La Danimarca riarma l’isola di Bornholm dopo 25 anni. Mosca: “Minaccia alla sicurezza russa”
- Postato il 19 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Bornholm è rimasta un’isola di pace persino durante la Guerra Fredda. Oggi, invece, viene usata per minacciare la sicurezza della Russia, inclusa la regione di Kaliningrad“. Le parole dell’ambasciatore russo in Danimarca, Vladimir Barbin, rimbombano dalle pagine di Izvestia. Un j’accuse che arriva nella crescente tensione tra Mosca e l’Occidente, pronunciato dopo la decisione di Copenaghen di riarmare la piccola isola che si trova nel cuore del mar Baltico proprio di fronte all’exclave russa incastonata tra la Lituania e la Polonia.
Il freddo vento diplomatico proveniente dalla Russia non ha preso a tirare all’improvviso. Da mesi, il governo discuteva come rafforzare la difesa nazionale alla luce della guerra in Ucraina e delle crescenti tensioni nel Baltico. A giugno è arrivata la risposta: la riattivazione del Bornholms Regiment nella caserma di Rønne. Secondo il portale Nordic Reporter, il nuovo reggimento sarà composto da un numero che varia tra i 500 e i 900 militari, trasformando l’attuale unità di ricognizione in un battaglione di fanteria meccanizzata. A sostegno delle truppe sono stati destinati 15 veicoli blindati Patria 6×6 APC (nella foto tratta dal sito del ministero della Difesa danese): i primi due sono arrivati sull’isola il 1° settembre dalla Finlandia. In totale, la Danimarca ha ordinato 129 di questi blindati, che entreranno in servizio a partire dal 2026, riferisce Janes, sito specializzato nei settori di difesa, sicurezza e intelligence. Bornholm ospiterà anche armi di precisione a lungo raggio e un complesso mobile antinave, rafforzando il ruolo dell’isola nella deterrenza garantito dal trattato Nato. In parallelo, Copenaghen ha annunciato anche un’espansione generale delle forze armate: entro il 2033 saranno aggiunti 5mila effettivi, portando l’organico totale a circa 28mila unità tra militari e personale civile.
Non accadeva da 25 anni. Il Bornholms Værn, la brigata che presidiava l’isola, era stato sciolto nel 2001 nell’ambito della riforma delle forze armate. Da allora, l’isola non ha più avuto un reggimento permanente: erano rimaste solo unità di riserva e la Home Guard locale. Il riarmo si inserisce nel più ampio Defense Agreement 2024-2033, che prevede investimenti per circa 155 miliardi di corone danesi (22 miliardi di euro) nel corso del prossimo decennio. Nel febbraio 2025, il governo ha inoltre proposto un pacchetto urgente da 50 miliardi di corone (7 miliardi di euro) da spendere in due anni, per accelerare il rafforzamento delle capacità militari delle forze armate: acquisto di nuove armi, difesa aerea, equipaggiamenti, aumento del personale. In tutto, la Danimarca si è impegnata a spendere ogni anno almeno il 2-3% del Pil per la difesa, con l’obiettivo di garantire che il paese raggiunga il target Nato del 2% entro il 2030.
La tensione non può che evocare un passato scomodo. Nel maggio del ’45, dopo la Danimarca era già stata liberata, Bornholm fu bombardata dall’aviazione sovietica e occupata dalle truppe dell’Armata Rossa per undici mesi. Copenaghen tornò in possesso dell’isola solo nell’aprile 1946. È un episodio che resta vivo nella memoria locale e nazionale — per molti bornholmesi, il riarmo suona come una risposta inevitabile a qualcosa che sembrava dimenticato ma era sempre sotto la superficie.
Bornholm è piccola per popolazione – circa 40mila abitanti – ma la sua importanza geopolitica cresce con il crescere della tensione tra Russia e Occidente e delle ambizioni energetiche di entrambi i fronti. La geografia la rende centrale nelle strategie dei paesi che si affacciano su quell’angolo di Baltico. Bornholm si trova lungo le rotte navali che collegano Germania, Polonia e Scandinavia, ed è molto vicina a Kaliningrad, l’exclave russa fortificata. Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel settembre 2022, nelle acque a sud-est dell’isola, ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità delle infrastrutture critiche nel Baltico. Bornholm, da allora, non è più margine ma punto nevralgico.
In questa stessa cornice strategica si colloca la nascita della Bornholm Energy Island, progetto da 3 GW di energia eolica offshore, collegamenti sottomarini ad alta tensione con Danimarca continentale e Germania, finanziato dall’Unione europea con 645 milioni di euro. È l’altra faccia della stessa medaglia: difendere il territorio non significa solo armi, ma anche autonomia energetica, sostenibilità e resilienza, specie in un momento in cui la necessità per l’Ue di affrancarsi dagli approvvigionamenti energetici provenienti dalla Russia è diventata urgente.
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