La giornata mondiale degli abbracci ci ricorda come essere umani
- Postato il 21 gennaio 2025
- Di Panorama
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La giornata mondiale degli abbracci ci ricorda come essere umani
C’è qualcosa di profondamente umano negli abbracci. Che siano stretti e vigorosi, dolci e delicati, o pieni di energia, gli abbracci raccontano storie, creano connessioni e guariscono ferite invisibili. Questo gesto semplice e potente ha attraversato culture, epoche e tradizioni, diventando un simbolo universale di conforto e amore.
Non è un caso che proprio il 21 gennaio si celebri la Giornata Mondiale dell’Abbraccio. Questa ricorrenza, nata negli Stati Uniti negli anni Ottanta, è stata pensata per ricordarci l’importanza di abbracciarsi, soprattutto in un mondo che spesso corre troppo veloce per fermarsi a condividere momenti di pura umanità. In occasione di questa giornata speciale, esploriamo il valore simbolico e terapeutico degli abbracci e come diverse culture hanno celebrato questo gesto nel tempo.
Gli abbracci non sono solo un gesto moderno; hanno radici antiche e leggende che li rendono ancora più affascinanti. Come per esempio la leggenda appartenente alla mitologia greca che narra la storia di Philemon e Baucis. Questa coppia di anziani, povera ma generosa, accolse Zeus ed Hermes travestiti da viandanti. Come ricompensa per la loro ospitalità, gli dei esaudirono il loro desiderio di morire insieme. Secondo alcune versioni della leggenda, i due si abbracciarono l'un l'altro mentre venivano trasformati in alberi intrecciati, come simbolo eterno del loro amore e unione.
E come dimenticare il Giappone e gli abbracci degli spiriti nelle foreste giapponesi? In alcune leggende giapponesi, si dice che gli spiriti degli alberi, chiamati kodama, proteggano chi si sente smarrito o triste. Si narra che abbracciare un albero possa essere come un abbraccio da parte di questi spiriti benevoli, donando forza e conforto. C'è poi la leggenda dei due fratelli del deserto, una storia popolare mediorientale racconta di due fratelli che vivevano in villaggi opposti separati da un deserto. Dopo anni di rivalità, si incontrarono a metà strada per risolvere i loro conflitti. Si abbracciarono con tale forza da creare un’oasi nel punto in cui le loro lacrime caddero, simbolo di riconciliazione e nuova vita. Anche la tradizione norrena ha le sue storie. Nei miti nordici, si credeva che un abbraccio potesse trasferire forza vitale da una persona all’altra. Era un gesto significativo tra guerrieri prima di andare in battaglia, per condividere coraggio e resistenza.
Nel mondo di oggi, gli abbracci sono protagonisti di molte espressioni culturali. In Germania, ad esempio, si distinguono tra “Umarmung” e “Knuddeln”, il primo più formale e il secondo intimo e affettuoso. Gli anglofoni parlano di “bear hug” (“abbraccio dell’orso”) per indicare una stretta avvolgente e calorosa, mentre in Spagna troviamo l’abrazo de hermano, un abbraccio tra amici che simboleggia rispetto e solidarietà.
Come racconta Babbel, i cui esperti hanno esplorato non solo i termini internazionali legati agli abbracci ma anche le espressioni più curiose e le differenze culturali presenti nei diversi Paesi, alcune culture hanno sviluppato gesti alternativi all’abbraccio per esprimere connessione. Gli Inuit, ad esempio, praticano il “Kunik”, uno strofinamento dei nasi, mentre i Māori della Nuova Zelanda usano l’“Hongi”, avvicinando naso e fronte in un gesto di profonda unione spirituale.
Gli abbracci hanno ispirato non solo gesti, ma anche espressioni linguistiche che raccontano la loro importanza. In inglese, “hug it out” significa risolvere un conflitto con un abbraccio, mentre “hug the edge” indica la difficoltà di affrontare un problema, restando ai margini. Nel dialetto arabo egiziano, si dice “العناق دفء القلب” (Al-'anaq daf' al-qalb), che si traduce con "l’abbraccio è il calore del cuore", sottolineando il valore emotivo e terapeutico del gesto.
In Giappone, l’espressione “胸に飛び込む” (Mune ni tobikomu), che significa "saltare nel petto", descrive il desiderio di cercare conforto e protezione avvicinandosi fisicamente ed emotivamente a qualcuno. In portoghese, invece, si dice che qualcuno sta “abbracciando il mondo con le gambe” quando si sovraccarica di impegni, dimenticando il proprio benessere. Questa frase vuole essere un avvertimento contro l’eccessiva ricerca di controllo e la necessità di imparare a delegare e prendersi cura di sé stessi.
Anche la natura è al centro di questa simbologia. Il termine “tree hugging” richiama l’atto di abbracciare gli alberi, un gesto praticato dalle donne del movimento “Chipko” in India per proteggere le foreste. Oggi, questo gesto è anche parte della silvoterapia, una pratica che attribuisce agli alberi un potere terapeutico capace di ridurre lo stress e trasmettere energia positiva.
Gli abbracci non sono solo simboli; hanno effetti concreti sul nostro benessere. Numerosi studi dimostrano che abbracciarsi può ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e aumentare il rilascio di ossitocina, conosciuta come l’ormone della felicità. Abbracciarsi aiuta a migliorare l’umore, rafforzare il sistema immunitario e creare legami più forti.
Nelle culture mediterranee e latinoamericane, l’abbraccio è parte della quotidianità, spesso accompagnato da baci sulle guance. In Nord Europa, invece, questo gesto è più riservato e intimo, mentre in Asia e in molte regioni africane è raro abbracciarsi in pubblico, per ragioni culturali o religiose.
Che si tratti di un “abbraccio da fratello”, di un “abbraccio dell’orso” o di un semplice gesto tra amici, abbracciarsi è un atto che va oltre le parole. La Giornata Mondiale dell’Abbraccio ci ricorda di fermarci, di connetterci e di donare quel calore umano di cui tutti abbiamo bisogno. In un mondo sempre più digitale, riscoprire la potenza di un abbraccio può essere il primo passo verso una vita più autentica e serena.
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