezza non è applicabile", spiegano i funzionari.

"Rimane il diritto di fare appello davanti a un tribunale nazionale e la durata dei tre mesi riguarda solo la fase amministrativa, non quella di appello". Cosi' come "le regole sull'accoglienza durante l'eventuale ricorso restano quelle già previste dalla normativa europea". Questo passo della Commissione non avrà una conseguenza diretta sull'operato del protocollo Italia-Albania, se non tramite una maggiore legittimazione europea. "La persona rimane sul territorio secondo quanto stabilito dalla direttiva sulle condizioni di accoglienza, che non viene modificata da questa proposta", assicurano dalla Commissione.  

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Agi.it

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