La guerra che verrà
- Postato il 15 aprile 2025
- Di Panorama
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C’è una nuova sigla militare che sentiremo nominare sempre più spesso: Hmif, che tradotta significa Formazione Integrata Uomo-Macchina. Accade che mentre l’Esercito americano sta valutando come i soldati utilizzeranno una serie di nuovi droni terrestri e aerei in combattimento, sta anche adottando un piano articolato che mira a schierare le Hmif entro il 2027.
Il mese scorso il tenente colonnello Jonathan Judy, l’ufficiale con questo incarico, durante un convegno ad Huntsville, in Alabama, alla fine del mese scorso ha dichiarato: “Questa modalità introdurrà sistemi robotici nelle unità di fanteria con l’obiettivo di far sì che siano le macchine, non i soldati, a stabilire il primo contatto con il nemico”. L’Esercito Usa ha attualmente in corso una serie di diverse iniziative robotiche tra le quali c’è il lavoro dell’ufficio “Tecnologie critiche e capacità rapide” (in sigla Rccto) che sta studiando come i soldati possano impiegare le armi più recenti nell’ambito della collaborazione con macchine robotiche.
Con il passare del tempo il piano continua a evolversi e a essere rimodellato, ma allo stato attuale è suddiviso in tre fasi già finanziate che arriveranno fino al 2030. Nell’ambito della prima, la cui durata va dal 2024 al 2027, l’Esercito sta lavorando a un sistema di controllo comune per droni terrestri e aerei. Tuttavia, tale dispositivo sarà ottimizzato per i soldati di fanteria, mentre quelli delle formazioni corazzate gestiranno i robot tramite una stazione integrata nel retro dei veicoli. Sebbene questa sia la visione, il Direttore dell’Rccto, il generale Robert Rasch, ha dichiarato che si tratta ancora di un’ipotesi da validare che presenta ancora molti punti interrogativi. L’alto ufficiale ha spiegato: “Oggi ogni drone ha un proprio controller. Ci stiamo chiedendo quale sia il modo migliore per unificarli, ma è una sfida tecnologica molto complessa.
Quando i soldati cominceranno a interagire con le macchine i controller comuni saranno ancora in fase di sviluppo e quindi destinati a evolversi lentamente nel corso del decennio rimanente. Inizialmente i soldati controlleranno droni dotati di con capacità più limitate, utili per missioni di ricognizione o per nascondere la posizione di un’unità al nemico, ma per poter utilizzare alcune armi sarà necessario impiegare più umani di quanti le capacità Hmif consentiranno in futuro, ovvero tra il 2027 e il 2029, per esempio usare robot terrestri anche per missioni di attacco e soppressione diretta del fuoco. Infine, nella fase 3 (2028-2030), si potranno espandere le capacità di missione all’ambito delle operazioni d’attacco e penetrazione, nonché al supporto autonomo e delle manovre tattiche. Spiega Rasch: “Stiamo investendo molto nello studio di capacità di rete ridondanti per la robotica, perché non si può semplicemente avere un controllo primario che può essere disturbato o neutralizzato; non vogliamo che un robot si allontani dal campo di battaglia per motivi tecnici o imprevisti, come non vogliamo che venga catturato da un avversario quando è ancora efficiente, e quindi si autodistrugga.”
Esistono progetti come “Sandhills” e “Convergence” che vedono attualmente congegni prodotti da Raitheon e da altre aziende della Difesa Usa, differenti tra loro per massa, capacità di carico e armamento, essere collaudati sulla sabbia del deserto di Fort Irwin (Texas). Tali veicoli terrestri senza pilota sono tutti in diverse fasi di sviluppo e potrebbero potenzialmente entrare a far parte della Hmif dell’Esercito, così come un futuro veicolo da combattimento robotico (Rcv), destinato a cambiare il modo di combattere per sempre.