“La democrazia può difendersi”. Il gran discorso di Steinmeier

  • Postato il 11 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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“La democrazia può difendersi”. Il gran discorso di Steinmeier

Al direttore - Ma invece delle antidemocratiche dimissioni alla Bbc non potevano fare un paio di inchieste sul Garante per la privacy?

Giuseppe De Filippi

  

Al direttore - Caro Cerasa, la resistenza dell’Ucraina all’aggressione di Putin si sta consumando fra il tradimento dell’occidente da parte di Trump e le incertezze strategiche dell’Europa. Da noi, per altro verso, si sta consumando nell’ostilità o nell’indifferenza della sinistra postcomunista (e nell’esultanza del “progressismo” qualunquista pentastellato). Sembra quasi che il lutto per la caduta del Muro di Berlino, trentasei anni dopo il 9 novembre 1989, non sia stato ancora rielaborato. Sembra quasi che il ritorno all’equilibrio tra i blocchi come condizione della stabilità internazionale sia considerato preferibile alla libertà di un popolo. Nel nostro paese, del resto, nell’ultimo quadriennio abbiamo assistito a un aumento esponenziale delle Cassandre della realpolitik alla D’Alema e alla Lucio Caracciolo, quelle che deridono la lotta di Kyiv come hegeliana “pappa del cuore” di fronte alle dure leggi della storia. Ma qualunque muro si volesse edificare in Ucraina tra le democrazie europee e il mondo russo non potrà mai essere, come non lo fu quello di Berlino, una frontiera di pace. E’ la lezione del 1989 che la sinistra postcomunista italiana si ostina a non voler capire.

Michele Magno

  

“La stragrande maggioranza delle persone nel nostro paese vuole vivere in democrazia e libertà. Possiamo contare sulla nostra esperienza democratica pluridecennale, sul successo del nostro paese e sulle tante persone che lo sostengono. Ma è anche vero che mai nella storia del nostro paese riunificato la democrazia e la libertà sono state così minacciate. Minacciate da un aggressore russo che ha distrutto il nostro ordine di pace e dal quale dobbiamo proteggerci. E attualmente minacciate da forze di estrema destra che attaccano la nostra democrazia e guadagnano consensi tra la popolazione. Secondo me, non basta semplicemente aspettare che la tempesta passi e rifugiarsi in un luogo sicuro. Non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo agire. Possiamo agire! La nostra democrazia non è condannata ad arrendersi! La democrazia può difendersi!” (Frank-Walter Steinmeier, presidente della Repubblica tedesca, 9 novembre 2025).

  

Al direttore - La cerimonia di apertura del 27esimo Congresso nazionale dell’Associazione italiana di Oncologia medica ha avuto il tono raro delle occasioni che contano davvero. L’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – accolto dal silenzio composto di migliaia di medici, ricercatori, volontari e cittadini – ha dato al Congresso un significato più ampio di quello scientifico. E’ stato, più che un atto istituzionale, un riconoscimento civile: la consapevolezza che l’oncologia, oggi, non è solo ricerca e cura, ma anche comunità, responsabilità, impegno collettivo. In un tempo in cui le parole si disperdono nei mille canali della comunicazione, la presenza del capo dello stato ha ricordato a tutti che la solennità nasce non dal tono di chi parla, ma dalla serietà di chi ascolta. E che la medicina, per essere credibile, deve restare ancorata al suo senso pubblico: parlare non solo dei traguardi, ma anche dei doveri; non solo dei desideri, ma delle scelte. In questo senso il Congresso Aiom 2025 ha segnato un punto di maturità per l’oncologia italiana: la capacità di guardare al futuro non come a una somma di innovazioni tecnologiche, ma come a un progetto umano e culturale che coinvolge istituzioni, pazienti e società. La presenza di Mattarella ha dato forma a un’idea semplice e forte: che la lotta al cancro è una battaglia civile, e che la scienza, quando è accompagnata da responsabilità e ascolto, sa ancora unire.

Francesca Patarnello

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Il Foglio

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