La difficoltà di fermarsi, l'urgenza di tornare. Intervista a Elena Pietrini

  • Postato il 19 novembre 2024
  • Di Il Foglio
  • 2 Visualizzazioni
La difficoltà di fermarsi, l'urgenza di tornare. Intervista a Elena Pietrini

Elena Pietrini in campo e fuori va diritta al punto. Ride spesso, è onesta e scalpita dalla voglia di tornare sul campo con la maglia della Numia Vero Volley Milano, dopo un problema fisico e un anno in Russia, scelta su cui non si sbilancia, ma grazie a cui è cresciuta. L’infortunio alla spalla destra, che le ha precluso la partecipazione ai Giochi di Parigi, è quasi risolto e ora vuole solo aiutare la squadra.

 

Come sta?

Sto bene, manca poco: a giorni ho la visita finale con l'ortopedico e dovrebbe darmi l'ok per tornare. È la prima volta che sono così tanto ferma.

 

Che si fa in questi casi?

È complicato: questo tempo è servito per riprendermi, anche mentalmente, dopo anni in cui non ci si ferma mai, una pausa serve. Non ho avuto solo la spalla come problema importante, sto mettendo tutto a posto. Non vedo l'ora di tornare e ripartire con la squadra.

 

Come ha “accettato” la non partecipazione ai Giochi?

Diciamo che me l’aspettavo, avevo problemi alla spalla da anni. Ho sempre cercato di mantenerla muscolarmente, dopo un po' il muscolo non tiene più. Dentro di me lo sapevo, speravo di sbagliarmi. Non potevo andare avanti così. Mi dispiace che sia accaduto quest'anno, ma prima viene la salute, poi il resto. Nella pallavolo le ginocchia e la schiena subiscono il salto e la spalla per via degli attacchi viene usurata. Se poi non ci si ferma mai, dopo un po' il corpo inizia a darti degli allarmi. Spesso non li ascolti e il corpo dice ora basta.

 

Velasco le ha detto qualcosa? Ha visto le ragazze a Parigi?

È stato lui a mandarmi a fare la visita, non avevo l'intenzione di farla (ride, ndr). Voleva essere sicuro al 100 per cento che potevo essere a disposizione. Ho condiviso praticamente con tutte anni in Nazionale: sono stata contenta, emozionata. Ho rosicato? Sì, è la verità. È andata così, se lo meritavano.

 

Lei ha vissuto il periodo Mazzanti, cosa è cambiato?

Non è tanto l’allenatore, quanto la mentalità, non faccio paragoni, sono ottimi tecnici.

       

 

In riabilitazione ha conosciuto il suo fidanzato (il giocatore di basket Diego Terenzi)…

Oltre alla mia famiglia, è stato un punto riferimento, anche lui rientrava da una riabilitazione e ci siamo supportati e sopportati, non era un periodo facile per noi. Nella sfiga ci siamo conosciuti, se fossi partita per Parigi non sarebbe successo.

 

Si è fatta aiutare da uno psicologo?

Sono un po' di anni che mi faccio seguire da uno psicologo e ho fatto anche il percorso con mental coach. Lo faccio da quando ho avuto un periodo no, nel 2022, che ho già raccontato, quando ho iniziato a soffrire di depressione, bulimia e autolesionismo. Ho capito che da sola non ce la facevo, dovevo farmi aiutare, avrei peggiorato la situazione. Non facevo bene al mio fisico, non riuscivo a dare il 100 per cento in palestra. Bisogna parlare per chiedere aiuto. È un consiglio per tutti, pure per le ragazzine che hanno paura. Non bisogna vergognarsi.

 

Riparte da Milano…

Mi stanno aiutando e supportando. Non è facile prendersi la responsabilità di una ragazza “rotta”. Faccio 3.000 cose, arrivo ad allenarmi fino a quattro volte al giorno. Tornando non riuscirò a dare tutto in attacco, in copertura è più facile. Ci metterò tempo ma spero di poter fare il massimo. Qui ci sono persone che conosco da anni: dà una forza in più, ti stimolano, voglio tornare per aiutare. Puntiamo in alto, dico solo questo.

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti