La confetteria più antica d’Italia che ha sedotto Giuseppe Verdi
- Postato il 18 aprile 2025
- Di Panorama
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All’interno del museo del Teatro alla Scala di Milano, è custodita una lettera che recita così: “… vivendo tra queste dolcezze non m’ero accorto che Romanengo sapesse condire tanto squisitamente ogni sorta di frutto… me lo dissero alcuni di Parigi… e fatta questa scoperta ho voluto fartene parte”.
È una lettera che Giuseppe Verdi scrisse all’amico e intimo confidente Conte Opprandino Arrivabene, dopo aver scoperto la storica bottega di Via Soziglia a Genova, bottega che dal 1814 non smette di regalare ai palati quelle dolci raffinatezze capaci di conquistare oltre al grande musicista, anche duchesse, re e regine, come Umberto secondo, letteralmente ammaliato dalle sue ciliegine rosa al liquore.
In occasione della Pasqua, la bottega Romanengo, la confetteria più antica d’Italia che da tre anni è sbarcata anche a Milano, ha dato sfoggio del suo migliore artigianato, creando colombe, uova al cioccolato (e non) decisamente originali e dolci di antica tradizione. Le feste religiose sono molto sentite a Genova e sono sempre state una parte iconica della casa Romanengo: leggenda narra che nel diciannovesimo secolo in un convento di monache nasceva una ricetta per dei biscotti con il solo utilizzo di ingredienti genuini e concessi nel periodo della Quaresima – senza burro, latte e uova – i quaresimali, appunto. Romanengo li propone esclusivamente in questo periodo dell’anno, alla pasta di mandorle e profumo di fiori d’arancio, con marmellata di fichi e limoni, e i marzapani, formati sull’ostia e ripieni di sciroppo di zucchero.
Basta un’informale chiacchierata con Violante Avogadro, nuovo amministratore delegato arrivata in azienda pochi mesi fa: il suo genuino entusiasmo nel narrare la bontà di ogni prodotto ti ingolosisce su qualsiasi biscotto, confetto, frutta candita, fondant e ovviamente cioccolato. Usiamo volutamente il termine “narrare” perché in due secoli e mezzo, un quarto di millennio (fu fondata nel 1780), ogni prodotto ha una propria storia da poter raccontare e condividere. Le uova di Pasqua per esempio, sono pressoché uniche nel proprio genere. Possono essere di cioccolato al latte, fondente, con scorze d’arancia fresca della Riviera di Levante, di zucchero profumate alla cannella, a forma di gallina o coniglio. E tutte sono ripiene di altri dolci, al loro interno racchiudono un assortimento di tutte le specialità dei cinque corpi di mestiere Romanengo: fondant, cioccolatini, pastiglie profumate, confetti assortiti, gelée, oltre, ovviamente, alla classica sorpresa. E per rendere il tutto ancora più raffinato, ogni prodotto, è accompagnato da scatole eleganti, da poter essere considerate esse stesse la sorpresa.
In via Caminadella, a Milano, in un delizioso cortile interno, Romanengo ha aperto una sala da tè, un ristorantino dal sapore intimo, senza tempo, dove, anzi, il tempo sembra essersi fermato. Una bomboniera in un posto volutamente fuori dl trambusto milanese.
Se il cantore del Risorgimento italiano Giuseppe Verdi, avesse potuto assaporare queste specialità pasquali e queste opere d’arte di cioccolato siamo sicuri che avrebbe dedicato all’amicoOpprandino Arrivabene qualche riga in più, anzi, l’avrebbe invitato in questa Corte, e possiamo scommetterci, avrebbe gustato insieme a lui un cannelé, ma, soprattutto, uno dei dolci che conferma l’eccellenza assoluta di Romanengo nel mondo: il tartufo con cioccolato santé.