La deriva putinista di chi “graduidamente” è al servizio del nemico
- Postato il 21 febbraio 2025
- Di Il Foglio
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La deriva putinista di chi “graduidamente” è al servizio del nemico
Al direttore - Un punto di bombardamento fortissimo.
Giuseppe De Filippi
Il centrosinistra che segnalava il rischio di una deriva orbaniana in Italia non si è accorto che in questi anni l’unica deriva orbaniana nel paese è stata quella che si è andata a consolidare tra i suoi alleati. E con uno in particolare: il punto di riferimento fortissimo dei putiniani italiani, “graduidamente” al servizio dei nemici dell’occidente.
Al direttore - Titoli giornalistici suggeriscono che il Papa si sia lamentato affabilmente con Meloni perché c’è chi lo vuole morto. Ricorderete che Giuseppe Alberigo, padre del cattolicesimo democratico in Italia, raccontò come con sua moglie si raccogliessero in preghiera per auspicare la dipartita di Pio XII da questa terra. Da noi sfruculiati in merito, i cattolici democratici ci risposero che non essendo forti in catechismo non potevamo capire un gesto rivolto alla divina provvidenza, niente di cattivo o addirittura di macabro. Ecco, solo per ricordare. Con ironia.
Giuliano Ferrara
Al direttore - “Non puoi continuare a fingerti morta”. Così Carlo Calenda a Elly Schlein, che ancora non ha detto una parola riguardo alle dichiarazioni di Donald Trump (e di Conte, che quelle dichiarazioni ha applaudito convintamente), le più indegne di un leader politico del mondo occidentale che mi sia capitato di ascoltare – e che mai avrei pensato di ascoltare. E bravo Calenda, che ha capito il modo di fare politica di Elly Schlein: fingersi morta tutte le volte che all’orizzonte si profila qualche grande, e peggio ancora se controversa, questione sulla quale azzardare un commento, una valutazione, un giudizio. La nuova don Abbondio della politica italiana.
Roberto Volpi
Al direttore - Strano modo di ragionare quello dei pacifisti moralisti che, nei casi Almasri e Ucraina, mostrano di considerare riprovevoli il realismo politico e la ragion di stato quando adottati dagli altri, ma di valutarli buoni e accettabili quando adottati da se medesimi. Com’è noto, pacifisti extraparlamentari e parlamentari contestano il realismo politico e la ragion di stato con cui il governo Meloni giustifica (con alcune buone motivazioni) il proprio comportamento nel caso Almasri. Sia chiaro: si può condividere o no la linea del governo. Il punto, però, è un altro. Il realismo politico e la ragion di stato, contestati al governo sul caso Almasri, sono invece considerati virtuosi, legittimi e, dunque, adottati da pacifisti di varia foggia e collocazione politica quando si discute di porre fine – a qualsiasi prezzo – alla guerra in Ucraina, tanto che quest’ultimi oggettivamente finiscono per trovarsi al fianco della recente svolta “trattativistica” dell’Amministrazione americana, centrata sul rapporto diretto Trump-Putin al costo di emarginare l’Ucraina e l’Ue e di ridare credito all’autocrate di Mosca. Per detti pacifisti, insomma, si tratta di realismo politico e di rapporti di forza dati tra la superpotenza russa e la debole Ucraina che avrebbero dovuto sconsigliare, in ogni caso, l’invio di armi a sostegno della resistenza Ucraina. Questa “doppia morale” è talmente pervasiva e nociva da creare tra i pacifisti oltranzisti una confusione grave sul concetto e la pratica del realismo politico, che invece ha valenze e modalità diverse. C’è un distorto e illusorio realismo politico (e ragioni di stato conseguenti) che condusse Chamberlain, nel 1938, a cedere alle richieste espansionistiche di Hitler (oggi di Putin); e c’è un realismo politico virtuoso e coraggioso che riuscì a coniugare gli interessi strategici e militari americani e inglesi con la guerra contro il nazi-fascismo e per il ritorno della libertà e della democrazia almeno in una parte dell’Europa. I pacifisti di oggi – ahimè – sono attratti dal realismo politico e dagli interessi di un Trump-Chamberlain, per giunta aggressivo e antieuropeo, piuttosto che dal realismo finalizzato a implementare una deterrenza interventista dell’Ue, o almeno di una parte di essa, che sarebbe nell’interesse dell’Europa, dell’Italia e di una pacificazione vera nel cuore del continente.
Alberto Bianchi