“La finale di Parigi? Può restare nella testa a lungo. Ma Sinner potrà vendicarsi, spero a Wimbledon”: il pronostico di Luca Bottazzi
- Postato il 13 luglio 2025
- Tennis
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Il favorito è Alcaraz, ma Sinner avrà la sua occasione per “vendicarsi”: nessuno ha la sua continuità. Mi auguro che l’italiano possa vincere il torneo”. A dirlo è il professor Luca Bottazzi, ex tennista numero 133 al mondo e oggi docente universitario e maestro di tennis, che a ilfattoquotidiano.it ha dato il suo pronostico sulla finale di Wimbledon – in programma domenica 13 luglio a partire dalle 17 – tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Per Bottazzi, dunque, lo spagnolo resta leggermente avanti alla vigilia, anche perché già vincitore dello Slam inglese negli ultimi due anni. Ma su una superficie come l’erba tutto può succedere e “la partita può sfuggire di mano in cinque minuti”. L’unica cosa certa, invece, è la superiorità dimostrata dai primi due tennisti della classifica mondiale rispetto agli altri giocatori del circuito: “Fanno un campionato a parte. Se il tennis è come navigare a mare aperto, gli altri ci riescono quando il vento è favorevole. Sinner e Alcaraz, invece, sono la tempesta che li spazza via”.
Sinner e Alcaraz si contendono un altro titolo Slam, questa volta sull’erba di Wimbledon. La diversa superficie può andare incontro all’italiano o lo spagnolo resta comunque favorito?
Secondo me è ancora favorito Alcaraz perché a Wimbledon ha già vinto due volte. E lo è anche perché è successo quello che è successo a Parigi (la sconfitta di Sinner dopo due set di vantaggio, ndr): quella partita può rimanerti nella testa per molto tempo. Il gioco dello spagnolo sull’erba poi è migliore perché ha più soluzioni e più varietà, ha un tennis più verticale, mentre Sinner resta più ancorato sul fondo campo. Questi sono elementi che spostano il favore del pronostico su Alcaraz, ma Sinner è una macchina da guerra, nessuno ha la sua continuità. Avrà le sue occasioni perché è un campione e può “vendicarsi” di Parigi. Attenzione, poi, che su questa superficie c’è un solo precedente e lo ha vinto Sinner. Poi sull’erba la partita può sfuggirti in qualsiasi momento, bastano cinque minuti e ti ritrovi sotto di un set.
Un po’ come stava accadendo tra Sinner e Dimitrov agli ottavi.
Sì, perché questo è uno sport individuale, un cervello contro l’altro. Ci sono anche tutte le fragilità, da cui poi esce la vera forza del campione. Il problema è che viene veicolato male: continuano a mostrare il grande campione che vince e fa punti vincenti. Ma il tennis non è questo: Roger Federer raccontò di aver vinto solo il 54% dei punti in carriera, dimostrando che l’x factor non è vincere, ma saper sopportare il punto perso. I guai in una partita sono tanti e il campione deve saperli trasformare in un’occasione per migliorare. Lo stesso Sinner ha detto di aver scelto il tennis perché può sbagliare ed è vero perché il tennis ti insegna a doverti sempre rimettere in piedi. L’errore in sé è la grande bellezza di questo sport, ci sono più delusioni che soddisfazioni, lo vogliamo capire o no?
E infatti Sinner è riuscito a raggiungere la finale per la prima volta dopo diversi tentativi.
Sì, mi auguro che riesca anche a diventare il primo italiano a vincere Wimbledon, sarebbe straordinario. Poi, però, c’è l’altra faccia della medaglia: quando la cosa diventa commerciale, se non si alfabetizza la grande massa al tennis, una volta che il campione passa poi si sgonfia tutto. La vera sfida sarà questa, perché altrimenti diventa tutto come il superbowl, dove è rimasto lo show senza la partita. Anche alcuni addetti ai lavori propongono regole aberranti solo perché fanno i commercianti e vogliono ampliare la base a prescindere dalla conoscenza dello sport. È come quando si va a teatro a sentire l’opera: non si urla. Così anche nel tennis, che è uno sport in cui si sta in silenzio. Invece oggi è tutto lecito: a mio parere è una roba che deve finire sennò diventa tutto un luna park. Non roviniamo questo patrimonio secolare.
Tornando ora alla finale persa da Sinner a Parigi. Non sembra che quella sconfitta abbia intaccato le prestazioni dell’italiano, si aspettava che sarebbe riuscito ad arrivare in fondo anche ai Championships?
Onestamente sì, me lo aspettavo. Perché Sinner è un campione straordinario come lo è anche Alcaraz. Loro due fanno un campionato a parte, possono perdere nei tornei minori, ma negli Slam è molto difficile. Il torneo di Halle, dove ha perso con Bublik, era un work in progress: Sinner usa questi tornei per mettere minuti sulle gambe, ma non è importante vincere quel torneo quanto lo è invece vincere Wimbledon. Tanto è vero che il kazako vince in Germania e poi esce al primo turno a Londra, mentre Sinner è in finale.
L’italiano è alla sua quarta finale Slam consecutiva, ma continua a perdere contro Alcaraz. Come mai?
Perché Alcaraz cambia volto quando gioca contro Sinner. Solitamente, lo spagnolo è un giocatore di alti e bassi, tranne quando è con l’italiano, con cui trova continuità. I grandi campioni si tirano su l’uno con l’altro, è successo con Tilden e Lacoste, Borg e McEnroe, Federer e Nadal. E oggi con loro. Alcaraz, contro Sinner, si trasforma, mentre Sinner fa Sinner e infatti stava per vincere a Parigi, sulla superficie preferita da Alcaraz, poi è successo quello che è successo.
In effetti, loro due sembrano essere molto più avanti rispetto agli altri tennisti del circuito. C’è qualcuno, in questo momento, che potrebbe avere il potenziale per raggiungerli?
Non lo so. A Wimbledon, quest’anno, i “vecchietti”, come Djokovic, Cilic e Dimitrov hanno dimostrato quanto quella generazione fosse competitiva. Oggi invece c’è Sinner, Alcaraz e poi il baratro. Sicuramente c’è chi ha il potenziale per farlo, perché Fritz se fa un punto in più con Alcaraz lo porta al quinto set in semifinale a Wimbledon. Il problema è che sono troppo poco giocatori rispetto a Sinner e Alcaraz. Il tennis è un po’ come navigare in mare aperto, ci riescono quando il vento è favorevole, ma quando c’è la tempesta vanno in difficoltà. Ecco, Sinner e Alcaraz sono la tempesta. Ci sono poi giocatori come Shelton che ha il servizio in slice e le giocate per essere efficace sull’erba, ma gioca da fondo campo e fa il colpitore. La scienza dimostra che se tieni la palla bassa sull’erba, i colpitori fanno fatica: “La palla colpita dalle corde vola colma d’effetto e rimbalza dalla parte di campo opposta restando bassa e togliendo velocità”, lo diceva Galileo Galilei 400 anni fa. Sinner è giocatore perché sa che se resta solo dietro, l’altro lo sovrasta, lo stesso fa Alcaraz, che viene avanti e fa le volée corte come quelle che aveva Arthur Ashe. I più bravi sono coloro che sanno cambiare la profondità, giocando forte e poi facendo la corta con la finta. Sono loro che fanno la differenza. Oggi ce ne sono pochi perché restano più da fondo campo. Questi giganti di due metri, come può essere ad esempio Zverev, vanno a rete due volte, vengono passati e si “permalizzano” (si fossilizzano, ndr) a fondo campo. Ma che roba è?
In effetti, si è visto con Shelton, che ha incontrato non poche difficoltà contro un giocatore come Sonego.
Perché Sonego non ha le armi di Shelton, ma ha un cervello tennistico, sa stare in campo, è come un professore di tennis, mentre l’altro deve ancora imparare molto. Fisicamente, l’americano è come un giocatore Nba, poi però suda sette camicie per battere il tennista torinese perché quest’ultimo gli sta aggrappato e se non sta attento Shelton la perde pure.
Contro Sinner, invece, non c’è stata storia.
Sì, perché quando poi prende quelli più forti va in difficoltà. Anche se contro quel Sinner, che veniva da una partita choc contro Dimitrov, sull’erba, diciamo che Shelton non si è aiutato molto. Perché quello era un match in cui doveva aggredire Sinner per cercare di minare le sue certezze, doveva provare a sfruttare le fragilità che l’italiano avrebbe potuto avere dopo la partita precedente.
In vista della finale però Sinner ha recuperato le energie e sembra essere tornato al top. Che match si aspetta?
Mi aspetto una grande partita, ma non credo che possano superare le emozioni della finale del Roland Garros. È vero però che l’erba favorisce lo spettacolo perché si arriva più facilmente al tiebreak e al quinto set. Sarà una bella partita, questi ragazzi sono la dimostrazione che il tennis non muore mai. Ogni volta che un grande campione smette – com’è stato per Nadal, Federer, Sampras, Borg, McEnroe e altri – dicono che il tennis morirà. Ma non è vero: il tennis resta perché è molto più grande delle sue favolose leggende.
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