La Germania punta i piedi sugli eurobond e complica la strada per il ReArm

  • Postato il 10 marzo 2025
  • Economia
  • Di Formiche
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Un conto è il proprio debito, quello fatto in casa, un conto sono i debiti altrui. E allora la musica cambia. Nei giorni in cui la Germania si prepara a fare a pezzi uno dei suoi dogmi, quel freno al debito scolpito sulla pietra della Costituzione federale, Berlino manda un chiaro segnale all’Ecofin in programma domani, primo giro di tavolo sul piano di riarmo europeo da 800 miliardi messo a terra dalla Commissione: Berlino continua a ritenere troppo indigesta la condivisione dei deficit con i Paesi mediterranei. Perché sì, Bruxelles avrà pure aumentato il budget per la Difesa, ma poi i soldi vanno trovati. Su 800 miliardi di extra-spesa, 650 miliardi proverranno da una deroga di almeno quattro anni al nuovo patto di stabilità e 150 miliardi saranno garantiti da obbligazioni emesse dall’Ue. Sempre che la Germania fresca di elezioni e di sterzata a destra non si metta di traverso. E si è messa di traverso.

Arrivando all’Eurogruppo (ma la giornata calda è domani), il ministro delle Finanze Joerg Kukies ha chiarito la linea tedesca: no in generale dal governo della Germania a eurobond e ancor più nello specifico a titoli comuni per finanziare spese militari dei singoli Paesi, sì invece a più flessibilità sulle regole di Bilancio degli Stati per aumentare le loro spese in armamenti e difesa. “Siamo piuttosto scettici sugli eurobond di per sé, se sono semplicemente per aumentare il debito e distribuire (i fondi raccolti, ndr) ai Paesi. Quello su cui la Germania è molto aperta è che ogni volta che vi siano veri progetti europei sulla Difesa si può pensare al finanziamento comune. Abbiamo una cooperazione molto stretta sul supporto all’Ucraina, per esempio, e abbiamo preso decisioni di aiuto europeo sia a livello umanitario sia a livello militare. Ovviamente questo è stato finanziato con il bilancio comunitario, in coordinamento col G7 utilizzando i proventi degli asset congelati alla Russia”, ha spiegato il ministro.

“Dovunque ci sia un progetto a livello europeo supportiamo anche finanziamenti europei, ma quello su cui non siamo convinti è quello di semplicemente di emettere debito Ue e distribuirlo tra 27 centrali di spesa che sono divise da loro, specialmente sul settore della difesa”. E no anche dell’Olanda all’ipotesi di emettere eurobond per finanziare le spese dei singoli Paesi su armamenti e difesa. “Non è la Commissione Ue che si sta riarmando, sono gli Stati che devono riarmarsi data la situazione di sicurezza in cui ci troviamo”, ha precisato al suo arrivo il ministro delle finanze, Elco Heinen. In generale “riconosciamo tutti l’urgenza di spendere di più in difesa. Ma per ora concretamente sul tavolo non c’è ancora un pacchetto di proposte, ci cono solo comunicati stampa e non posso commentare comunicati”.

Insomma, se la Difesa comune sembra essere un obiettivo condiviso da tutti, sulle coperture rispuntano sempre i soliti frugali, nono stante la Germania viva una delle crisi più drammatiche degli ultimi decenni. E, soprattutto, faccia un po’ due pesi e due misure. I tedeschi hanno messo mano al portafoglio e varato un piano di spesa e di maggior debito da 500 miliardi di euro, con tanti saluti al rigore e all’austerity che da sempre predicano e impongono nell’Eurozona. Un bazooka non certo caricato a salve, il colpo è stato così forte che ha fatto impennare persino il Bund a dieci anni, il cui interesse è salito fino al 2,90%, con uno scarto di trenta punti base che non si registrava dalla riunificazione delle due Germanie, una scossa tellurica che ha fatto impennare a ruota anche il Btp fino a quota 4%.

E l’Italia? L’obiettivo del ministro Giancarlo Giorgetti, il cui scetticismo sul piano europeo non ha tardato a manifestarsi nei giorni scorsi, è discutere della possibilità di una garanzia europea per gli investimenti nel settore della Difesa, sul modello di InvestEu. Garanzie che andrebbero a tutelare i conti italiani e, più in generale, i conti pubblici di quei Paesi che hanno già. Intanto però, l’emissione di nuovo debito comune rimane sulla carta.

Autore
Formiche

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