La guerra di Trump alla Fed: verso uno storico scontro legale per il licenziamento di Lisa Cook. E anche Powell rischia

  • Postato il 26 agosto 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Lui ha la certezza di riuscire a estrometterla, lei – prima afroamericana nominata in quel ruolo – resta granitica sulla convinzione che l’azione minacciata da Trump sia illegale. L’annunciato licenziamento di Lisa Cook dal Board of governors (il consiglio esecutivo della Fed composto da sette membri) è l’ultima mossa nella guerra che il capo della Casa Bianca sta portando avanti da mesi per ristrutturare a netta maggioranza repubblicana la banca centrale guidata da Jerome Powell (nella foto con Trump), resistente al taglio dei tassi chiesto dal presidente e critico nei confronti della politica dei dazi voluti dalla Casa Bianca.

E ora la decisione di cacciare Cook spiana la strada a uno scontro legale storico. L’attenzione sarà probabilmente puntata su William Pulte, l’alleato di Donald Trump alla guida della Federal Housing Finance Agency. Pulte è colui che ha denunciato per primo Cook e, secondo gli analisti, non è chiaro come sia entrato in possesso delle carte del mutuo della governatrice della Fed. Un punto sul quale i legali di Cook daranno battaglia per stabilire, affermano alcuni analisti, se si è trattato o meno di un’azione mirata spinta dalla politica. Con la pubblicazione della lettera di licenziamento su Truth, Trump aumenta inoltre la pressione sul governatore della Fed. Jerome Powell è chiamato in queste ore a decidere se Cook può entrare nella sede della Fed e soprattutto se può accedere alla sua email. Se dovesse garantire alla governatrice l’accesso, non è escluso che Trump possa usare il via libera di Powell come una giusta causa per rimuoverlo dalla presidenza.

Il nodo del taglio dei tassi e del board “amico” di Trump – Le minacce a Lisa Cook – nominata da JoeBiden nel 2022 il cui mandato scade nel 2038 – sono l’ultima tappa di una battaglia avviata dal presidente Usa contro la banca centrale americana. E la sua frustrazione per la lentezza della Fed ad agire sul taglio dei tassi, soprattutto se confrontata ai ripetuti tagli della Bce, si è tradotta in un’accelerazione della ricerca per il successore di Powell, definito troppo “stupido e politico”. Contro il numero uno della banca centrale, il presidente americano non ha poi escluso una possibile azione legale per i “troppo costosi” lavori di ristrutturazione della sede della Fed.

Gli analisti danno ormai per scontata una riduzione del costo del denaro di un quarto di punto alla prossima riunione del 16 e 17 settembre, e intravedono complessivamente due sforbiciate entro la fine dell’anno. E’ però improbabile che l’atteso taglio dei tassi del prossimo mese possa soddisfare Trump. E per aumentare la pressione nei confronti della Fed sono arrivate le accuse di frode a Lisa Cook, che avrebbe puntato a ottenere condizioni più favorevoli su un mutuo. Trump chiede da mesi a Powell un taglio dei tassi significativo, ma finora la Fed non lo ha ascoltato lasciando il costo del denaro invariato in una forchetta fra il 4,25% e il 4,50%, fissata nel dicembre del 2024. La banca centrale al suo interno è apparsa nell’ultima riunione divisa su come procedere, su quando e quanto ritoccare il costo del denaro. Decisioni dalle ampie implicazioni prese in un contesto di incertezza macroeconomica e costanti critiche dalla Casa Bianca che, non soddisfatta da Powell, ha già avviato la caccia al successore. In corsa ci sarebbero 11 candidati e un annuncio potrebbe arrivare in settembre, complicando così ulteriormente gli ultimi mesi in carica di Powell, visto che il suo mandato scade nel maggio del 2026. Se il tycoon riuscisse a sostituire Cook con un membro di sua fiducia, controllerebbe il Board of governors, i cui componenti in quota democratica resterebbero solo due su sette. E con la scadenza del mandato di Powell, prevista a maggio 2026, a breve la Federal Reserve potrebbe avere un presidente trumpiano. In sostanza, Trump ha un’occasione d’oro per blindare il controllo dell’intero vertice della più importante banca centrale del mondo.

Il futuro della Fed e i possibili successori di Powell – A guidare il processo per il dopo-Powell è il segretario al Tesoro Scott Bessent che, a partire da settembre, avvierà i colloqui con i candidati. In corsa sono in 11, un “gruppo incredibile”, ha detto. I colloqui serviranno a sfoltire il numero dei papabili così da presentare a Trump una rosa ristretta di nomi fra cui scegliere. Fra i pretendenti al dopo Powell ci sono: la presidente della Fed di Dallas Lorie Logan, la governatrice della Fed Michelle Bowman e il vice presidente della banca centrale Philippe Jefferson. Ma anche Kevin Hasset, gli ex della Fed Kevin Warsh e James Bullard, l’economista Marc Sumerlin e il governatore della Fed Christopher Waller. Bullard ha confermato di aver avuto contatti con Bessent e precisato che accetterebbe la guida della Fed se l’indipendenza della banca centrale fosse rispettata. Con la scelta per il dopo Powell – è la convinzione degli osservatori – in gioco c’è proprio l’indipendenza della Fed. Il rischio è che venga trasformata in un organismo politico e perda quel ruolo di salvatore di ultima istanza che le ha consentito di salvare l’economia mondiale in più occasioni.

Le accuse a Lisa Cook – Sul suo social Truth, Trump ha allegato un articolo di Bloomberg nel quale viene rivelato come Bill Pulte, messo a capo da Trump della Federal Housing Finance Agency, il 15 agosto scorso abbia inviato una lettera al ministro della Giustizia, Pam Bondi, per chiedere l’avvio di un’indagine a carico dell’economista, che nel 2022 è diventata la prima afroamericana a sedere del board of governors della Fed. Nella lettera si afferma che Cook “potrebbe aver falsificato documenti bancari e di proprietà immobiliari per aver accesso a mutui più favorevoli, possibilmente commettendo un frode”. In particolare si afferma che Cook ha chiesto un mutuo per una casa ad Ann Arbor, in Michigan, dichiarandola sua abitazione principale, e poi poche settimane un altro per una proprietà in Georgia, dichiarando anche questa essere abitazione principale. Simili accuse sono state mosse nelle scorse settimane ad altri avversari di spicco di Trump, come il senatore dem Adam Schiff e l’attorney general di New York, Letitia James, a conferma dell’impegno dell’amministrazione Trump per trovare ogni possibile attacco legale o giudiziario contro i democratici.

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