La galleria turca Dirimart arriva a Londra: è la sua prima espansione internazionale

  • Postato il 10 agosto 2025
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È in programma per il 9 settembre 2025 l’inaugurazione della sede londinese della galleria con base a Istanbul Dirimart, fondata nel 2002 da Hazer Özil e riconosciuta a livello internazionale. Dall’inizio della sua attività, oltre a distinguersi per la capacità di intrecciare geografie e generazioni, ha affiancato ai grandi nomi della scena locale – da Sarkis a İnci Eviner – figure come Shirin Neshat, Sarah Morris e Tomokazu Matsuyama. Così, la nuova sede, situata nel quartiere Mayfair e progettata dall’architetto tedesco con base a New York Markus Dochantschi (MDA), rispecchia questa identità dialogica e internazionale in un ambiente di 275 metri quadrati.

Dirimart Mayfair Gallery. Photo Francesco Russo
Dirimart Mayfair Gallery. Photo Francesco Russo

La galleria turca Dirimart apre una sede a Londra

Insieme alle nostre iniziative editoriali e al nostro impegno per stimolare il dialogo critico, miriamo a creare una piattaforma davvero inclusiva e internazionale. Sebbene le nostre radici siano in Turchia, la galleria londinese punta a stabilirsi come spazio globale, abbracciando la diversità del nostro roster artistico piuttosto che essere limitata dai confini geografici. Aprire lo spazio londinese rappresenta un passo audace verso il raggiungimento delle nostre aspirazioni internazionali e consolida la nostra identità come galleria globale”, ha dichiarato Özil.

Ayşe Erkmen. Photo Serdar Tanyeli
Ayşe Erkmen. Photo Serdar Tanyeli

L’inaugurazione con l’artista Ayse Erkmen

Ad avviare la programmazione (fino al 4 ottobre 2025) è I still insist, prima personale di Ayşe Erkmen nel Regno Unito dal 2013. L’artista, che da sempre lavora con lo spazio come materia, ha concepito l’intero progetto in dialogo con la nuova architettura della galleria, trasportando fisicamente, e simbolicamente, frammenti della sede di Istanbul a Londra.

Dirimart Mayfair Gallery. Photo Francesco Russo
Dirimart Mayfair Gallery. Photo Francesco Russo

Il progetto espositivo di Dirimart a Londra

Il titolo, con ostinazione poetica, cerca scultura là dove normalmente non la si vede. Come nei muri della vecchia galleria, smontati e riassemblati nel nuovo spazio. O nei suoni, come accade in Dolapdere (2017), installazione sonora che restituisce le voci perdute del quartiere di Istanbul in via di gentrificazione. Lo stesso tema è ripreso nel cortometraggio Dolapdere, the movie (2025), in cui la città appare come una stratificazione di memorie mutevoli. C’è un filo rosso che unisce le opere in mostra: lo spostamento. Tra luoghi, tra tempi, tra linguaggi. In Scrolling (2021), Erkmen scorre il proprio archivio digitale come se cercasse un punto di partenza in un flusso continuo di immagini e lavori. In Ribbons (2025), avvolge una colonna della galleria con nastri che riportano il proprio nome, gesto che rievoca la memoria familiare della sartoria e che, allo stesso tempo, riflette sull’identità autoriale nell’epoca della riproducibilità.

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Autore
Artribune

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