La felicità di Brignone e le lacrime di Shiffrin: 5 anni dopo il destino ha dato ancora appuntamento a Fede
- Postato il 23 febbraio 2025
- Di Virgilio.it
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Le lacrime di Mikaela Shiffrin da un lato, le urla di gioia di Federica Brignone dall’altra. Due destini che fatalmente si riuniscono a cinque anni di distanza dalla prima volta, ma che un comune denominatore ce l’hanno: al dolore di Mikaela si somma la felicità di Federica, che dalle “disavventure” della statunitense è sempre riuscita a trarre giovamento. Non certo una colpa, semmai un merito: Shiffrin da una decade a questa parte è la vera regina del circo bianco, e raramente ha lasciato spazio alle rivali. Quando capita l’opportunità, farsi trovare pronte è la cosa migliore che può capitare. E Fede ben sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
- Lo stop di Shiffrin nel 2020 e la prima Coppa di Federica
- Cinque anni dopo, Mikaela si è fermata e Fede ne ha approfittato
- Shiffrin, quell'animo fragile che non risparmia i campioni
- Brignone in Norvegia può chiudere virtualmente i conti
Lo stop di Shiffrin nel 2020 e la prima Coppa di Federica
Cinque anni fa, quando il mondo stava per scoprire (suo malgrado) i terribili effetti della pandemia, la situazione era simile nella forma, seppur diversa nella sostanza. Con Shiffrin che a due terzi di stagione, avviata verso l’ennesima sfera di cristallo, decise di fermarsi perché il dolore per la scomparsa dell’amato papà Jeff era troppo grande.
Quelle settimane di lontananza dal circo bianco, cercando una risposta a domande rimaste inascoltate, finì per favorire la rimonta e poi il sorpasso di Federica nella generale. Quando Mikaela decise che era giunta l’ora di tornare in pista, il Covid ci mise lo zampino facendo annullare parte del programma di fine stagione, impedendole di recuperare i 153 punti di ritardo in classifica. Federica fu brava a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto e quel successo l’ha sentito sempre suo, sebbene il retrogusto fu un po’ amaro per via di una festa che non s’è mai potuta celebrare.
[iol_placeholder type="social_twitter" url="https://x.com/shiffrinfans/status/1893386940914765936" profile_id="shiffrinfans" tweet_id="1893386940914765936"/]Cinque anni dopo, Mikaela si è fermata e Fede ne ha approfittato
Cinque anni dopo, il quadro in una certa misura ricalca quello dell’epoca. Anche se i motivi sono ben differenti: la caduta di Shiffrin a Killington a fine novembre ha completamente stravolto le gerarchie di una Coppa del Mondo che vedeva nella fuoriclasse di Vail la logica favorita, anche al netto della rinuncia alle prove di discesa libera (eredità del trauma della caduta di Cortina dell’anno passato), tanto che dopo nemmeno un mese di gare era già in fuga nella generale.
Quella ferita all’addome, che avrebbe peraltro potuto avere conseguenti ben più gravi, ha finito per ridisegnare scenari e gerarchie. Tanto che a distanza di tre mesi dall’infortunio, la situazione racconta di una Brignone in forma strepitosa, più forte dell’influenza che l’ha debilitata per una settimana, arrivata a quota 999 punti in classifica e in lizza per tre coppe di specialità (ha il pettorale rosso in discesa, è seconda in supergigante dietro a Lara Gut-Behrami e in gigante dietro Alice Robinson).
Federica che al Sestriere ha dato un’accelerata paurosa nella corsa alla sfera di cristallo, guadagnando 120 punti sull’elvetica, rimasta l’unica vera pretendente al trono, aspettando le risposte di Rast e Ljutic nello slalom di domenica.
Shiffrin, quell’animo fragile che non risparmia i campioni
Le lacrime versate da Shiffrin dopo aver chiuso la prima manche di gigante al 33esimo posto testimoniano una fragilità che la sciatrice statunitense non è mai riuscita a nascondere. Al netto delle 99 vittorie in Coppa del Mondo (Brignone ha 5 anni in più sulle spalle è ne ha conquistate 34, comunque un’enormità), al netto di una qualità tecnica sbalorditiva, Mikaela s’è trovata indifesa, sferzata dal destino che da quella maledetta caduta di Cortina del gennaio 2024 sembra essersi accanita su di lei.
In un mondo dove la perfezione è una necessità, la 5 volte vincitrice della sfera di cristallo ha dimostrato che non c’è nulla di male a mostrarsi imperfette e fragili. Magari avrà ascoltato “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi e avrà capito che in quelle parole del cantautore di Vetulonia c’è una verità che non vale solo per i “comuni mortali”, ma anche per i fuoriclasse senza tempo.
Brignone in Norvegia può chiudere virtualmente i conti
Fede però, ancora una volta, s’è fatta trovare al posto giusto nel momento giusto. E a 35 anni sta andando verso un trionfo che più meritato non potrebbe essere. Restano 12 gare a dividerla dalla gloria, anche se tre sono di slalom e a parte quello delle finali di Sun Valley gli altri due non la vedranno al via.
Già nel lungo week-end di Kvitjfell, con due discese e un supergigante, potrebbe arrivare la stoccata decisiva. Per poi consegnarsi tra tre settimane a La Thuile, vicino dove è nata e cresciuta, e cominciare a pregustare il dolce sapore della festa. Difficile che possa chiudere aritmeticamente i conti prima di salpare alla volta degli Stati Uniti, ma se la tigre che ha dentro deciderà di provarci, allora tenetevi pronti per qualunque scenario.