La lezione di calcio di Enzo Maresca a Luis Enrique: il tecnico italiano che ha fatto risorgere il Chelsea e mandato in tilt il Psg

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Facendo zapping tra giornali e siti dopo lo spettacolare 3-0 del Chelsea sul Psg nella finale del mondiale per club, con il dominio assoluto dei londinesi, lanciati nel primo tempo dalla doppietta di Palmer e dal gol elegante di Joao Pedro, spicca il 9 in pagella della Gazzetta a Enzo Maresca, con relativo giudizio: “L’unico ad aver capito come si affronta la squadra di Luis Enrique”. La rosea poi conclude: “In panchina è nata una stella: Enzo Maresca”.

La sensazione è che sia davvero così. Impressionante la lezione di calcio impartita ieri dal tecnico italiano al collega spagnolo. Lo ha battuto sul suo terreno: pressing e aggressività. Il Chelsea ha impedito al Psg di respirare, aggredendo dal primo secondo e non mollando la presa fino al fischio finale. Maresca ha anche sorpreso Luis Enrique con il modulo iniziale: un 4-2-3-1 che ha mandato in tilt i campioni d’Europa. C’è stata, in questa mossa, l’impronta della scuola tattica italiana: non si sfugge alle origini e Maresca, pur nella sua modernità e ormai lontano dalla nostra realtà, tranne il breve interludio a Parma, ha ribadito il concetto che nel calcio bisogna studiare e applicare le contromisure per superare l’avversario. Ha lasciato ai parigini il dominio nel possesso palla: il 34% è stato sufficiente al Chelsea per conquistare il titolo. Quello che non era riuscito a Simone Inzaghi, Xabi Alonso e Arne Slot, è riuscito a Maresca. Il Psg è stato persino umiliato e la brutta scena finale, con Luis Enrique che ha cercato il contatto fisico con l’irriverente Joao Pedro, ha mostrato tutta la frustrazione degli sconfitti. Anche un hombre vertical può perdere la calma: capita, ma non è stato bello.

Maresca ha chiuso la sua prima annata al Chelsea con due trofei (mondiale per club e Conference League) e il quarto posto che ha riportato i Blues londinesi in Champions. La media vittorie nelle 64 gare della sua gestione è stata del 64%, con 2,15 gol a partita. Difficile, se non impossibile, fare meglio. Maresca ha dovuto faticare più all’esterno (la tifoseria e la dirigenza) che all’interno (il gruppo squadra). L’ambiente lo aveva accolto con diffidenza, nonostante la promozione in Premier conquistata con il Leicester. Le tre stagioni post-Abramovich della proprietà americana erano state un disastro totale, con un via vai di allenatori e giocatori. Maresca sembrava l’ennesima scommessa. Prigionieri degli algoritmi e della presunzione, i dirigenti non sono riusciti in sede di mercato a sfoltire la rosa. L’allenatore italiano si è ritrovato a guidare 45 calciatori e a organizzare spesso doppi allenamenti per seguire tutti.

Il cammino non è stato facile, tra acuti e ko imprevisti. Il Chelsea ha però trovato nella Conference League la strada giusta e il conforto a qualche battuta d’arresto in Premier. Il lavoro di Maresca ha cominciato a pagare. Ha corretto qualche spregiudicatezza di troppo, si è impadronito dello spogliatoio – gli abbracci con i giocatori dopo il trionfo americano sono un segnale importante – e ritrovato nel finale Cole Palmer, scappato dal Manchester City perché non voleva essere imbrigliato dai criteri gestionali di Pep Guardiola, il coach italiano ha spiccato il volo. L’acquisto di Joao Pedro, determinante in semifinale e finale, è stato il sigillo conclusivo.

Originario di Pontecagnano Faiano – comune 10 km a Sud di Salerno -, 45 anni, ex centrocampista di West Bromwich Albion, Juventus, Bologna, Piacenza, Fiorentina, Siviglia, Olympiacos, Malaga, Sampdoria e Verona, Maresca non ha mai avuto paura di confrontarsi con l’ignoto. All’età di 11 anni, lasciò casa per andare a giocare nelle giovanili del Milan. Diciottenne, si ritrovò in Inghilterra. Poi Spagna e Grecia. Un cittadino del mondo, che sul piano professionale cerca oggi di fondere tre culture: Italia, Spagna e Inghilterra. L’apprendistato al Manchester City, dove ha conquistato il titolo con l’Under 23 e ha fatto il vice di Guardiola, è stato l’esame di laurea. Maresca è diventato un fior di allenatore. Non si diventa campioni del mondo per caso.

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Il Fatto Quotidiano

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