La “Dignitas” umana, l'etica e il sociale
- Postato il 21 aprile 2025
- Di Agi.it
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La “Dignitas” umana, l'etica e il sociale
AGI - Se c'è stato un campo in cui il pontificato bergogliano ha dovuto dimostrarsi come un pontificato di mediazione, questo è l'etica. O meglio: i valori non negoziabili, su cui non si negozia ma per cui si negozia. Difficile equilibrismo non solo lessicale che però rappresenta la quintessenza dell'opera di Francesco, uomo che ha agitato l'animo e la mente di milioni di fedeli e pertanto si è trovato, in più di un'occasione, a frenare le fughe in abitanti e a stimolare i fedeli più refrattari al nuovo. Germania e Stati Uniti, chiese africane e nordeuropee: la comunità religiosa più grande del mondo che si divide senza imperare, magari all'ombra di un sinodo sulla sinodalità – altro azzardo concettuale – convocato per ripristinare il franco dialogo tra i mondi cattolici e ascoltare la base: riuscito persino fin troppo nell'intento.
In fondo a ciò l'antica, profonda divisione che agita la Chiesa da quando è finito il comunismo e ci si interroga, di fronte ad un mondo secolarizzato e liberista, se sia peggio il relativismo lontano da Dio oppure la negazione dell'uguaglianza dei suoi figli, con conseguente liquidazione dei loro pari diritti e doveri. In altre parole, se siano prevalenti i diritti della morale o quelli del sociale. Distinzione uggiosa, ha detto alla fine Papa Francesco, e fuorviante. Ma talmente radicata e radicalizzante da costringerlo, ancora dopo oltre un decennio sul soglio, a pubblicare un documento in materia. In sintesi: sono ugualmente centrali, gli uni e gli altri.
Anzi, due facce della stessa medaglia, e non si può ignorare gli uni senza negare gli altri. Aborto, eutanasia e manipolazioni genetiche come dell'identità sono errori inammissibili, negazioni della vita proprio come lasciare i migranti a morire in mare, oppure voltarsi dall'altra parte di fronte al lavoro minorile, allo sfruttamento del più debole, alla distruzione del Creato. Il cristianesimo è integrale: vuole l'uomo, e lo vuole tutto.
Mette nero su bianco, Papa Francesco, in un lungo documento che fa pubblicare nell'aprile del 2024, mentre la Chiesa attende la seconda ed ultima plenaria del Sinodo e le menti di quasi tutti sono volte all'appuntamento giubilare dell'anno successivo. “Dignitas infinita”, si intitola, e la stesura è stata affidata al Dicastero per la Dottrina della Fede il quale si è dedicato alla fatica per un intero lustro. In compenso, appena pubblicato è stato considerato un pilastro del pontificato di Francesco e ne caratterizza la natura, che poi è quella di “superare la dicotomia tra quanti si concentrano in modo esclusivo nella difesa della vita nascente o morente dimenticando tanti altri attentati contro la dignità umana e, viceversa, coloro che si concentrano solo sulla difesa dei poveri e dei migranti dimenticando che la vita va difesa dal concepimento fino alla sua naturale conclusione». Così ha scritto, a botta calda, il direttore editoriale dei Media vaticani Andrea Tornielli, fotografando la situazione.
La principale novità di questo lungo e articolato ragionamento sulla dignità dell'uomo è «l'inclusione di alcuni temi portanti del recente magistero pontificio che affiancano quelli bioetici. Nell'elenco “non esaustivo” che viene offerto, tra le violazioni della dignità umana, accanto all'aborto, all'eutanasia e alla maternità surrogata compaiono la guerra, il dramma della povertà e dei migranti, la tratta delle persone. Fratelli tutti, ma ognuno è un Caino.
L'equivoco intorno al concetto di "dignità umana"
Il documento infatti «mette in luce l'equivoco rappresentato dalla posizione di coloro che all'espressione “dignità umana” preferiscono “dignità personale”, “perché intendono come persona solo ‘un essere capace di ragionare'”. Di conseguenza, sostengono “non avrebbe dignità personale il bambino non ancora nato e neppure l'anziano non autosufficiente, come neanche chi è portatore di disabilità mentale. La Chiesa, al contrario, insiste sul fatto che la dignità di ogni persona umana, proprio perché intrinseca, rimane al di là di ogni circostanza”».
L'elenco delle violazioni della dignità umana
La Dichiarazione presenta quindi «l'elenco di “alcune gravi violazioni della dignità umana”, cioè “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario”; ma anche “tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche”». E infine «”tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili”». Si cita pure «la pena di morte che “viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza”».
Si stigmatizza il «dramma della povertà, una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo”». Uno dei fenomeni che «contribuisce considerevolmente a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all'ineguale distribuzione della ricchezza». Ed il riferimento, non a caso, è a quel Giovanni Paolo II autore della Centesimus Annus, letta da molti come una sorta di sdoganamento del mercato per il mercato. Invece no, scriveva già il pontefice polacco che l'iniqua distribuzione delle ricchezze rappresenta «una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo e consiste proprio in questo: che sono relativamente pochi quelli che possiedono molto, e molti quelli che non possiedono quasi nulla. È l'ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi destinati originariamente a tutti».
La povertà
Quanto a Benedetto XVI, tante volte messo in contrapposizione con Francesco, anch'egli riconosceva, che «cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà”. Inevitabilmente «la dignità dei poveri viene doppiamente negata, sia per la mancanza di risorse a disposizione per soddisfare i loro bisogni primari, sia per l'indifferenza con cui sono trattati da coloro che vivono accanto a loro». Con Francesco si deve pertanto concludere che «è aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così ciò che accade è che “nascono nuove povertà”.
Poi c'è la guerra, «tragedia che nega la dignità umana» ed il «travaglio dei migranti», la cui «vita è messa a rischio perché non hanno più i mezzi per creare una famiglia, per lavorare o per nutrirsi».
La tratta delle persone
Bergoglio punta il dito contro la «tratta delle persone», il «commercio di organi e tessuti umani, lo sfruttamento sessuale di bambini e bambine, il lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato».
La discriminazione delle donne
Non solo: c'è la discriminazione delle donne, e la violenza su di esse, tra cui «la costrizione all'aborto, che colpisce sia la madre che il figlio, così spesso per soddisfare l'egoismo dei maschi» e «la pratica della poligamia». È duramente condannato il femminicidio”. Persino “nei Paesi maggiormente sviluppati e democratici la realtà sociale concreta testimonia il fatto che spesso non si riconosce alle donne la stessa dignità degli uomini». Sull'altro piatto della bilancia viene messo, e non è un caso, il no all'aborto. Chiaro, definitivo: «Fra tutti i delitti che l'uomo può compiere contro la vita, l'aborto procurato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile». Sia chiaro, poi, che la «difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano».
Altrettanto netta è la disapprovazione della maternità surrogata. Anche qui Papa Francesco è persino duro: «Ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l'oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica».
Eutanasia e suicidio assistito
Eutanasia e suicidio assistito sono “confusamente definiti da alcune leggi una morte degna”, eppure la “sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile». Ecco l'importanza delle cure palliative e dell'impegno a scongiurare “ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato: la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”. Altrimenti si avrebbe il trionfo della “cultura dello scarto”. Ma è proprio questo ciò che Bergoglio non ha mai voluto.
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