La giovane israeliana, la coppia di inglesi e il macchinista della funivia: le vittime del disastro del Faito

  • Postato il 18 aprile 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una turista israeliana di 25 anni, Janan Suliman, e una coppia inglese, un uomo e una donna: lei si chiama Margaret Elaine Winn, 58 anni. E poi un italiano, che non era lì per svago ma per lavoro: il macchinista Carmine Parlato, 59 anni. Sono le quattro vittime dello schianto della funivia del monte Faito, precipitata giovedì a Castellammare di Stabia (Napoli) per la rottura del cavo di trazione. A bordo della cabina a monte, quella venuta giù per il mancato funzionamento del freno di emergenza, c’era anche una quinta persona: il compagno di Janan Suliman, un trentenne israeliano che è l’unico sopravvissuto al disastro, seppur con ferite gravissime. Trasportato in elicottero all’ospedale del Mare di Napoli, è ricoverato in condizioni critiche e in prognosi riservata, seppure “stabile nella sua gravità”: il paziente “resta intubato per la protezione delle vie aeree” ed è “attualmente ventilato meccanicamente in sedazione profonda“, informa il bollettino medico di venerdì mattina.

Carmine Parlato, l’operatore della funivia, era originario di Vico Equense, un altro comune della zona: sposato, un figlio di 22 anni, lavorava per l’Eav (Ente autonomo del Volturno) la società regionale che gestisce l’impianto. Era macchinista da circa otto anni, dopo un lungo periodo da autista di autobus: a quanto racconta il Corriere della sera, aveva voluto quel lavoro come scelta di vita, lontano dal traffico e immerso nel panorama della costiera. Nei periodi in cui la funivia era in funzione, era lui ad accompagnare i visitatori nel tragitto, rassicurando chi soffriva di vertigini: “Tenete lo sguardo dritto, guardate la bellezza e non lasciatevi prendere dal vuoto“. Sul suo profilo Facebook si presentava con una frase riflessiva: “Il tempo e il silenzio sono la terapia giusta per guarire e vivere in pace”. Il fratello di Parlato, Antonino, è l’autista dell’amministratore delegato dell’Eav, Umberto De Gregorio. Che descrive così la vittima: “Era attaccato alla funivia come fosse casa sua”.

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Il Fatto Quotidiano

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