La crisi in Francia si fa sempre più grave perché è politica finanziaria e industriale insieme
- Postato il 14 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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La crisi politica in Francia si sta sviluppando in un contesto di peggioramento delle finanze pubbliche.
Ultima botta , Fitch vota la sfiducia. Dopo Moody’s, tocca a Fitch sanzionare la Francia declassandone il rating. Questo è un altro segnale allarmante, poiché la Francia ora si indebita a un costo più elevato dell’Italia.
Pierre-Antoine Delhommais scrive su Le Point: È una sorta di nuova tradizione repubblicana: la nomina di un Primo Ministro è ora seguita dall’annuncio di un declassamento del rating del debito. Era stato abbassato lo scorso dicembre da “Aa2” ad “Aa3” da Moody’s poche ore dopo l’insediamento di François Bayrou all’Hôtel de Matignon. Tre giorni dopo la nomina di Sébastien Lecornu a capo del governo, questa volta è stata Fitch ad abbassarlo di un gradino.
Il voto dell’agenzia di rating è passato ad A+ con outlook stabile, da AA- con outlook negativo. Diverse le motivazioni: l’elevato debito, la frammentazione politica che rende difficile il consolidamento fiscale ma anche la «debolezza nella gestione fiscale», sia nel risanamento che nel rispetto delle regole Ue.
Francia ormai peggio dell’Italia

La crisi in Francia si fa sempre più grave perché è politica finanziaria e industriale insieme
Le finanze francesi sono in grave difficoltà. Prima la pandemia, poi la crisi energetica: la Francia non ha pareggiato il bilancio dal 1973, sostenendo un ampio stato sociale attraverso una crescita costante e prestiti a basso costo. Macron, prima come ministro dell’Economia e poi come presidente, ha promosso riforme come tagli fiscali, aggiustamenti della spesa e l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni.
Ma il debito era già elevato: oltre il 90% del PIL dal 2008. La pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 hanno peggiorato la situazione. La Francia ha speso molto in sussidi per proteggere famiglie e imprese, mentre i tassi di interesse sono aumentati drasticamente in tutto il mondo.
Il debito è salito dal 98% del PIL nel 2019 al 114% nel 2020, dove si attesta. Il deficit ha raggiunto il 5,8% lo scorso anno, ben al di sopra della soglia del 3% stabilita dall’UE. In termini assoluti, nessun paese dell’UE detiene un debito nazionale consolidato maggiore della Francia. Il debito sovrano è salito a circa 3.350 miliardi di euro (3.900 miliardi di dollari), pari a circa il 113% del prodotto interno lordo (PIL), con una previsione di ulteriore aumento al 125% entro il 2030.
Nel giugno 2025, il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo massimo storico di circa 3.070,7 miliardi di euro, con un aumento rispetto al mese precedente.
E il rapporto debito pubblico/PIL in Italia, in aumento per la fine del 2025, sarà pari al 138,4%.
Gli errori politici hanno aggravato la crisi: la decisione di Macron di indire nuove elezioni dopo la scarsa performance del suo partito al Parlamento europeo ha ulteriormente destabilizzato il governo.
La Francia ha uno dei più alti oneri fiscali dell’UE, pari al 43,8% del PIL, a cui si aggiunge una spesa altrettanto elevata per pensioni, stipendi dei dipendenti pubblici e difesa.
La pressione fiscale italiana, secondo dati del 2024, si attesta al 42,6% del PIL.
La sua pressione fiscale italiana nel 2023/2024 si è attestata intorno al 42,7%-42,8% del PIL, posizionandosi tra le più alte in Europa, anche se il confronto preciso è ostacolato dalle stime dell’economia sommersa.
La media UE era attorno al 40,1% nel 2023UE era attorno al 40,1% nel 2023, con Paesi come Francia e Belgio che hanno livelli superiori.
Al netto del sommerso, la pressione fiscale reale in Italia è stimata essere molto più elevata, raggiungendo il 49% nel 2021.
Pressione fiscale in Italia rispetto all’Europa, dati ufficiali (2023-2024):
L’Italia ha una pressione fiscale del 42,7%-42,8% del PIL, significativamente più alta della media UE (40,1%) e dell’area euro (41,2%).
Ma i Pesi massimi sono Francia, Belgio e Danimar, hanno la pressione fiscale più elevata, superando l’Italia in alcune classifiche.
L’aumento dei tassi di interesse ha fatto salire i pagamenti annuali di interessi sul debito a 67 miliardi di euro, fondi non più disponibili per scuole, sanità o welfare
L’Italia ha pagato circa 80 miliardi di euro in interessi sul debito pubblico nel 2023 e, secondo le previsioni, la spesa per interessi nel 2024 potrebbe sfiorare i 100 miliardi di euro, a causa dell’aumento dei tassi d’interesse che incide direttamente sul costo del debito pubblico.
Gli economisti affermano che la Francia dovrà attuare aumenti delle tasse e tagli alla spesa per circa il 5% del PIL nei prossimi anni per ripristinare la stabilità. È possibile – la Grecia ha adottato misure ancora più severe durante la crisi del debito – ma politicamente scoraggiante.
Il fallito piano di austerità di Bayrou, che proponeva tagli per 44 miliardi di euro e l’abolizione di due festività pubbliche, ha evidenziato la resistenza del parlamento.
L’ascesa di “Bloquons Tout”
Il movimento “Bloquons Tout” o “Bloquons Everything” è nato durante l’estate, guadagnando slancio online attraverso TikTok, X e canali di messaggistica criptati. I suoi appelli a scioperi, boicottaggi e proteste di piazza hanno trovato riscontro tra lavoratori, studenti e attivisti che ritenevano che le politiche di Macron aggravassero le disuguaglianze.
Il movimento non ha una leadership centrale, il che, secondo gli analisti, lo rende imprevedibile ma anche più difficile da reprimere. Mentre molti post chiedevano azioni pacifiche, le autorità temono che la sua natura decentralizzata consenta episodi di violenza improvvisa, come si è visto negli scontri con la polizia e nei danni alla proprietà di mercoledì.
L’industria francese perde colpi
Dopo l’allarme del presidente del Medef Patrick Martin, una delleassociazioni imprenditoriali del
paese, secondo il quale l’economia è già in recessione, una serie di dati economici sembra indica-
re che attualmente l’attività economica si sta contraendo nel settore manifatturiero. Era il giudizio espresso dal Sole 24 Ore molti mesi fa.
Troppo presto, scriveva il giornale della Confindustria, per parlare di recessione, che è tale se è prolungata nel tempo – la definizione “tecnica”, semplicistica, parla di due trimestri di contrazione delPil – e se si manifesta in diverse forme, espresse da differenti dati macroeconomici. Le ultime indicazioni puntano però a una debolezza dell’economia. L’indice Pmi flash di ottobre 2024 della S&P’s, elaborato dalla Hamburg Commercial Bank (Hcob) sulla base di sondaggi presso i manager acquisti, coloro che hanno il quadro completo dell’andamento dell’azienda, è ai minimi da nove mesi e, a quota 47,3, è in piena area di contrazione, sotto i 50 punti, per il secondo mese consecutivo.
I servizi, in particolare, sono ai minimi da mesi, a 48,3, mentre la componente della produzione dell’indice manifatturiero è a 42,4, da 44 di settembre, ai minimi da nove mesi. La Hcob elabora anche un nowcasting – una “previsione” della situazione attuale che sarà poi catturata dai dati ufficiali sul Pil solo a fine gennaio – che indica, spiega in una nota l’economista Tariq Kamal Chaudhry, una «leggera crescita» per l’ultimo trimestre dell’anno (ottobre-dicembre). Soprattutto è in«profonda crisi» il settore manifatturiero, dove l’andamento degli ordini, dall’estero e dall’interno, non mostra segni di ripresa.
«Particolarmente preoccupante – continua Chaudhry – è l’ulteriore calo nella produzione attesa per i prossimi dodici mesi».
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