La Francia verso il riconoscimento dello Stato di Palestina: la mossa di Macron per smarcarsi da Trump

  • Postato il 11 aprile 2025
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Parigi dovrebbe riconoscere a breve lo Stato di Palestina. Lo ha detto Emmanuel Macron questa settimana, rientrando dal suo viaggio diplomatico in Egitto, dove, insieme al presidente al-Sisi, è stato al confine con Gaza a visitare l’ospedale di el-Arish. Ha anche indicato quello che potrebbe essere il momento adatto per farlo: il mese di giugno, quando, insieme all’Arabia Saudita, la Francia presidierà una conferenza delle Nazioni Unite a New York sulle relazioni tra Israele e la Palestina.

“Lo farò perché penso che a un certo punto sarà giusto e perché voglio anche partecipare a una dinamica collettiva, che deve permettere a tutti coloro che difendono la Palestina di riconoscere a loro volta Israele, cosa che molti non fanno”, ha detto il presidente francese. Già più di 145 Paesi al mondo, in particolare d’Africa e America del sud, riconoscono la Palestina come Stato. In Europa, nel maggio 2024, l’iniziativa è stata presa da Spagna, Norvegia e Islanda, seguiti poco dopo dalla Slovenia.

Parigi ha storicamente difeso la soluzione a due Stati nella regione. Già nel 1982, in un viaggio a Israele, François Mitterrand difese il diritto degli abitanti di Gaza e della Cisgiordania di avere una “patria”. Ma se la Francia facesse il passo a giugno sarebbe il primo Paese del G7. Perché ora, mentre il territorio palestinese è ancora devastato dalla guerra, frammentato e abbandonato nelle mani dell’organizzazione fondamentalista di Hamas? I segnali ci sono già da un po’. Meno di un anno fa, Macron aveva detto che il riconoscimento dello Stato di Palestina non era più un “tabù”. E da qualche tempo il suo atteggiamento nei confronti del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, si è fatto più duro e diretto, fino a chiedere di sospendere le consegne delle armi a Israele. Nei giorni scorsi, dall’Egitto, ha detto che a Gaza “la situazione è insostenibile”, che “non è mai stata così grave”, e ha chiesto ancora l’invio degli aiuti umanitari e il cessate il fuoco immediato.

Macron prende le distanze da Netanyahu, ma anche da Donald Trump. Alcuni osservatori ritengono che a decidere la svolta all’Eliseo sia stato il progetto surreale del presidente degli Stati Uniti di trasformare Gaza in resort turistico, una “Riviera” del Medio Oriente, prendendo il controllo del territorio e sfollando i suoi abitanti. Quella che poteva sembrare una provocazione ha la benedizione di Netanyahu. “Gaza non è un progetto immobiliare”, ha invece martellato Macron, appoggiando il piano dei Paesi arabi per la ricostruzione di Gaza, approvato dall’Ue. Secondo David Rigoulet-Roze, ricercatore dell’Iris, l’Istituto di relazioni internazionali e strategiche, sentito da BFM Tv, il presidente francese è in una “logica di ostruzionismo” al piano di Trump. Voler fare poi l’annuncio a giugno, nella sede dell’Onu, quando alcuni Paesi potrebbero a loro volta riconoscere lo Stato d’Israele (a non riconoscere ancora l’esistenza di Israele sono meno di trenta membri dell’Onu), sarebbe, sempre per Rigoulet-Roze, anche una strategia per mettere “Hamas fuori gioco”: “Un riconoscimento più vasto di Israele marginalizzerebbe Hamas e renderebbe possibile la sua espulsione”, ha aggiunto l’esperto.

Per David Khalfa, che dirige l’Osservatorio del Medio Oriente della Fondation Jean Jaurès, sentito da Le Figaro, Macron sta tentando un abile colpo politico: “Prendendo le distanze da Trump e Netanyahu, rafforza l’influenza della Francia in Medio Oriente”. L’annuncio di Macron raggela ancora di più le relazioni tra Parigi e Israele. Per Gideon Saar, ministro degli Esteri israeliano, un riconoscimento formale dello Stato palestinese da parte di Parigi sarebbe “una ricompensa al terrorismo”: “Non servirà a portare pace, sicurezza e stabilità nella regione, al contrario, le allontanerà ancora di più”, ha detto. L’ambasciatore di Israele a Parigi, Joshua Zarka, ha parlato di “decisione irresponsabile”. Da parte sua, Hamas ha approvato “un passo importante per preservare la soluzione a due Stati e instaurare una pace durevole”.

In Francia, la classe politica è divisa. La sinistra ha applaudito: “Finalmente”, ha esclamato Olivier Faure, a capo del partito socialista, aggiungendo “ma ci sono voluti 50 mila morti e più di 100 mila feriti” a smuovere l’Eliseo. Per la destra invece ogni azione ora sarebbe prematura, dal momento che su Gaza continuano a piovere le bombe e che la debole Autorità palestinese non gode di alcuna credibilità. Per il repubblicano Gérard Larcher, presidente del Senato, sarebbe anzi “un premio per Hamas”.

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