La Lega ammette: servono correttivi alla flat tax per i super ricchi. “Garantiscano un livello minimo di investimenti”

  • Postato il 10 settembre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Solo una settimana fa il governo Meloni difendeva la flat tax per i super ricchi che spostano la residenza in Italia dalle accuse del (ora ex) premier francese François Bayrou, che aveva parlato di dumping fiscale. E la Lega definiva la sua uscita “attacco grave e inaccettabile“. Ora Giulio Centemero, capogruppo leghista in Commissione Finanze alla Camera, fa sapere che in manovra arriveranno “correttivi” per assicurare che chi beneficia della tassa piatta da 200mila euro su tutti i redditi prodotti all’estero garantisca un livello minimo di investimenti in Italia. Un’ammissione implicita del fatto che finora il regime di favore introdotto da Renzi con la legge di Bilancio per il 2017 è stato solo un regalo a manager, imprenditori e sportivi professionisti. Senza nulla in cambio.

“Il Paese ha bisogno di attrarre capitali e talenti, e quindi è importante continuare ad attrarre anche gli high net worth individual favorendone però il radicamento“, indora la pillola Centemero. Tradotto: l’accesso al beneficio andrebbe condizionato al requisito che il contribuente investa in Italia e che i soldi siano indirizzati verso “impieghi economicamente e socialmente virtuosi per il Paese”. Per esempio? Qui si passa alle ipotesi e le idee si fanno più vaghe: l’esponente del Carroccio ipotizza che possa trattarsi di “strumenti di capitale di rischio, come azioni in società con sede legale in Italia e quotate nel segmento Euronext Growth Milan di Piazza Affari o quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (fondi comuni, ndr)” ma pure “Btp almeno decennali”, quote in startup innovative, contributi a fondazioni e associazioni impegnate nella ricerca scientifica. Tutto da decidere l’ammontare “minimo” richiesto. Accolta, invece, la proposta una relazione annuale al Mef che dettagli gli investimenti, come da ddl a prima firma Cristina Tajani (Pd) che chiedeva anche di introdurre una sovraimposta il cui gettito sarebbe rimasto al Comune in cui il “Paperone” va a risiedere.

Chi non avesse seguito la vicenda resterà stupito scoprendo che ad alcune migliaia di contribuenti stranieri – 3.983 dal 2018 al 2023, secondo l’ultima ricognizione della Corte dei Conti, ma la stessa persona potrebbe aver aderito per più anni ed essere stata conteggiata più volte – è consentito di non dichiarare al fisco i propri dividendi e guadagni da investimenti in azioni e cavarsela versando un forfait, senza che debbano “restituire” qualcosa. Eppure negli ultimi sette anni ha funzionato proprio così. Perché la norma originaria, pur puntando dichiaratamente a promuovere gli investimenti in Italia, non prevedeva alcun meccanismo di controllo sull’effettivo avvio di attività economiche o esborso di risorse a favore del tessuto produttivo locale. I governi successivi non l’hanno modificata: Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti lo scorso anno si sono limitati a raddoppiare l’importo dell’imposta dovuta, che in origine era di 100mila euro.

L’applicazione del “regime opzionale” ha fruttato allo Stato italiano poco meno un totale di 380 milioni, stando ai dati aggiornati al 2023. Ma, in assenza di una valutazione di impatto, è impossibile sapere a quali cifre potenziali l’erario abbia rinunciato. L’Agenzia delle Entrate ha fatto sapere alla magistratura contabile di non essere a conoscenza né dell’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né delle imposte ordinarie che avrebbero dovuto essere prelevate su quei redditi in assenza del regime sostitutivo.

Per farsi un’idea del buco potenziale, ipotizziamo che a trasferirsi a Milano – dove in questi anni il forte afflusso di individui ad altissimo reddito ha contribuito a gonfiare a dismisura i prezzi degli immobili – sia un miliardario con redditi esteri da capitale per 50 milioni di euro. Senza flat tax dovrebbe versare circa 13 milioni di euro. Scomputando l’imposta già versata nel Paese straniero, rimarrebbe a suo carico un debito fiscale da alcuni milioni. Con la flat tax, se la cava versando 200mila euro più 25mila per ogni famigliare trasferito insieme a lui.

Resta ora da capire se l’ipotesi di limitare l’accesso alla flat tax sia stata condivisa con il ministro dell’Economia. Lo scorso fine settimana Giorgetti ha derubricato le indiscrezioni sui possibili contenuti della manovra pubblicate sui giornali a partire dalla seconda metà di agosto come “una serie pirotecnica di proposte fantasiose di cui il ministro non sa assolutamente nulla”.

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