La ginecologia nell'antico Egitto

  • Postato il 11 ottobre 2025
  • Di Focus.it
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Nell'antico Egitto la ginecologia aveva un volto e un nome: Peseshet, il primo medico donna di cui si abbia notizia. Sopronnominata "soprintendente dei medici", visse intorno al 2500 a.C., durante la IV dinastia, ai tempi della costruzione delle piramidi di Giza. Di lei sappiamo ancora poco, ma abbastanza per intuire che: «La salute delle donne era questione centrale nella società egizia», come scrive Lucy Inglis nel saggio A History of Childbirth.. Agli albori della ginecologia. Peseshet, no era l'unica, le dottoresse come lei non erano semplici guaritrici, ma professioniste istruite, appartenenti all'élite alfabetizzata. Nei loro trattati, come il Papiro ginecologico di Kahun (1825 a.C.), emerge che la salute femminile era collegata in ogni suo aspetto allo stato di salute dell'utero: ogni disturbo, dal mal di testa ai dolori al collo, veniva attribuito a quella parte del corpo. Un passaggio del trattato descrive una donna con dolori oculari e cervicali: il medico conclude che soffre di "secrezioni dell'utero negli occhi" e prescrive un trattamento a base di incenso, olio e grasso d'oca — da applicare su occhi e utero — oltre a un pasto di fegato d'asino. Dietro l'assurdità del rimedio, si nasconde una logica secondo cui il corpo femminile è come un sistema interconnesso, in cui l'utero influenza ogni parte dell'organismo. È da qui che nasce il concetto di "utero vagabondo", destinata a perseguitare per secoli la medicina occidentale.. Il test dell'aglio. Un'altra ricetta del papiro a rivela l'uso di uno spicchio d'aglio inserito in vagina prima di dormire. Se al mattino il respiro sapeva d'aglio, la gravidanza "prometteva bene". In caso contrario, era segno di sterilità o cattiva sorte. «Un test che può sembra assurdo, ma che contiene un'intuizione scientifica», sostiene Inglis, «l'aroma dell'aglio, infatti, contiene composti solforati che, in presenza di canali vaginali aperti e di un apparato riproduttivo in salute, potevano effettivamente diffondersi fino alla bocca».. Quando gli uomini prendevano "il ciclo". Nei registri amministrativi del villaggio di Deir el-Medina, dove vivevano gli artigiani che lavoravano alle tombe reali, compaiono voci misteriose: dieci operai si assentano per "hsmn", cioè "mestruazioni". Ovviamente non le loro. Il significato si chiarisce in un'altra nota del 23° giorno: "Assente perché la moglie ha le mestruazioni". Perfino il capocantiere, Neferhotep, prende un giorno di riposo per il ciclo della figlia. «Gli studiosi nell'Ottocento interpretavano questi dati come il segno di un tabù: la donna mestruata sarebbe stata "impura". Ma forse era l'opposto. Quegli uomini forse  restavano a casa per proteggere le donne di famiglia in un periodo in cui erano più vulnerabili», ipotizza Inglis.. Il primo test di gravidanza. Nel Papiro di Berlino (1350 a.C.) vi è la testimonianza del più antico test di gravidanza mai documentato. La procedura era ingegnosa: si bagnavano semi di orzo e grano con l'urina della donna, ogni giorno, per alcuni giorni. Se i semi germogliavano, la donna era incinta; se cresceva solo orzo, sarebbe stato un maschio; se solo grano, una femmina; se non fosse cresciuto nulla, significava che non c'era alcuna gravidanza in corso. «Nel 1963 un gruppo di ricercatori riprovò il test: funzionò nel 70% dei casi. Gli ormoni della gravidanza, infatti, possono effettivamente stimolare la germinazione dei semi. È la conferma che la scienza antica, pur intrisa di magia, sapeva osservare e sperimentare», spiega Inglis..
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Focus.it

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