La Linfologia su Rai 1: il dottor Alberto Macciò ospite a “Check-Up”
- Postato il 22 giugno 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. Per la prima volta nella sua lunga storia, la trasmissione “Check-Up”, storico appuntamento di RAI 1 dedicato alla salute, ha acceso i riflettori sulle malattie della circolazione linfatica, un gruppo di patologie croniche e spesso invalidanti che ancora oggi faticano a trovare il giusto spazio nella comunicazione medica e nell’agenda sanitaria nazionale.
Tra gli esperti chiamati a intervenire nello storico Studio 2 di Via Teulada, il dottor Alberto Macciò, chirurgo specialista in linfologia, che ha portato la propria competenza clinica e scientifica, illustrando le cause, le conseguenze e le possibilità terapeutiche di queste patologie, spesso misconosciute. Durante la diretta, Macciò ha inoltre eseguito un bendaggio dimostrativo su una paziente, mostrando dal vivo l’efficacia e l’importanza di trattamenti corretti e tempestivi.
Responsabile della Linfologia presso l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo e titolare di un’attività altamente specializzata nella sede savonese, Macciò è da anni impegnato nella divulgazione scientifica e nella promozione di un approccio multidisciplinare per la gestione delle affezioni linfatiche. L’invito a far parte di questo selezionato gruppo di esperti rappresenta un importante riconoscimento per il suo lavoro e per l’intera comunità scientifica che da tempo si batte per dare visibilità a queste patologie “orfane” ma impattanti.
La giornalista conduttrice Luana Ravegnini ha dedicato sui propri canali social uno spazio personale a ciascuno dei protagonisti della puntata, contribuendo a diffondere il messaggio e la consapevolezza anche al di fuori dello studio televisivo.
“Essere negli studi della RAI per parlare di linfologia – ha dichiarato Macciò – è stata un’esperienza emozionante e un segnale importante: la televisione può e deve essere una vetrina per tutte quelle malattie che, pur coinvolgendo migliaia di pazienti, sono ancora troppo spesso orfane di attenzione e risorse. Solo così si può promuovere davvero una cultura della salute più inclusiva e attenta alla realtà dei pazienti”.