La Corte Suprema Usa conferma la legge sul divieto di TikTok. E Trump parla del social cinese in una telefonata con Xi Jinping
- Postato il 17 gennaio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La Corte Suprema Usa ha confermato all’unanimità la legge federale che mette al bando TikTok a partire da domenica, a meno che non venga venduta dalla sua società madre con sede in Cina. La Corte ritiene che il social cinese sia un rischio per la sicurezza nazionale e dal 19 gennaio i nuovi utenti non potranno scaricarla e gli aggiornamenti non saranno disponibili. Intanto però Biden – secondo quanto riporta l’Ap citando un dirigente americano – ha intenzione di non applicare il bando, lasciando il destino di TikTok nelle mani del suo successore Donald Trump. Tycoon che una volta aveva chiesto di vietare l’app, ma che ora si è impegnato a salvarla dopo averla apprezzata per averlo rafforzato tra i giovani durante la campagna elettorale, tanto da avere invitato tra gli ospiti d’onore alla cerimonia di giuramento il ceo di TikTok Shou Zi Chew. Il futuro consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha detto intanto che la legge “consente anche un’estensione, a patto che ci sia un accordo fattibile sul tavolo”.
E proprio il futuro di TikTok è stato uno degli argomenti al centro di un colloquio telefonico tra il presidente eletto Usa e il leader cinese Xi Jinping. Si tratta della loro prima telefonata dal 2021, quando il tycoon lasciò la Casa Bianca e arriva a pochi giorni dall’insediamento ufficiale di Trump. “La telefonata è stata molto positiva sia per la Cina che per gli Stati Uniti” fa sapere Trump in un post sul social Truth. Il presidente eletto ha reso noto anche che durante il colloquio i due hanno discusso “di bilanciamento del commercio, Fentanyl, TikTok e molti altri argomenti”. “Il Presidente Xi e io faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro! Mi aspetto che risolveremo molti problemi insieme, a partire da subito”, ha commentato Trump.
Nelle scorse ore Pechino aveva annunciato la presenza a Washington per l’insediamento, “su invito da parte statunitense”, del vice presidente Han Zheng: “Siamo pronti a lavorare con il nuovo governo degli Stati Uniti per rafforzare dialogo e comunicazione, gestire in modo opportuno le differenze, espandere la cooperazione in modo proficuo per entrambi, perseguendo insieme relazioni tra i due Paesi stabili, sane e sostenibili per trovare il modo giusto in cui i due Paesi possano andare d’accordo tra loro”, recitava il comunicato del ministero degli Esteri cinese che ha confermato che Pechino, per la prima volta, invierà un alto rappresentante al giuramento di un presidente americano.
Da diversi mesi Trump studia i futuri rapporti con la Cina: è stato rieletto dopo aver promesso dazi fino al 60% sui beni made in China, ma lo Stato asiatico si presenta forte di un mostruoso avanzo commerciale. “La storia insegna che Cina e Stati Uniti traggono guadagno dalla cooperazione e perdite dal confronto”, è stato il messaggio di Xi immediatamente dopo il risultato elettorale che ha segnato il ritorno alla Casa Bianca del tycoon: una frase che suona più come un monito che un augurio. Sulla diffusione della dipendenza dal farmaco oppiaceo, Trump a fine novembre aveva puntato il dito direttamente contro Pechino: “Ho avuto molti colloqui con la Cina sulle massicce quantità di droga, in particolare di Fentanyl, che vengono inviate negli Stati Uniti – ma senza alcun risultato”.
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