“La donna si sente defraudata, ha l’impressione che le venga sottratto il potere”: cos’è la “gelosia del Viagra” che colpisce sempre più persone
- Postato il 14 agosto 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Si avvicina ormai ai 30 anni la nota pillola blu, sulla cui scia sono nati altri farmaci caratterizzati dalla capacità di mantenere l’erezione in presenza di disfunzione erettile. Ma il Viagra resta il più iconico, perciò nello studio dell’Università romana di Tor Vergata è stato utilizzato come nome collettivo per tutta questa tipologia di medicinali capaci di restituire all’uomo una normale vita sessuale. Allora perché non vederli di buon occhio? “Si tratta di un fenomeno interessante dal punto di vista sociale”, spiega Emmanuele A. Jannini, andrologo, professore ordinario di sessuologia medica presso l’Università Tor Vergata e investigatore principale dello studio. “In realtà la reazione negativa non si verifica in tutte le coppie: per esempio non avviene in presenza di un tumore alla prostata, quando il problema della disfunzione erettile viene collegato alla chirurgia e alle cure e si comprende facilmente la necessità di una terapia farmacologica”. Ma in molti altri casi, il sospetto che si insinua nella partner è che non sia più lei a stimolare il compagno.“La donna si sente defraudata, privata del suo sex appeal, ha l’impressione che le venga sottratto il potere, reale o ipotetico, di provocare un’erezione”. Ma è un equivoco che si basa su un errore di fondo: che il rapporto sia dopato perché dietro c’è “l’aiutino”.
Questione di pregiudizi
“Esistono farmaci che provocano erezioni in qualsiasi circostanza, ma non il Viagra, che rispetta le dinamiche naturali”. Perciò a indurre l’eccitazione resta la partner; il medicinale non fa che supportare la naturale erezione per tutta la durata del rapporto. “Per la prima volta l’uomo può essere abbastanza sicuro della propria prestazione”. Una vera rivoluzione, come fu quella della pillola anticoncezionale nel 1960, anch’essa accolta inizialmente da scetticismo e timori. “Riducendo il rischio di gravidanze, la pillola fu uno dei cardini del movimento femminista e di liberazione della donna”. Ma l’uomo la vedeva diversamente. “All’epoca ci fu un’esplosione di impotenze: la maschilità si sentiva defraudata. Ora che la pillola è entrata nella cultura, la potentia generandi maschile non si sente più offesa”. Ma non è così per il Viagra, il cui impiego è ancora stigmatizzato.
No agli stigmi
Il sessuologo sottolinea che c’è un profondo pregiudizio nei confronti del maschio costretto a ricorrere a un farmaco per compiere un atto che da che mondo è mondo si fa in modo naturale – se non ci sono problemi, ovviamente. Così magari lui lo nasconde alla partner, che da parte sua si sente esclusa da una decisione che la coinvolge. Ma non è questione di esclusione, fa presente Jannini. “È giusto che il maschio possa gestire la propria salute autonomamente. Proprio per queste dinamiche ci siamo inventati una formulazione in film, una sorta di Viagra travestito, per dare al maschio l’intimità con se stesso”. Piuttosto che interpretare la sua decisione come una sorta di imposizione o la ricerca di altre relazioni, forse si potrebbe vedere la sua scelta di prendere il farmaco come un atto di amore nei confronti della partner: ti desidero ancora, perciò ricorro a un supporto farmacologico. Del resto, non sempre ci sono molte alternative, le cause della disfunzione erettile sono molte e non tutte risolvibili facilmente. La problematica è poi abbastanza diffusa; interessa circa 3 milioni di italiani, 1 su 2 nella fascia 40-70 anni (dati della Società italiana di andrologia, novembre 2024). Quindi da una parte c’è l’uomo con questi problemi di cui comprensibilmente non ama parlare; dall’altra la partner, che si sente in qualche modo tradita e teme conseguenze per la salute di lui. “In realtà il Viagra è un cardioprotettore, come dimostrano numerosi studi, tra cui uno condotto su infartuati svedesi che ha visto una riduzione del 30% del rischio di infarto”, specifica il prof. Jannini. Ma se l’uomo ritrova il proprio piacere sessuale, avviene lo stesso per la donna in postmenopausa?
Un aiuto al femminile
“Uomini e donne di mezza età si confrontano con cambiamenti fisici, psicologici e socioculturali che influiscono sulla loro attività sessuale”, si legge in uno studio pubblicato nel 2024 su Sexual Medicine Reviews, che ha ancora il prof. Jannini come investigatore principale. E per rimediare ai problemi sessuali che ne derivano, la strategia di coppia è indispensabile. Perciò, risolto il problema maschile, bisogna rimediare alla secchezza vaginale. Magari a partire dai cibi giusti. Secondo un recente studio uscito su Nutrition, per contrastare i sintomi del passaggio in menopausa occorre “un apporto sufficiente di proteine, calcio, vitamine del gruppo B, C e D, e acidi grassi omega 3”, oltre a cibi ricchi di antiossidanti e poveri di grassi. Con un’adeguata idratazione e un po’ di lubrificanti naturali, come l’olio di cocco, il periodo iniziale può essere controllato. Ma avanzando con gli anni? Tra estrogeni, terapie ormonali e non ormonali ci sono varie alternative che, secondo la North American Menopause Society, vanno stabilite in base alla “severità dei sintomi, all’efficacia e alla sicurezza dei trattamenti per la singola persona”. In alternativa si può puntare sul laser vaginale, un trattamento poco invasivo che di solito dà buoni risultati, ma che non è risolutivo e va ripetuto a periodi.
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